Gli avversari, almeno nelle dichiarazioni, predicano calma, ma dalle due parti della Blue Line il ricordo della guerra del 2006 è tornato nelle menti della popolazione. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, nel corso della sua visita a Washington, cerca di tranquillizzare l’amministrazione Biden: Israele non vuole una guerra, ha spiegato. Ma poi ha aggiunto: “Hezbollah capisce molto bene che possiamo infliggere pesanti danni in Libano se la guerra dovesse essere lanciata”. Le sue parole non sembrano aver tranquillizzato i suoi interlocutori. Così, dopo che Canada, Paesi Bassi e Germania hanno invitato i propri cittadini a lasciare il Paese dei cedri, gli Stati Uniti hanno sconsigliato fortemente i viaggi in Libano, mentre la Francia si dice “particolarmente preoccupata” per il rischio escalation.

Da una parte le rassicurazioni, dall’altra però ci sono i fatti. E questi dicono che Israele si sta preparando all’eventualità di un conflitto diretto con il Libano in caso di invasione di terra per colpire le milizie sciite di Hezbollah. Nella serata di giovedì Tel Aviv riunisce il gabinetto di sicurezza per la prima volta dopo lo scioglimento seguito alle dimissioni del leader dell’opposizione, Benny Gantz. “Hamas sarà presto sconfitta e siamo pronti ad affrontare gli Hezbollah al nord. Abbiamo i mezzi e le capacità – ha detto il capo dell’aviazione Tomer BarBisogna attaccare il nemico nel suo territorio, questa è la soluzione definitiva”.

Non sono d’accordo i funzionari americani che, nonostante gli Usa abbiano avvertito Hezbollah su un loro coinvolgimento diretto nella guerra in caso di attacchi continuati nei confronti dello ‘Stato ebraico’, ribadiscono anche a Tel Aviv che il rischio di un intervento di terra è che nel conflitto venga coinvolto anche l’Iran, stretto alleato del Partito di Dio. “Anche se Israele giurasse di voler solo allontanare Hezbollah dal confine e di non voler distruggere Beirut“, Teheran “probabilmente non ci crederebbe”, hanno detto i funzionari secondo quanto riportato da Haaretz. Il premier Benjamin Netanyahu, invece, sostiene che l’Iran stia già combattendo la sua guerra contro Israele: “L’Iran ci combatte su sette fronti. Ovviamente Hamas, Hezbollah, gli Houthi, le milizie di Iraq e Siria, Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) e direttamente Teheran”, ha detto aggiungendo che la Repubblica Islamica “vuole rovesciare anche la Giordania. Il loro obiettivo è un attacco terrestre combinato su più fronti, oltre al lancio di missili. Dobbiamo scoraggiare gli altri elementi dell’asse terroristico di Teheran che non minaccia solo noi, ma anche voi. È sulla buona strada per conquistare il Medio Oriente, significa l’Arabia Saudita e la Penisola arabica. È solo questione di tempo”.

Intanto, l’ambasciata americana a Beirut ha esortato i cittadini a “riconsiderare fortemente” i viaggi in Libano perché, si legge sul sito, “l’ambiente di sicurezza rimane complesso e può cambiare rapidamente”: “In particolare, richiamiamo la vostra attenzione sul Country Summary in cui si avverte che il governo libanese non può garantire la protezione dei cittadini statunitensi contro improvvisi scoppi di violenza e conflitti armati. I cittadini statunitensi non dovrebbero recarsi nel Libano meridionale, nella zona di confine tra Libano e Siria o negli insediamenti di rifugiati”. Stesso clima che si respira a Parigi, con il governo che si è detto “estremamente preoccupato per la gravità della situazione in Libano” notando l’intensificazione “in maniera drammatica” delle violenze al confine con Israele.

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