Il non-orale che non ti aspetti, che inquieta, contesta l’istituzione scolastica e mette in discussione il meccanismo di valutazione. La protesta – unica nel suo genere per gli esami di maturità – è andata in scena al liceo Foscarini di Venezia dove tre studentesse, invece di rispondere alle domande degli insegnanti, hanno letto altrettanti scritti di protesta contro la valutazione insufficiente della prova scritta di Greco. A loro dire è ingiusta, irrispettosa, umiliante, anche perché giunta a conclusione di un percorso di studi di cinque anni. L’elaborato della discordia ha subìto voti molto severi da parte di una commissaria esterna, proveniente dal liceo Franchetti di Mestre, al punto che le insufficienze sono state 10 su 14 studenti della classe III A.

Le tre allieve hanno ricevuto votazioni negative (anche 3,5) o non in linea con le loro aspettative, nonostante avessero avuto una media elevata durante l’anno scolastico, perfino superiore all’8. Le hanno ritenute vessatorie e ingiustificate. Così hanno compiuto un gesto radicale, rassicurate dal fatto che ciò non dovrebbe compromettere l’esito della maturità, avendo già ottenuto più del 60/100 equivalente alla sufficienza e avendo comunque partecipato all’orale, anche se si sono rifiutate di sottoporsi all’interrogazione. In ogni caso la commissione dovrà decidere come valutare questa forma di contestazione, sorretta però da argomentazioni che dimostrano la maturità e i convincimenti delle candidate. I loro nomi: Lucrezia Novello, Linda Conchetto e Virginia Gonzales.

LUCREZIA: “GLI STUDENTI SONO STATI UMILIATI” – “Il giorno del mio orale di maturità me lo sono immaginato molte volte, ma mai mi sarei immaginata di fare questo. Sono sempre stata la ragazza che durante le lezioni stava in silenzio, seguiva la lezione, si presentava puntualmente alle interrogazioni e per di più sempre preparata. (…) Eppure eccomi qui a rovinare in pochi minuti anni di impegno, questo almeno è quello che starete pensando, io invece ritengo che, dopo anni di silenzio e accondiscendenza, mi stia finalmente facendo valere. Ciò che sto facendo non cambierà il sistema in cui viviamo, e figuriamoci se mi aspetto che cambierà qualcosa dentro di voi, però spesso, anche voi professori vi lamentate che noi giovani non lottiamo per le cause che riteniamo degne di essere difese. Ora che lo sto facendo, o meglio lo stiamo facendo, perché stiamo disobbedendo, ma soprattutto perché stiamo facendo ciò che non vi saresti aspettati, siamo usciti dagli schemi e questo fa paura, non avere il controllo fa paura”.

“Spesso però in classe ci è stato domandato che cosa facessimo per difendere i nostri ideali. (…) Se oggi quel professore mi chiedesse nuovamente che cosa faccio per contrastare ciò che non mi va bene, gli potrei rispondere che nel mio piccolo provo a farmi sentire, provo a ribellarmi a ciò che non condivido e ciò che oggi non riesco a farmi andare bene sono le ingiustizie. (…) Studenti che potevano affrontare quest’ultima prova in modo eccellente sono stati umiliati, facendoci sentire incapaci ma soprattutto non degni di essere difesi in nessun modo. (…) Preferisco essere valutata con un 60 piuttosto che fare esattamente ciò che, per l’ennesima volta, mi chiede il sistema. Preferisco tenermi un 60 piuttosto che essere valutata con un voto che non definisce chi sono io come persona”.

LINDA: “QUESTO È IL VOSTRO FALLIMENTO” – “Gentili professori, ho deciso che oggi non mi sottoporrò all’esame orale, non certo perché io ne abbia paura o perché non abbia studiato, ma perché non voglio accettare il vostro giudizio che non rispecchia il mio lavoro e perché non tollero la mancanza di rispetto nei miei confronti. (…) Voglio smettere di stare al gioco ipocrita di questo sistema scolastico, di questa scuola e di questi professori, continuando ad annuire e sorridere a qualsiasi cosa. (…) Rispettare l’istituzione, questo è quello che ci viene detto di fare, non vale però il contrario. I torti subiti sono tanti: (…) certi professori che in Dad non hanno fatto lezione per mesi (…) altri che regolarmente non si presentano alle interrogazioni da loro programmate, insegnanti cambiati nonostante rimanessero in questa scuola, docenti che sostituiscono la propria lezione con la lettura dai libri di testo (…). Alla fine però sono solo gli studenti ad essere considerati insufficienti”.

“Adesso, quando si giunge alla conclusione di questo percorso, vengo punita senza una ragione con un voto che in ogni caso non corrisponde, né alla prova svolta, né alla mia preparazione, e quindi mi chiedo se sia veramente sensato continuare ad essere sminuita da una commissione che evidentemente non ci porta rispetto. La risposta è no, non voglio continuare, preferisco lasciare questa scuola cosciente del bagaglio culturale acquisito anche grazie a insegnanti valevoli e delle mie capacità che mi hanno permesso di ottenere una borsa di studio completa negli Stati Uniti piuttosto di vedere violata la mia dignità. Questo non è il nostro fallimento, ma il vostro!”.

VIRGINIA: “IO RIDOTTA AD UN NUMERO” – “Mi sarebbe piaciuto essere qui per sostenere una conversazione sui vari argomenti che abbiamo trattato, invece, purtroppo, mi rendo conto che ad oggi sarebbe l’ennesima interrogazione in cui io non vengo percepita come un’adulta, ma come un numero. Cinque anni di carriera scolastica, di impegno continuo e indefesso (…) bruciati da un paio d’ore di correzione del mio compito di greco, da persone che non mi conoscono e neppure si sono impegnate a farlo. (…) Professore, a lei che ci aveva promesso supporto durante l’esame, riferisce a me personalmente che non sarebbe stato dignitoso nei nostri confronti intervenire per essere più morbidi nella valutazione. Professore, un 3,5 in prova d’esame non è dignitoso. Agli atti un 4,5 o un 5 sarebbero stati dei voti che mettevano in luce in egual modo la scarsa comprensione della versione ma un 3,5 è un voto umiliante e punitivo e dopo questi 5 anni io non merito di essere umiliata né tantomeno punita. (…). Qui non c’è stato alcun rispetto. Il breve saggio che mi è valso il 10 per la presentazione in filosofia trattava dell’intelligenza artificiale. In esso tentavo di spiegare che la macchina, seppur prodigiosa nell’espletamento di calcoli e misurazioni, non comprende ciò che fa, non ha comprensione della dimensione umana in cui opera, ma semplicemente applica degli algoritmi. Ecco, questo è il principale motivo per cui non sosterrò la prova orale. Mi pare di essere vittima dell’ennesimo algoritmo, in cui una macchina ha calcolato su impostazioni predefinite un elaborato durato non sei ore, ma cinque anni, in cui c’è stata la Dad, abbiamo cambiato professore di greco tre volte (…) in un’assenza totale di continuità didattica. Solo un’intelligenza artificiale può essere così manchevole di coerenza. Sono fiera che il coronamento dei miei studi sia questo Così il mio voto sarà 61. Almeno questo lo posso decidere io. Grazie”.

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