Giustizia & Impunità

Indagine della procura di Milano su presunta evasione da un miliardo di una società del gruppo Campari

Evasione fiscale presunta da un miliardo. La Procura di Milano, dopo gli accertamenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, ha aperto un’inchiesta su una basa imponibile di circa 5 miliardi da parte di una delle società del gruppo Campari, la holding lussemburghese Lagfin. Ma Campari Group in una nota precisa che “né Davide Campari-Milano N.V. né alcuna delle sue società controllate sono oggetto di indagine da parte delle autorità. Non è di conseguenza previsto alcun impatto per Davide Campari-Milano N.V. né per alcuna delle sue società”.

L’indagine – Il fascicolo, in cui si ipotizza l’omessa dichiarazione dei redditi e l’omesso versamento delle imposte e con al centro una presunta “stabile organizzazione occulta”, è coordinato dai pm Enrico Pavone e Bianca Baj Macario e condotto dalle Fiamme gialle in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate.

Gli investigatori hanno trasmesso la settimana scorsa all’Agenzia delle Entrate gli esiti della verifica fiscale iniziata nel 2019 e confluiti nel cosiddetto “processo verbale di constatazione”. Esiti trasmessi anche alla Procura di Milano. Al momento sono due indagati, tra i responsabili e legali rappresentanti della holding lussemburghese.

Nell’ipotesi accusatoria ci sarebbe stata una “stabile organizzazione” in Italia della holding lussemburghese del gruppo e non sarebbero state versate le imposte per anni che vanno dal 2018 al 2020 e per oltre un miliardo di euro. Ora i legali del gruppo avranno 60 giorni di tempo per presentare le loro controdeduzioni nell’ambito del procedimento amministrativo-tributario e poi scatteranno le contestazioni. Parallelamente al fronte tributario correrà il profilo penale che, ovviamente, come già avvenuto in tanti casi del genere, terrà conto, però, di un’eventuale transazione col Fisco.

La ricostruzione – Da quanto si è saputo, al centro della vicenda, che è simile al caso Exor (pagò oltre 700 milioni al fisco), ci sarebbe una questione di un mancato versamento della cosiddetta “exit tax” legata ad un’operazione di fusione transfrontaliera tra Alicros, la precedente holding del gruppo fondato nel 1860, e Lagfin con sede in Lussemburgo – che controlla il 51,3% delle azioni e il 38,8% dei diritti di voto della olandese Davide Campari Milano NV – alla quale è stata, tra l’altro, affiancata la filiale italiana, con sede nel capoluogo lombardo, per mantenere una “stabile organizzazione” nel nostro Paese. Schema che Campari Group non riconosce, come affermato in una nota.

In questo schema finanziario, la contestazione, su cui sono in corso gli accertamenti, alla fine è quella di non aver saldato i conti con il fisco. La nuova indagine, affidata ai pm Enrico Pavone e Bianca Maria Baj Macario, è ancora alle battute inziali, così come il procedimento tributario nato da una attività ispettiva delle Fiamme Gialle milanesi cominciata nel 2019. Gli anni al centro delle contestazioni, respinte dal gruppo proprietario dei più importanti marchi degli aperitivi, tra cui Bitter, Aperol e Crodino, sono quelli compresi tra il 2018 e il 2020.
Con la trasmissione del “processo verbale di constatazione” a Roma, i legali della società della famiglia Garavoglia avranno 60 giorni di tempo per le loro controdeduzioni e poi scatteranno le contestazioni con accertamento.

La nota della società – Lagfin, in relazione alle notizie di stampa relative a presunti inadempimenti, dichiara in una nota “la propria assoluta serenità rispetto a ogni eventuale contestazione, allo stato solo potenziale, in quanto nessun avviso di accertamento è stato emesso e ciò anche in ragione della totale assenza dei presupposti di fatto e di diritto per la sua eventuale emissione. La società ha sempre adempiuto con il massimo scrupolo ai propri obblighi tributari in tutte le giurisdizioni in cui opera e ritiene ogni potenziale rilievo destituito di ogni fondamento”. “Riteniamo e confidiamo che le nostre inoppugnabili ragioni saranno riconosciute al più presto in tutte le sedi competenti“, sottolinea Lagfin.