L’immondizia è rimasta per il quarto giorno di fila ancora una volta in casa e per le strade dei siciliani. Nella tarda serata di martedì 25 giugno, si è trovata una nuova soluzione per far fronte all’ennesima emergenza rifiuti nell’isola. Una svolta arrivata dopo incessanti interlocuzioni tra il governatore Renato Schifani, l’assessore regionale all’energia Roberto Di Mauro, la Procura di Catania, il prefetto della città etnea, Maria Carmela Librizzi, l’Arpa Sicilia e i commissari dell’azienda Sicula Trasporti. In giornata dovrebbero riaprire i cancelli dell’impianto di trattamento meccanico-biologico di contrada Coda Volpe a Lentini, in provincia di Siracusa, gestito dalla Sicula Trasporti, che da venerdì è rimasto chiuso, nonostante il governatore Schifani avesse firmato lunedì sera un’ordinanza per bypassare la chiusura imposta dal gip di Catania, Stefano Montoneri.

L’inchiesta – Come si è arrivati alla chiusura? La Sicula Trasporti è finita sotto amministrazione giudiziaria nel 2020, a seguito dell’inchiesta ‘Mazzetta Sicula’ della Procura di Catania e del Gico, che ha portato all’arresto del patron Antonino Leonardi insieme ad altre otto persone, con l’accusa di associazione per delinquere, reati ambientali, frode e corruzione. La società è stata assegnata agli amministratori Salvatore Belfiore, Salvatore Virgillito e Pasquale Maria Castorina, che in questi anni hanno presentato un progetto per il recupero energetico dei rifiuti, sia per l’impianto di trattamento meccanico di rifiuti urbani non pericolosi, sia per quello di biostabilizzazione della frazione umida di rifiuti urbani non pericolosi da attività di separazione della frazione secca. In una prima fase, la Regione ha firmato un “decreto ponte” che consente alla Sicula di proseguire l’attività, in attesa che ci concluda l’iter. Atto però annullato a marzo. Gli amministratori hanno quindi chiesto nuovamente di poter usare l’impianto, avviando la “verifica di assoggettabilità alla VIA”. Una procedura che serve a valutare se un progetto determina potenziali impatti ambientali significativi e negativi ed è sottoposto al procedimento di VIA. Ma lo scorso 10 giugno, il dipartimento regionale ambiente rigetta la richiesta di prosecuzione, in quando mancano le “valutazioni definitive da parte della Città Metropolitana di Catania e dell’Arpa sui rischi sanitari, ambientali e culturali”.

Autorizzazioni bloccate – Dieci giorni dopo (20 giugno) il gip Montoneri ha deciso, in assenza delle autorizzazioni Via, di sospendere le attività dell’impianto. Atto che ha trovato impreparata la regione, e persino l’assessore Di Mauro ha tentato di chiedere al gip il “differimento di 10-15 giorni” della chiusura. Richiesta che non è stata neppure presa in considerazione. Venerdì 21 giugno, la Sicula chiude i cancelli dando la colpa “all’assessorato al Territorio ed Ambiente, dipartimento dell’Ambiente Servizio Autorizzazioni e Valutazioni ambientali” che hanno negato “l’autorizzazione al proseguimento delle attività in attesa della definizione delle istanze di verifica di assoggettabilità a Via”.

In poche ore il panico – Dopo lo stop più di 200 comuni entrano in crisi. Da Siracusa a Messina, passando per le province di Catania e Trapani, i sindaci firmano ordinanze che impongono lo stop alla raccolta dei rifiuti. Viene convocata d’urgenza una riunione con l’assessore Di Mauro e i vertici di Arpa Sicilia, e le Asp di Messina, Catania, Siracusa, Ragusa e Trapani, per trovare una soluzione. Quattro giorni dopo, Schifani firma un ordinanza in cui stabilisce “transitoriamente (venti giorni)”, come se non fosse mai successo nulla, “che i rifiuti continueranno a essere stoccati e trattati in apposite aree nell’impianto di Lentini, sotto lo stretto monitoraggio e controllo degli organi competenti”. Il governatore aggiunge che “l’integrazione documentale fornita dall’azienda ha permesso alla Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali della Regione di rivalutare positivamente le richieste respinte nel dicembre scorso”. Problema risolto? Macché! Gli amministratori giudiziari lasciano i cancelli chiusi, e con una dura nota spiegano che la “discarica non ha aree di stoccaggio autorizzate dove conferire i rifiuti” e quindi “l’ordinanza risulta impossibile da rispettare”.

La nuova ordinanza – La Sicula aggiunge che all’interno dell’impianto non si può “stoccare il materiale di sottovaglio biostabilizzato (EER 190501)”, in quanto farlo significherebbe incorrere in infiltrazioni di particolato nel terreno. Dopo il sopralluogo di Arpa Sicilia nell’impianto, Schifani ha firmato ieri sera una nuova ordinanza, in cui dispone “con esclusivo riferimento” al materiale di sottovaglio biostabilizzato, “di provvedere allo svuotamento delle biocelle entro otto giorni e il loro trasferimento presso impianti di recupero energetico individuati dalla stessa società”.

Nessun piano strategico – Il “caso Sicula” mostra per l’ennesima volta, quando si tratta di rifiuti nell’isola, l’assenza di un piano strategico della Regione, che resta assoggettato agli impianti privati, e costretta continui atti emergenziali. Per non parlare delle difficoltà di molti comuni di fronteggiare la raccolta differenziata, nonostante i paletti imposti dall’Unione europea e dal governo nazionale. E pensare che il presidente Schifani è stato anche nominato a febbraio scorso commissario straordinario nell’isola per il completamento della rete impiantistica integrata del sistema di gestione dei rifiuti. Ma Legambiente, Wwf e Zero Waste, assistiti dall’avvocato Giampiero Trizzino (ex deputato regionale M5S) hanno depositato un ricorso straordinario per chiedere l’annullamento della nomina.

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