di Lorenzo Palaia*

Il campo sperimentale di riso geneticamente modificato – che in Italia per ingannare l’opinione pubblica si continua a chiamare Tea (Tecniche di Evoluzione Assistita) ma che in inglese si chiama un po’ meno ipocritamente Ngt (New Genomic Techniques – nuove tecniche genomiche) – è stato distrutto da attivisti anti-Ogm qualche giorno fa. Tutta la stampa (poca per la verità) che ha riportato la notizia, ha rubricato l’atto come criminale e vandalico, facendo propria la narrativa istituzionale. Ma come, si chiederà forse il lettore, non erano vietati gli Ogm in Italia? Effettivamente è così, gli Ogm sono sottoposti a una rigida disciplina europea di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura e gli Stati membri possono sempre vietarne la produzione, come avviene anche in Italia che è stata la pioniera della normativa in materia.

Negli ultimi anni, però, le multinazionali dell’agro-chimica hanno sviluppato una nuova tecnica di manipolazione genetica (NGT appunto, in Italia Tea) che sostengono essere diversa da quella precedente per il fatto che utilizza materiale genetico interno alla specie. In virtù di ciò, molti paesi (tra cui l’Italia, stavolta pioniera sulla barricata opposta) vorrebbero svincolare questi nuovi prodotti dalla normativa cui erano sottoposti gli Ogm.

Tuttavia, le nuove tecniche di manipolazione non sono affatto così nuove e così sofisticate da essere tanto diverse dalle precedenti. Innanzitutto la storia degli Ogm dovrebbe di per sé raccontare che non hanno avuto quel successo miracoloso che veniva prospettato: la fame non è stata sconfitta, le piante non sono state particolarmente più resistenti ad agenti atmosferici e malattie; anzi, in Europa la quantità di terreni messi a colture Ogm diminuisce sempre di più, mentre nel mondo vengono usati perlopiù per l’alimentazione animale e i biocarburanti. Ora, i nuovi Ogm vengono pubblicizzati come panacea contro il cambiamento climatico o ancora come maggiormente resistenti a funghi e altri patogeni, ma perché dovrebbe essere diverso?

Secondo l’Agenzia francese per la salute e la sicurezza (Anses) le nuove tecniche potrebbero presentare diversi problemi per la salute legati a trasformazioni incontrollate del dna modificato: tossicità, allergenicità, problemi nutrizionali; potrebbero inoltre causare problemi ambientali contaminando il dna di altre specie, coltivate o selvatiche, nonché colpendo gli impollinatori, che sono essenziali per la riproduzione delle piante.

Insomma, secondo l’Agenzia i problemi sembrerebbero essere all’incirca gli stessi dei vecchi Ogm. D’altronde, perché una modifica apportata in qualche mese o anno di ricerca in qualche punto del dna della pianta (operazione peraltro non pienamente controllabile) dovrebbe essere migliore delle migliaia di anni di selezione dei semi che l’attività agricola umana ha operato insieme alla natura? E invece, per paradosso, queste nuove tecniche sono propagandate come “quasi naturali” (da cui il nome edulcorato in italiano di “evoluzione assistita”) mentre, contraddizione delle contraddizioni, vengono sottoposte a richiesta di brevetto, cosa che non potrebbe avvenire se fossero veramente naturali.

Se, del resto, i nuovi Ogm fossero così innocui come viene detto, non si spiegherebbe perché un gruppo consistente di paesi – per lo più dell’Europa centro-orientale – si oppone alla loro deregolamentazione: Austria, Ungheria, Polonia, Grecia, Croazia, Cipro, Malta, Slovacchia, Slovenia e Romania. Anche la società civile italiana non è da meno, dato che si è formata una coalizione di decine di associazioni, Italia Libera da Ogm, che annovera tra i suoi componenti Greenpeace, Legambiente, Attacc, Lipu, WWF, Crocevia e molte altre…

Ne fanno parte anche i consorzi del biologico. Infatti, chi mangia biologico potrebbe pensare che la questione non lo riguardi, nonostante il possibile venir meno dell’obbligo di etichettatura, fintantoché continuerà a mangiare biologico. Non è così! Infatti il rischio per la contaminazione dei campi da sementi Ogm, che si diffondono attraverso gli agenti atmosferici e gli impollinatori (come per tutti gli altri semi che la natura ha fatto), riguarda tutte le colture, nessuna esclusa. Come faranno gli agricoltori del biologico? Una volta poi che i semi brevettati si diffondessero ad altri campi limitrofi, gli agricoltori potrebbero essere citati in giudizio dai proprietari dei brevetti per violazione del diritto di proprietà, come è spesso successo in Nord America, con il risvolto che – per mettersi ai ripari da ritorsioni – tutti andrebbero a comprare sementi Ogm, con grave danno per la biodiversità.

* Romano di San Paolo, nato nel 1990. Mi sono laureato in filosofia, con una tesi su Marx, nel 2015 e in relazioni internazionali, con una tesi sul colonialismo, nel 2023. Nel frattempo ho lavorato in diversi settori e comparti: agricoltura, terzo settore, logistica, istruzione ecc. Sono attivo nell’associazionismo e nella politica fin dalla tarda adolescenza

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