Carcere da sei mesi a due anni, senza l’alternativa della pena pecuniaria, per chi “impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata ostruendo la stessa con il proprio corpo, se il fatto è commesso da più persone riunite”. Si avvicinano a diventare reato i blocchi stradali messi in atto dagli eco-attivisti di Ultima generazione per sensibilizzare sulla crisi climatica, finora semplici illeciti amministrativi puniti con una sanzione da mille a quattromila euro. Le commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, infatti, hanno dato il via libera all’articolo 11 del “pacchetto sicurezza“, il ddl varato a novembre dal governo su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: respinti gli emendamenti soppressivi presentati da tutti i gruppi di opposizione, mentre la Lega ha ritirato il proprio, a firma del deputato Igor Iezzi, che chiedeva di prevedere la stessa pena detentiva anche per “gli organizzatori e i promotori” delle proteste. Se il blocco stradale è messo in atto da una persona sola, la pena sarà della reclusione fino a un mese o della multa fino a trecento euro.

Nella seduta di giovedì 27 giugno, le commissioni hanno votato gli emendamenti ai primi 11 articoli del ddl sui 29 totali: l’arrivo in Aula è stato posticipato al 25 luglio. È stata ritirata la discussa proposta leghista “anti-picchetti” che mirava a considerare sempre responsabili del delitto di violenza privata (punito con la reclusione fino a quattro anni) i lavoratori schierati all’ingresso delle fabbriche in occasione degli scioperi. Sarà invece approvato, dopo una riformulazione, l’emendamento di Iezzi all’articolo 14 per innalzare le pene a chi protesta in modo “minaccioso o violento” contro le grandi opere infrastrutturali come il Tav o il ponte sullo Stretto: la nuova aggravante ai reati di resistenza, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o a un corpo dello Stato non comporterà più un aumento “da un terzo a due terzi” degli anni di carcere, ma “solofino a un terzo. Significa che se la proposta diventerà legge, chi protesterà in gruppo contro un’opera pubblica con manifestazioni simboliche, se queste verranno considerate “minacciose o violente”, rischierà fino a vent’anni di carcere (non più 25). Restano accantonate le proposte del Carroccio sulla castrazione chimica per gli stupratori e l’obbligo di prediche in italiano nelle moschee: il governo non ha ancora espresso il proprio parere.

Durissime le opposizioni: “Con la trasformazione del blocco stradale e ferroviario da illecito amministrativo a reato in caso di protesta di gruppo, il governo mira a colpire il diritto dei cittadini a manifestare contro quello che si ritiene sia un fatto ingiusto, criminalizza il dissenso pacifico e meramente passivo. Quello che vuole fare questo governo è veramente spaventoso”, attacca il deputato M5s Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia. Valentina D’Orso, capogruppo pentastellata in Commissione Giustizia, sottolinea che la maggioranza “alza volutamente l’asticella della conflittualità sociale e sa di esporre le forze dell’ordine a maggiori rischi. Per questo rafforza alcuni strumenti e tutele degli agenti: non allo scopo di dar loro maggiore dignità, ma per provare a proteggerli dalla crescente tensione che lo stesso governo con le sue scelte politiche sta creando, reprimendo per via normativa la manifestazione pacifica del dissenso. È un piano inclinato pericolosissimo e inquietante per la nostra democrazia”, avverte. Devis Dori, di Alleanza Verdi e Sinistra, ironizza: “Il testo di questo provvedimento è stato scritto da qualcuno che aveva un manganello in mano, non una penna”. E definisce l’articolo contro i blocchi stradali come la “norma anti-Gandhi“: “Una follia che comprime il diritto di manifestare, da oggi la nonviolenza è reato”, riassume.

Sempre dal M5s, Stefania Ascari osserva come lei stessa si candidi a essere presto denunciata, perché da anni partecipa “a manifestazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che protestano contro le condizioni disumane del loro impiego, per le retribuzioni da fame, per le ferie negate, per gli orari di lavoro massacranti e per tanti altri diritti di fatto soppressi. Il governo e la maggioranza con questo ddl vogliono sostanzialmente negare il diritto alla protesta dei lavoratori, sanzionando anche la protesta pacifica e la resistenza passiva non violenta”, afferma. Dal Pd il responsabile Sicurezza Matteo Mauri parla di una “pericolosa deriva reazionaria da parte del governo”: la norma contro i blocchi stradali, dice, è “un giro di vite che non trova alcuna motivazione e che potrebbe portare alla reclusione fino a due anni anche di studenti che organizzano un sit-in davanti alla scuola. È chiaro l’intento intimidatorio e la volontà di limitare in maniera drastica la possibilità di protestare, anche in modo assolutamente pacifico: queste dimostrazioni di dissenso e di libero pensiero sono espressioni di libertà, devono essere considerate sacrosante in democrazia e devono essere garantite e tutelate dalle istituzioni dello Stato”.

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