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Germania col turbo sulle spese per la Difesa. Secondo mega-contratto in pochi giorni: 15 miliardi per oltre 2 milioni di munizioni

Il ministero della Difesa della Germania intende concludere un nuovo grosso contratto con l’industria bellica per la fabbricazione fino a 2,3 milioni di munizioni di artiglieria ed il ministro delle Finanze ha presentato alla Commissione parlamentare bilancio un contratto quadro del valore di 15 miliardi da sottoscrivere con la tedesca Diehl Defence e la norvegese Nammo Raufoss. La Commissione ha tuttavia indicato di avere ancora bisogno di chiarimenti sul reperimento dei fondi, sottolineando che la coalizione formata da Spd, Verdi e liberali della Fdp ha fatto slittare la presentazione del bilancio 2025 a metà luglio.

Sarebbe il secondo grosso contratto per munizioni in pochi giorni. La Difesa tedesca ne ha già concluso uno con Rheinmetall del volume di 8,5 miliardi. In entrambi i casi si tratta di rifornire di munizioni sia l’esercito tedesco che quello ucraino, che la Germania vuole sostenere a lungo termine nella sua resistenza all’aggressione russa. La Repubblica Federale ospiterà tra l’altro a Wiesbaden il nuovo comando della Nato per il coordinamento internazionale delle forniture di armamenti e formazione dei soldati per Kiev. Dallo scoppio della guerra la Germania ha già dato a Kiev aiuti per circa 34 miliardi di euro.

Rivolgendosi al Bundestag il cancelliere Olaf Scholz ha ribadito la piena solidarietà all’Ucraina e salutato come un successo il fatto che al G7 si sia deciso di usare i rendimenti delle giacenze sequestrate alla Russia. “Putin continua a fare affidamento interamente sulla guerra e sul riarmo” ha dichiarato il capo del governo. Sulle recenti condizioni per una pace dettate dal presidente russo Scholz è stato lapidario: “Chiunque creda che il Paese, l’Ucraina, sopravviverebbe a tutto ciò, e che porterebbe ad una pace duratura in Europa, deve guardare molto Russia Today“. Il tema ha scaldato il Parlamento tedesco. Da una parte Scholz ha attaccato la Linke e l’Alleanza Sahra Wagenknecht perché – è l’accusa – hanno disertato il discorso al Bundestag del presidente ucraino Volodymyr Zelensky un paio di settimane fa. “E’ stato falso, codardo ed indegno di quest’Aula” ha scandito, raccogliendo gli applausi di buona parte dell’Aula.

Il segretario della Cdu Friedrich Merz, per esempio, se da una parte non ha risparmiato critiche alla maggioranza sulla politica nazionale, ne ha apertamente appoggiato le scelte internazionali: il leader democristiano ha evidenziato che Russia, Cina, Nord Corea ed Iran hanno da tempo costituito un “asse delle autocrazie” ed è indispensabile che la Germania e l’Europa, pur agendo con la diplomazia, siano anche preparate, se necessario, a difendersi con la forza militare. La presidente del Bundestag Bärbel Bas si è dovuta impegnare per riportare alla calma i deputati della Afd. Scholz è stato apostrofato come “guerrafondaio” e Merz quale “traditore della Patria”.

Il ministro della Difesa Boris Pistorius vuole che le industrie della difesa producano munizioni in Germania ed aumentino le loro capacità produttive; ha già indicato in più occasioni come la Germania non debba farsi cogliere impreparata e “prepararsi alla guerra”. Il riferimento storico che aleggia nel dibattito pubblico tedesco è sempre quello del tentativo di appeasement che Francia ed Inghilterra misero in pratica con Hitler e tutto il mondo si trovò poi in guerra.

Secondo l’ultimo sondaggio Politbarometer della ZdF diffuso un paio di settimane fa, intervistando un campione di 1.334 persone, il ministro della Difesa Boris Pistorius è ancora il politico più popolare. L’opinione pubblica tedesca manifesta ancora larga approvazione al sostegno all’Ucraina, anche se ci sono differenze marcate tra l’Ovest e l’Est del Paese. Il 44 per cento degli intervistati all’Ovest si è dichiarato favorevole ad un maggior sostegno militare a Kiev da parte dell’Occidente, il 28 ha indicato di volere che il livello rimanga quello raggiunto, ed il 24 che diminuisca. All’Est le percentuali si ribaltano: il 23 per cento vuole più aiuti, il 26 indica che il livello non deve cambiare ed il 45 ne vorrebbe invece meno aiuti. Solo il 12 per cento degli intervistati d’altronde si aspetta che nei prossimi mesi si arriverà a negoziati tra Russia ed Ucraina, mentre l’86 per cento lo esclude.