Birra, cioccolato e fumetti. Il Belgio è, ovviamente, molto di più, ma nell’immaginario collettivo internazionale sono questi gli elementi legati al paese di Fiandre e Vallonia che ricorrono maggiormente. Una volta il settimanale Knack pubblicò i risultati di una ricerca sui personaggi belgi più noti e riconoscibili all’estero. Vinse Eddie Merckx, seguito da Leo Baekeland, il chimico che scoprì la bachelite (da cui prende il nome), e da due fumettisti: Pierre Andrè Gabriel Culliford “Peyo” e George Prosper Remì “Hergé”. I creatori, rispettivamente, dei Puffi e di Tin Tin, nati su carta ma portati al successo internazionale travalicando i confini dell’arte sequenziale, tra cartoni animati e film. Tin Tin, per il quale nel 2011 si è scomodata la coppia Steven Spielberg-Peter Jackson per portarlo sul grande schermo, è oggi alla base di una dei più affascinanti kit di Euro 2024.
Maglietta azzurra, pantaloncini marroni, colletto bianco: i colori classici della tenuta del più famoso giornalista-reporter del Belgio, e infatti la Federcalcio belga aveva scelto come sede di presentazione del nuovo outfit la cittadina vallona di Louvain-La-Neuve, dove sorge il bellissimo Hergé Museum dedicato proprio a “crestina” (Kuifje, ossia Tin Tin nella versione fiamminga). Non è la prima volta che il Belgio utilizza i fumetti per ragioni identitarie, basti pensare all’iniziativa varata due anni fa dal ministero degli Esteri, che ridisegnò i nuovi passaporti con illustrazioni raffiguranti gli eroi di carta del paese, dai già citato Tin Tin e Puffi, fino a Lucky Luke, Spirou, Largo Winch, Bob&Bobette e il Marsupilami. “Un’occasione”, commentò la ministra Sophie Wilmès, “per mettere in luce la nona arte, il fumetto, che rappresenta un elemento centrale della nostra cultura e della nostra influenza all’estero”. Ma se sui passaporti nessuno ebbe da ridire, l’iconica maglia della nazionale belga non ha raccolto solo pareri positivi.
La guida a Euro 2024, girone per girone – Favorite, outsider e programma
Il plauso maggiore è arrivato dal mondo della moda, le critiche invece da parte di quello nel calcio. Nel primo caso, la stilista Linda Van Waesberge ha parlato di “immagine identitaria che si adatta perfettamente allo spirito di oggi, perché è contemporanea ma, nello stesso momento, contiene anche piccole dosi di nostalgia”. Di diverso avviso un’icona assoluta dei Diavoli Rossi come Jean-Marie Pfaff, uno che la maglia azzurra con il colletto bianco la aveva anche indossata a Messico ’86: “Nulla contro gli stilisti o Tin Tin, ma trovo un peccato che nella nostra nazionale non trovino più posto il rosso, il giallo e il nero del tricolore”. Per molti, le nazionali rimangono uno dei pochi baluardi contro la deriva cromatica commerciale del calcio contemporaneo, dove a livello di maglie si assiste a proposte di ogni tipo. Anche in Italia ci furono polemiche quando nel 2019 Puma presentò, in occasione della partita tra Italia e Grecia valida per le qualificazioni a Euro 2020, una maglia color verde (anzi, ottanio, per la precisione) in omaggio al Rinascimento.
In Belgio la strada della diversificazione è iniziata nel 2016, quando all’Europeo Lukaku e compagni indossarono una casacca azzurra con il tricolore sul petto che omaggiava un’altra nazionale, quella del ciclismo. Nel 2022 in Qatar ci fu invece il guazzabuglio colorato di Tomorrowland, ispirato ai fuochi di artificio del festival di musica elettronica di Boom ma anche ai colori del Pride, con tanto di scritta Love, che infatti non fu autorizzata dalla FIFA e venne utilizzata solo come maglia di allenamento. Bart T’Jampens su De Standaard ha scritto: “Ciclismo, Tomorrowland, Tin Tin: il metro dei cliché sta gradualmente sostituendo le diverse gradazioni di rosso che hanno caratterizzato una squadra soprannominata, appunto, i Diavoli Rossi. Mi chiedo cosa dovremmo aspettarci nei prossimi anni. Charles De Ketelaere in maglia marrone con magari un frate stilizzato, in omaggio alla cultura della birra belga?”.
Pezzo da collezione o mero oggetto di marketing? Comunque la si pensi, il vero successo della maglietta sarà se verrà notata e ricordata il meno possibile, perché significherà che il Belgio avrà fatto parlare di sé in campo, con i propri campioni che, a dispetto di una Generazione d’Oro ormai tramontata (o quasi), continuano a non mancare. Con il loro leader, Kevin De Bruyne, che fisicamente è quanto di più somigliante a un Tin Tin in carne e ossa si sia mai visto su un terreno di gioco.
Gironi, classifica e regolamento: chi passa agli ottavi di finale
Gruppo A – La Germania che vuole tornare grande e l’Ungheria di Marco Rossi
Gruppo B – Italia nel girone più duro. La solita Spagna, la Croazia all’ultima chance
Gruppo C – L’Inghilterra “per portarla a casa” e la Danimarca per ritrovarsi
Gruppo D – La Francia dei fenomeni e l’Olanda della nuova generazione
Gruppo E – Il Belgio della transizione e la Slovacchia di Calzona
GRUPPO F – L’eterno Ronaldo contro le giovani stelle di Turchia e Georgia