Il “pericolo di inquinamento probatorio” non è cessato: “Sono ancora in pieno svolgimento le indagini e pertanto sussiste il pericolo attuale e concreto che l’indagato si possa mettere in contatto con altre persone coinvolte nelle vicende criminose per cui si procede o con altre persone in grado di fornire circostanze utili, al fine di concordare una versione diversa e più favorevole versione dei fatti”. Con queste motivazioni il giudice per le indagini preliminari ha rigettato per la seconda volta l’istanza di Aldo Spinelli, che, attraverso i suoi avvocati Alessandro Vaccaro e Andrea Vernazza, aveva chiesto di lasciare gli arresti domiciliari. Il timore del tribunale, dunque, è che Spinelli possa corrompere o influenzare testimoni: “Sono ancora in corso le audizioni di funzionari e dirigenti della Regione Liguria, oltre che di professionisti e dipendenti della Punta dell’Olmo srl, informati sulle reiterate condotte corruttive, che ben potrebbero subire pressioni o condizionamenti dall’indagato per rendere versioni di comodo”.

Spinelli è accusato di aver corrotto il governatore ligure (oltre che il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Emilio Signorini), attraverso finanziamenti elettorali legati, secondo i pm, alla corresponsione di favori in ambito portuale e immobiliare: “In alcuni casi Spinelli era esplicito nel collegare il finanziamento al rilascio del parere desiderato (“adesso il due per mille… tutto il resto dopo”). In altri trovava il modo di ‘ricordare’ a Toti l’imminenza delle elezioni o l’importanza del finanziamento, inducendo così lo stesso a chiedere esplicitamente il contributo, facendo chiaramente trasparire come il finanziamento fosse chiaramente concepito come leva economica per ottenere provvedimenti favorevoli, e non certo come atto di liberalità (“Toti: ‘A proposito di finanziamenti, mò ti devo venire a trovare’; Spinelli: ‘Stai bravo, li fate un po’ di press… Adesso quando c’è il piano regolatore?)”.

La decisione del tribunale conferma dunque il quadro probatorio dell’accusa e l’attualità delle esigenze cautelari, nei confronti di uno dei principali indagati dell’inchiesta di Genova. Un pronunciamento che arriva alla vigilia di un vero e proprio spartiacque di questa vicenda: il 7 luglio il tribunale del Riesame sarà chiamato a valutare la richiesta di riduzione della misura cautelare presentato da Giovanni Toti. Si tratta di un appello: in prima battuta l’istanza presentata da Stefano Savi, legale di Toti, era stata respinta.

La scommessa politica del governatore, che nel frattempo ottenuto il permesso di avviare “consultazioni” con gli alleati dagli arresti domiciliari, è di riuscire a rientrare in gioco ribaltando, almeno temporaneamente, la misura cautelare che lo inchioda nella sua casa di Ameglia. Se la misura cautelare fosse invece confermata, è chiaro che l’ostinato rifiuto a non presentare le dimissioni diventerebbe insostenibile. E il consiglio regionale ligure precipiterebbe con ragionevole probabilità verso elezioni anticipate.

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