Mentre i nostri occhi sono puntati su Gaza, in Cisgiordania continua inesorabile il piano di pulizia etnica dei palestinesi cominciato nel 1967, dopo la Guerra dei Sei giorni, quando Israele conquistò l’area dalla Giordania, considerandola la Giudea e la Samaria bibliche. E’ infatti a partire da quell’anno che più di 450.000 coloni si sono stabiliti in una terra che non appartiene loro. L’Autorità nazionale palestinese (Anp), che formalmente governa la Cisgiordania, ha il controllo della sicurezza – spesso con l’assistenza israeliana – solo nei centri urbani. Nel restante 82 per cento del territorio, comanda Israele. Più volte, l’ultima l’8 marzo, l’Onu ha ribadito che si tratta di un “crimine di guerra secondo il diritto internazionale”.

Il capitano indiscusso di questi crimini è il ministro delle Finanze israeliano – con una singolare delega alla Difesa che gli conferisce poteri speciali proprio sulla Cisgiordania – il colono Bezalel Smotrich. Avvocato, ebreo ortodosso, fervido sostenitore di uno stato teocratico, è prima di ogni altra cosa un colono, ossia un occupante abusivo e quindi illegale: nato in una colonia, – ad Haspin, nelle alture del Golan – cresciuto in una colonia, – Beit El, al centro della Cisgiordania – attualmente residente in un’altra colonia, a Kedumim, nella Cisgiordania settentrionale. Nel 2005 Smotrich è stato arrestato per un fallito attentato incendiario durante le proteste contro lo smantellamento delle colonie ebraiche a Gaza. Dal 2019 è il leader del partito del Sionismo Religioso che, alleato con l’altro gruppo di estrema destra, Potere ebraico, capeggiato dal ministro della Sicurezza (nonché capo della polizia), anche lui colono, Itamar Ben-Gvir, ha ottenuto oltre mezzo milione di voti alle ultime Politiche. Un risultato elettorale che ha fruttato loro 13 seggi alla Knesset, fondamentali per la nascita del governo.

Ma cosa c’è di nuovo e più inquietante rispetto alla solita conta di violenze, espropriazioni, minacce ai palestinesi dei Territori occupati, di cui la cronaca non riesce più a tenere il conto? Di nuovo c’è che il 23 giugno Smotrich ha confermato l’autenticità di una registrazione audio pubblicata due giorni prima dal New York Times sui suoi piani per annettere la Cisgiordania in modo definitivo. In un incontro con i coloni del 9 giugno, Smotrich ha detto: “Intendo rendere la Giudea e la Samaria (ossia la Cisgiordania, nda) parte integrante di Israele. Stabiliremo prima la sovranità sul territorio, poi attraverso le leggi. Intendo legittimare i giovani insediamenti (gli avamposti illegali, nda)”, ha aggiunto, sottolineando che la sua “missione” di vita è “ostacolare la creazione di uno Stato palestinese”.

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Il leader dei sionisti ha parlato di “cambiamenti mega-drammatici”, in grado di “cambiare il Dna di un sistema” e ha affermato anche che “il governo di Netanyahu è impegnato in un piano segreto per cambiare il modo in cui governa la Cisgiordania, per rafforzare in modo irreversibile il controllo di Israele su di essa, senza essere accusato di annessione ufficiale”. Perché anche Smotrich sa bene che l’annessione e l’acquisizione di territori tramite conquista militare è vietata dal diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite. E allora tocca far rientrare dalla finestra quello che non può entrare dalla porta. Il mezzo è il trasferimento dell’autorità dai militari ai civili sotto la sua autorità nel Ministero della Difesa, dove gli è stato concesso ampio potere, come richiesto nell’accordo di coalizione che ha permesso la nascita del sesto governo Netanyahu. Il fine è “abbattere l’Autorità palestinese, annettere la Cisgiordania, avere uno Stato israeliano epurato dai palestinesi”.

Smotrich non ha nessuna paura che i suoi piani vengano alla luce. Del resto già nel 2017 aveva scritto un “Piano definitivo” in cui non nascondeva in alcun modo le sue idee razziste ed espansionistiche. Anzi, ora vuole che si sappia che Netanyahu stesso è coinvolto nei piani di annessione. Da un lato perché è, come i suoi protetti, un fanatico religioso ultranazionalista, convinto di aver bisogno solo della Bibbia come unico documento di proprietà. Dall’altro, perché Israele non è mai stata sanzionata in modo adeguato per la sistematica pulizia etnica dei territori palestinesi occupati. Del resto, non è mai stata sanzionata neppure per la mattanza a Gaza. L’impunità è totale: perché quindi fermarsi?

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