“Le richieste della difesa relative alla riduzione della pena non possono essere accolte e si rileva, anzi, come sia già stata estremamente benevola la scelta del Tribunale di irrogare la sola pena pecuniaria e non quella detentiva, a fronte dei numerosi precedenti specifici dell’imputato, il quale sostanzialmente ha trovato nell’insulto la sua modalità di comunicazione distintiva“. È un passaggio delle motivazioni con cui la Corte d’Appello di Genova ha confermato la condanna a diecimila euro di multa inflitta a Vittorio Sgarbi per aver diffamato Alice Salvatore, ex consigliera regionale e candidata governatrice del Movimento 5 stelle in Liguria. In una specie di loop, nel 2017 l’ex sottosegretario aveva insultato Salvatore in tv e in radio dopo essere stato rinviato a giudizio per altri insulti a lei rivolti due anni prima durante la trasmissione L’Aria che Tira su La7 (il processo si è poi concluso con un’assoluzione). “Ignorante come una capra è una definizione piuttosto pertinente, invece di studiare questa signorina perde tempo a fare querele”, aveva detto all’emittente locale Telenord. E poi ancora alla popolare trasmissione La Zanzara su Radio24: “È ignorante come una capra, vadano a fare in culo, ma come fa a essere deputata (in realtà consigliera regionale, ndr), ma restituisca lo stipendio, una deputata che non fa un cazzo tutto il giorno come questa perché noi la paghiamo, devono essere sospesi dallo stipendio, lo ruba, non fa niente tutto il giorno ed è pagata per 15mila euro al mese”.

Per queste frasi Sgarbi è stato di nuovo querelato ed è finito a processo con la contestazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, avendo riportato varie altre condanne recenti per diffamazione (l’ultima per alcune frasi riferite all’ex sindaca di Roma Virginia Raggi). Un curriculum delinquenziale di tutto rispetto, che i giudici genovesi ricordano per respingere la richiesta di uno sconto di pena arrivata dagli avvocati del critico d’arte: anzi – è il succo della sentenza – considerati i precedenti, l’imputato si può considerare fortunato a dover sborsare “solo” diecimila euro. “Non sussiste alcun elemento positivamente valorizzabile per la concessione delle attenuanti generiche”, scrive il presidente estensore Vincenzo Papillo, “e infondato è il rilievo della difesa per cui il “contesto politico” in cui furono pronunciate le frasi diffamatorie giustificherebbe comunque una attenuazione della pena”. Sgarbi, infatti, “ha ampiamente superato i limiti della critica politica”, e “il sensibile distacco dal minimo” della pena prevista (512 euro) “trova giustificazione nella personalità dell’imputato quale risultante dai numerosi precedenti specifici e nella rilevante portata lesiva delle affermazioni”. Per gli insulti l’ex sottosegretario era stato condannato in primo grado anche a risarcire provvisoriamente Salvatore con altri diecimila euro.

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