Il primo a decidere è stato il Canada. Poi dietro, a seguire, Olanda e Germania. È iniziato il fuggi fuggi dei paesi occidentali dal Libano. La situazione nel Paese al confine con Israele, infatti, sta diventando sempre più imprevedibile e instabile a causa del conflitto tra Tel Aviv e Hezbollah, sostenuto dall’Iran.

“Il mio messaggio ai canadesi è stato chiaro fin dall’inizio della crisi in Medio Oriente: non è il momento di recarsi in Libano. E per i canadesi attualmente in Libano, è ora di partire, finché i voli commerciali restano disponibili”, ha detto in una nota la ministra degli Esteri canadese, Melanie Joly. Dopo di lei, il ministero degli Esteri olandese ha diffuso un allarme su X, ex Twitter, lanciando un “appello urgente a non recarsi in Libano”. “Sei già lì? – si legge nel post – Lascia il Paese finché ci sono voli commerciali“. Stesso discorso per il ministero degli Esteri tedesco che, sempre sul social, ha invitati i tedeschi in Libano a “lasciare urgentemente il Paese” visto che “la situazione al confine tra Israele e Libano è molto tesa”.

Sullo sfondo delle decisioni dei tre paesi c’è il rischio escalation sempre più presente in Libano che preoccupa anche Egitto e Turchia. Entrambi i paesi sono convinti che sia urgente “la necessità di raggiungere un cessate il fuoco immediato e permanente” e hanno avvertito del “pericolo di un peggioramento del conflitto e dell’instabilità nella regione nel contesto dell’escalation israelo-libanese, che potrebbe portare a conseguenze molto gravi che rischiano di sfuggire a qualsiasi controllo”. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e l’omologo turco, Hakan Fidan, hanno avuto un colloquio telefonico, affrontando in primis la crisi nella Striscia di Gaza e anche la questione dell’accesso degli aiuti umanitari, date le “restrizioni imposte dalla parte israeliana all’ingresso degli aiuti nella Striscia di Gaza e alla sua riluttanza a fornire protezione e condizioni adeguate per la loro distribuzione”.

Anche l’Onu, tramite il suo capo umanitario, ha espresso allarme per la prospettiva che il conflitto tra Israele e Hamas possa estendersi al Libano. L’escalation potrebbe essere un “punto critico” e “potenzialmente apocalittica“, ha detto Martin Griffhts, parlando con i giornalisti a Ginevra.

A fomentare la paura di un rischio escalation anche le parole di Netanyahu che, visitando il confine con il Libano dove ha osservato un’esercitazione militare, ha affermato senza esitazione che, se dovesse scoppiare una guerra con Hezbollah, Israele otterrà la vittoria anche su questo fronte.

Intanto il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in una conferenza stampa proprio da Beirut, in Libano, ha esortato Israele e Palestina ad “accettare proposte di pace”, sottolineando che nella regione, incluso il Libano, “non c’è bisogno di una guerra”. Parolin ha quindi portato il messaggio di pace della Santa Sede che chiede “l’accettazione delle proposte di pace per fermare i combattimenti da entrambe le parti, per il rilascio degli ostaggi a Gaza e per l’arrivo incondizionato degli aiuti necessari alla popolazione palestinese”. “Il Libano, il Medio Oriente, il mondo intero, certamente non hanno bisogno di guerra”, ha aggiunto il segretario di Stato vaticano.

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