Le parole non dette sul contenuto del nuovo disegno di legge prendono spunto da piazza Silvius Magnago a Bolzano. Una installazione di pannelli rossi celebrativi dello statuto di autonomia. Il primo recita: “L’autonomia dell’Alto Adige mira a garantire, attraverso l’esercizio di proprie competenze amministrative, tutela culturale e sviluppo economico alle minoranza linguistiche tedesca e ladina”.

Bene. O male come dimostra la situazione della maggioranza di italiani per cui la tanto sbandierata “uguaglianza e tutela dei tre gruppi linguistici nel territorio” (compreso l’italiano, quindi) resta scritta solo sulla carta, ma talvolta neanche in quella. L’esempio più efficace per dimostrare la differenziazione/discriminazione lavorativa in atto sono gli insegnanti di lingua italiana. Tutto avviene sotto gli occhi del Ministero (Miur) che non ha niente da dire? Quello di cui parlo è riassunto nella lettera che ho ricevuto e allego, da un gruppo di insegnanti altoatesini, che spiega alcuni passaggi molto interessanti e a dir poco incredibili.

Contemporaneamente però pongo una questione che estendo e giro anche a voi lettori: immaginiamo che tra qualche anno – come raccontano le statistiche – la popolazione “autoctona” di italiani madre lingua di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna sia in minoranza rispetto ai nuovi cittadini o lavoratori impegnati nel far andare avanti le economie di quelle stesse regioni. In quel caso, siamo sicuri che la fantomatica autonomia non possa essere stiracchiata a proprio piacimento politico per penalizzare/togliere diritti agli uni o agli altri rispetto all’attualità dell’Italia del domani? Fantagiornalismo? Il mondo al contrario? Forse.

Torno alla questione sollevata nelle lettera che potete leggere e aggiungo le parole del già consigliere regionale di Bolzano, rappresentante del M5S, Diego Nicolini, con le sue interrogazioni parlamentari rimaste sempre senza alcuna risposta rispetto alle discriminazioni lavorative subite dagli insegnanti di madrelingua italiana. Perché il Miur, ormai da anni, permette che esistano insegnanti di serie A (madrelingua tedesca e ladina), di serie B (madrelingua italiana) e serie C (italiani dell’Alto Adige)? Perché a Bolzano la Lega e FdI del forte governo locale non tutela gli italiani che, in virtù di quella delega alla formazione iscritta nell’autonomia, non posso accedere agli stessi percorsi formativi e di assunzione dei colleghi tedeschi e ladini? Sembra insomma che Bolzano sia il luogo di sperimentazione di qualcosa che potrebbe diffondersi a macchia d’olio nel resto dell’Italia; nel silenzio assoluto di tutti.

Oggi si tratta di insegnanti, domani a chi potrebbe toccare? Un saggio cinese recita: “Schiaccia i piedi e il corpo cadrà”. Cultura e istruzione sono alcuni dei piedi sui quali poggia e cammina un Paese.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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Cosa significa l’autonomia differenziata al nord e la discriminazione degli insegnanti italiani – Lettera aperta di un gruppo di docenti

Il miglior modo per rendere ininfluente il gruppo linguistico italiano in Alto Adige è quello di renderlo precario, formato quanto più possibile da Gastarbeiter (il diritto di voto per votazioni provinciali e comunali in Alto Adige si acquisisce solo dopo 4 anni di residenza nel territorio) e da stranieri (che si dichiarano appartenenti al gruppo italiano, ma che di fatto non si riconoscono in esso e spesso non sono interessati a rimanere a lungo nel territorio e a partecipare alla vita politica). La scuola è dunque il settore privilegiato in cui operare la discriminazione attraverso l’autonomia differenziata.

In Alto Adige la scuola statale è divisa in scuola in lingua italiana, tedesca e ladina. Gli insegnanti sono però tutti dipendenti ministeriali e, fuori dalla provincia di Bolzano, sono tutti italiani alla pari – ciò significa che gli insegnanti di tutti e tre i gruppi linguistici possono trasferirsi in qualsiasi scuola d’Italia e dovrebbero essere soggetti alle stesse norme. Invece, con una norma si attuazione dello Statuto di Autonomia del 2018 firmata dal Presidente Mattarella (art. 12 bis DPR 89/83), la provincia di Bolzano ha ottenuto la delega alla formazione iniziale degli “insegnanti dei tre gruppi linguistici” da attuarsi mediante “percorsi formativi abilitanti e specializzanti” attivati “d’intesa con la Libera Università di Bolzano”. L’art. 12 bis precisa inoltre che “l’abilitazione e la specializzazione conseguite secondo i percorsi formativi stabiliti dal comma 1 hanno validità su tutto il territorio nazionale”.

Le intendenze scolastiche tedesca e ladina hanno organizzato fin dal 2019 dei percorsi abilitanti gratuiti e non selettivi aperti a tutti i docenti con un contratto a t.d. di almeno tre ore settimanali. Gli insegnanti iscritti nelle graduatorie della scuola italiana della provincia di Bolzano non possono iscriversi a questi percorsi. Non ci dilunghiamo nella parte relativa ai concorsi che sono stati banditi per la sola scuola italiana in cui i docenti italiani dell’Alto Adige sono stati discriminati anche rispetto ai colleghi del resto d’Italia. Si sta di fatto attuando ciò che nel Piano Provinciale della Performance 2023-2025 – nelle pagine dedicate all’Intendenza Scolastica Italiana – viene esplicitato: la scuola italiana è in via di estinzione/assimilazione.

Al contrario, nelle pagine dedicate all’Intendenza Scolastica Tedesca si dice, invece, che “la responsabilità della formazione degli insegnanti a livello secondario e del conferimento delle relative abilitazioni è stata trasferita dalla Stato alla Provincia ed ora non è più di competenza delle università (in base a quale norma non è dato a sapere – NdR) ma della Direzione Istruzione e Formazione”. Attualmente sono stati attivati anche dei percorsi abilitanti per docenti tedeschi e ladini privi di laurea!

Nella scuola italiana le cattedre vengono contratte, sia perché si formano classi più numerose, sia perché alcuni insegnamenti vengono assegnati a personale spesso privo di titoli idonei con contratti provinciali o reclutato dalle cooperative attraverso i fondi Fse. Dietro a questo deliberato intento di smantellare ed umiliare la scuola italiana, c’è però tutto il sostegno delle istituzioni locali e nazionali di lingua italiana che permettono che docenti dipendenti dal medesimo Ministero siano reclutati con modalità differenti.

Per chiudere, facciamo un esempio: la Libera Università di Bolzano, che è appunto libera di organizzare i corsi gratuiti per tedeschi e ladini che danno diritto alla stabilizzazione, per gli insegnanti italiani organizza solo quelli a pagamento per i 60 cfu: la novità prevista a livello nazionale per poter partecipare ai futuri concorsi. In pratica, anziché adeguarsi alla normativa europea che richiede di stabilizzare i precari con almeno tre anni di servizio, il Ministero impone agli stessi dei corsi costosi per poter comunque rimanere precari.

Avendo perso qualsiasi fiducia nelle istituzioni sia italiane che europee, ringraziamo per la vostra attenzione nel voler dare visibilità a questa situazione. Oggi limitata al profondo nord, domani?

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