La Grand Départ all’estero non è una novità, anzi: è già successo altre 25 volte in passato. La partenza del Tour de France 2024 da Firenze resta però storica: è la prima volta in Italia. Nelle 110 edizioni precedenti la Grande Boucle è partita da tutti i Paesi confinanti (mancherebbe giusto Andorra), ma mai aveva deciso di passare le Alpi per omaggiare i cugini. Eppure, proprio tra Francia e Italia si è scritta la storia del ciclismo. La mancanza viene colmata con questa 111esima edizione. La ricorrenza storica è il centenario del trionfo di Ottavio Bottecchia, primo italiano a conquistare il Tour nel lontano 1924. Dietro la scelta di Firenze però ci sono anche altre ragioni. Lo confessò tre anni fa lo stesso Christian Prudhomme, il direttore del Tour, raccontando di un messaggio inviatogli da Matteo Renzi che fu la scintilla per organizzare nel 2024 la partenza in Italia. Un messaggio la cui paternità in realtà è in discussione: nelle ultime settimane è stata rivendicata da Dario Nardella, sindaco uscente di Firenze. Un mistero? Nella sostanza poco cambia: politicamente per conquistare la partenza in Italia si sono mossi gli enti locali – il Comune di Firenze e la Regione Emilia-Romagna, a cui poi si è aggiunto il Piemonte – che hanno trattato direttamente con l’organizzatore Aso (Amaury Sport Organisation). Un costo totale tra gli 8 e i 10 milioni di euro, ma il ritorno economico dovrebbe essere superiore.
Le tre tappe (e mezzo) in Italia
Così si è arrivati alla Grande Partenza da Firenze. Ma non solo: il Tour percorre le prime tre tappe interamente in Italia e anche l’inizio della quarta. La prima frazione, sabato 29 giugno, è la Firenze–Rimini: 206 km attraversando le strade dell’Appennino tosco-emiliano per arrivare sull’Adriatico, con un passaggio anche a San Marino. La seconda tappa parte da Cesenatico e arriva a Bologna (che inizialmente era stata a sua volta una papabile sede di partenza del Tour): altri 200 km, con passaggio a Ravenna, Faenza e sul circuito di Imola. Poi lunedì primo luglio la terza tappa, ben 231 km da Piacenza a Torino, con sullo sfondo la bellezza di Langhe, Roero e Monferrato. Infine, la partenza della quarta tappa da Pinerolo: sarà la prima frazione tosta, di montagna, con il Sestriere e poi dopo lo sconfinamento in Francia il passaggio sullo storico Galibier (neve permettendo) che precede l’arrivo in discesa a Valloire. A quel punto il Tour avrà definitivamente salutato l’Italia.
L’omaggio ai grandi campioni italiani
Il disegno delle tappe italiane non è legato solo agli accordi tra enti locali e organizzatori. Si è detto del centenario dell’impresa di Bottecchia, che nel 1924 fu il primo italiano a vincere il Tour ma fu anche il primo ciclista in assoluto a portare la maglia gialla ininterrottamente dalla prima all’ultima tappa. Il friulano trionfò a Parigi anche l’anno successivo. Più in generale però con la partenza in Italia la Grande Boucle omaggia i grandi campioni italiani del ciclismo. La Firenze di Gino Bartali e Gastone Nencini, altri due vincitori del Tour. La corsa passa proprio dai luoghi dedicati alla memoria di Bartali, maglia gialla a Parigi nel 1938 e nel 1948, di cui ricorrono anche i 110 anni dalla nascita. La seconda tappa parte invece da Cesenatico, la città natale di Marco Pantani, l’ultimo a compiere la storica doppietta Giro-Tour nel 1998 (proprio quest’anno Tadej Pogacar proverà a emularlo). Infine il Piemonte di Fausto Coppi, il primo in assoluto a realizzare la stessa doppietta nel 1949 (rivinse il Tour anche nel 1952). Dopo 75 anni, la corsa francese omaggia Coppi con un passaggio nella sua Tortona e con una Côte a lui dedicata.
Il messaggio di Nardella (o di Renzi?)
Oltre al fascino delle ricorrenze storiche, dietro la partenza del Tour da Firenze ci sono ovviamente anni di trattative e ammiccamenti. Come ha ricordato lo stesso direttore del Tour Prudhomme, era una vera e propria anomalia che non ci fosse mai stata una partenza in Italia, vista la vicinanza con la Francia e la grande passione per il ciclismo che accomuna i due popoli. Tre anni fa, quando fu ufficializzato il tutto, Prudhomme raccontò ai media francesi: “A fine marzo 2020, in piena pandemia, Matteo Renzi mi ha mandato un messaggio con una foto della sua città con queste parole: ‘Firenze vuota, deserta ma così bella. Non ho dimenticato i miei sogni della Grande Partenza. Dopo la pandemia, vediamo’. Così le cose sono ricominciate”. Quando scrisse quel presunto messaggio Renzi non era già da tempo né presidente del Consiglio né tantomeno sindaco di Firenze. Era però primo cittadino nel 2013, quando a Firenze si corse il mondiale di ciclismo. E già due anni prima, nel 2011, aveva cominciato a parlare pubblicamente con Prudhomme di una possibile partenza del Tour dal capoluogo toscano. Dario Nardella all’epoca era il vice di Renzi e fu anche il presidente del Comitato promotore della rassegna iridata a due ruote. “Così ho cominciato a stabilire dei rapporti con il direttore del Tour Christian Prudhomme e gli amici francesi. Tentammo una prima candidatura nel 2014, ma perdemmo di pochissimo da Leeds”, ha spiegato poche settimane fa il sindaco uscente di Firenze in un’intervista a Tuttobiciweb. Nella stessa intervista, ha dichiarato di essere stato lui a inviare il messaggio durante la pandemia: “In piena emergenza Covid, inviai un messaggio con una foto di Firenze completamente vuota, con scritto: ‘Firenze bella e triste. Chissà se riusciremo a realizzare il nostro sogno'”. Chissà da chi ha ricevuto realmente il messaggio Prudhomme: probabile che il direttore del Tour abbia confuso Nardella per Renzi. Fatto sta che ha funzionato.
Il ruolo di Cassani e dell’Emilia-Romagna
L’operazione è stata vincente – lo ha ammesso lo stesso Nardella – soprattutto grazie alla collaborazione tra Firenze e l’Emilia-Romagna. Infatti, già da tempo era allo studio anche il progetto portato avanti da Davide Cassani, ex corridore e ct della Nazionale italiana di ciclismo su strada. L’idea era appunto di far partire il Tour da Bologna. La spesa necessaria però è troppo elevata per poter essere sostenuta da una sola amministrazione. Alla fine si è deciso di fatto di unire i due progetti: “Fare squadra con Stefano Bonaccini e l’Emilia Romagna, successivamente anche con il Piemonte, ci ha permesso di affrontare con maggiore serenità la sfida economica“, ha sottolineato ancora Nardella. Il combinato disposto di due lunghi corteggiamenti ha portato così alla Grand Départ Florence Émilie-Romagne 2024. Il Tour in Italia.