Diritti

Bimbi con due mamme, il Tribunale di Lucca invia gli atti alla Consulta. Un nuovo percorso dopo i verdetti contrastanti in altre città

Lo scorso 5 marzo a Padova la decisione del Tribunale fu chiara: gli atti di nascita dei bambini con due mamme, quella biologica e quella intenzionale, non si possono cancellare, ma solo a febbraio a Milano – a sorpresa – in appello le iscrizioni erano state dichiarate illegittime. L’11 giugno invece era stata la Corte d’appello di Venezia a porre la questione, rinviando il processo per evitare che una bambina potesse diventare “orfana” visto che la madre biologica è malata”. Oggi si apre un nuovo percorso e anche uno futuro scenario di chiarezza per le coppie di donne: il tribunale di Lucca ha sollevato una nuova questione di costituzionalità per il riconoscimento dei figli a una coppia omosessuale rifacendosi al “monito della Corte costituzionale” che nel gennaio 2021 aveva invitato il Parlamento a intervenire sul tema ritenendo “non più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa”.

Il tribunale ha sospeso il giudizio e trasmesso gli atti alla Consulta perché si pronunci sulla legittimità costituzionale degli art. 8 e 9 della legge 40/2004 e dell’art. 250 codice civile laddove “impediscono l’attribuzione al nato dello status di figlio anche alla madre intenzionale” non solo a quella biologica.

Cosa ha deciso la Consulta nel 2021 – La Consulta nel 2021 si è espressa ben due volte con le sentenze 32 e 33 chiedendo al legislatore di intervenire il prima possibile per colmare il vuoto normativo. I giudici costituzionali, in quei verdetti, avevano fatto appello al Parlamento perché riconoscessero quanto prima i diritti dei figli delle coppie dello stesso sesso, anche introducendo nuove forme di adozione che garantissero “tempestivamente la pienezza dei diritti dei nati”.

“Questa Corte non può esimersi dall’affermare che non sarebbe più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa, tanto è grave il vuoto di tutela del preminente interesse del minore”, scriveva la giudice Silvana Sciarra, all’epoca non ancora presidente. “Indifferibile” da parte del legislatore individuare delle “soluzioni in grado di porre rimedio all’attuale situazione di insufficiente tutela degli interessi del minore“, la riflessione presente nell’altra sentenza (la numero 33) redatta dal giudice Francesco Viganò. Al momento il Parlamento non è intervenuto e difficilmente interverrà. In Italia vige il divieto di maternità surrogata o gestazione per altri, ma ovviamente non riguarda il caso di coppie di donne.

La Cassazione sulla coppia di uomini – A innescare una serie di ricorsi delle procure – su input del ministero dell’Interno – era stata su una sentenza della Cassazione, sezioni Unite, del 30 dicembre scorso 2022. Il verdetto aveva stabilito che soltanto il padre biologico, quello che ha donato il seme in una maternità surrogata, può essere registrato all’anagrafe come genitore.

La Suprema corte con un verdetto molto complesso aveva annullato la decisione con cui nel 2018 i giudici della Corte d’appello di Venezia avevano imposto al sindaco di Verona di riconoscere i due padri di un bambino nato in Canada nel 2015 grazie alla donazione di ovuli. Un annullamento in cui però indicavano anche una strada con la citazione della sentenza della Corte costituzionale (33/2021) ovvero l’adozione.

“La Corte chiama in causa il legislatore perché la decisione sulla direzione di marcia, in un terreno denso di implicazioni etiche, antropologiche, sociali, prima ancora che giuridiche, non può essere devoluta alla giurisprudenza. Per le riforme, occorre la discussione in sede politica, affidando al confronto democratico, e per esso all’intera comunità, scelte di così rilevante significato. Il legislatore è rimasto finora inerte. Il monito giace inascoltato – sottolineavano i giudici della Cassazione – Nell’attesa dell’intervento, sempre possibile ed auspicabile, del legislatore, il giudice, trovandosi a dover decidere una questione relativa allo status del figlio di una coppia omoaffettiva, non può lasciare i diritti del bambino indefinitamente sospesi, ma deve ricercare nel complessivo sistema normativo l’interpretazione idonea ad assicurare, nel caso concreto, la protezione dei beni costituzionali implicati, tenendo conto delle indicazioni ricavabili dalla citata sentenza della Corte costituzionale” ovvero l’adozione.

Il nuovo caso – Con Lucca si apre un nuovo percorso. “Si tratta di uno snodo giudiziario importantissimo, ottenuto dopo anni di battaglie giudiziarie in tutta Italia e volto a superare l’indirizzo della Cassazione – spiega l’avv0cato Vincenzo Miri, difensore della coppia di madri dinanzi al Tribunale di Lucca e presidente di Rete Lenford -. Dal 2020, infatti, la Corte di cassazione ha sempre individuato nell’adozione l’unico strumento a disposizione della madre intenzionale per tutelare i propri figli e le proprie figlie, ma non ci siamo mai arresi e abbiamo continuato a denunciare in ogni sede i gravissimi limiti della cosiddetta stepchild adoption. Dopo un lunghissimo percorso giudiziario, che ha attraversato tantissimi tribunali italiani, dovrà ora intervenire la Consulta, con una decisione che sarà efficace per tutte le famiglie italiane con due mamme o due papà. Esprimo un grandissimo ringraziamento a tutto il team di lavoro e all’associazione EDGE, che ha subito supportato la campagna “Affermazione costituzionale”, oggi, per così dire, ‘arrivata a destinazione’. È ben possibile che anche altre Corti, tra cui quella di Venezia chiamata a decidere sui noti casi di Padova relativi alla cancellazione della madre intenzionale per 38 bambini, seguano la via indicata dal Tribunale di Lucca. Confidiamo che la Consulta accolga la questione di legittimità, perché i bambini non possono più subire gli effetti di posizione politiche ideologiche e discriminatorie. Abbiamo fiducia che sia restituita uguaglianza a tutte le famiglie e sia eliminata una situazione giurisprudenziale di intollerabile caos, che angoscia troppe famiglie, colpevoli soltanto di essere tali”.

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