Strangolata sulla barca a vela che poi è naufragata nel mar Jonio. Questo il destino di una sedicenne irachena per il cui femminicidio è stato fermato uno dei superstiti della tragedia che ha visto il recupero dei corpi anche di 8 bambini. L’uomo, 27 anni, anche lui iracheno, è stato sottoposto a fermo dalla Polizia per omicidio.

Dalle indagini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Siderno con la collaborazione della Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Roccella Ionica, sarebbe emerso che l’uomo, mentre la barca a vela era già alla deriva, avrebbe sfogato la sua violenza su una ragazza irachena di 16 anni, figlia di un’altra superstite, fino a provocarne la morte per soffocamento. Il fermo è stato emesso dalla Procura di Locri ed è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari che ha disposto la detenzione in carcere.

L’uomo è stato trasferito nel carcere di Catanzaro a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini si sono avvalse della testimonianza di alcuni dei migranti sopravvissuti ed hanno consentito di ricostruire la dinamica dell’omicidio che si aggiunge alla sequela di eventi drammatici connessi al naufragio della barca a vela affondata intorno a 120 miglia dalle coste calabresi, con a bordo circa 70 migranti.

I sopravvissuti al naufragio sono stati 11, mentre una dodicesima migrante recuperata ancora in vita, era morta durante il viaggio sulla motovedetta della Guardia costiera verso il porto di Roccella Ionica.Le vittime accertate, al momento, recuperate dalla Guardia costiera, sono 36, tra le quali 15 minori, 8 maschi e 7 femmine. I dispersi dovrebbero essere ancora oltre una ventina. Le ricerche nell’area proseguono con sorvoli aerei.

Foto di archivio

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