Più che le ambiguità, che comunque si sono viste a bizzeffe, Giorgia Meloni paga una contraddizione di fondo evidente: non puoi chiedere più soldi ai Comuni europei e andare a braccetto con il leader olandese che fa il cartello con la scritta “Non un centesimo agli italiani”, non puoi chiedere la redistribuzione pro quota degli immigrati quando Orban dice che non ci pensa affatto e tu commenti: ‘Lo capisco’. Se lo capisci, allora, riposati. Non puoi invocare l’Europa essendo contro l’Europa“. Così Pier Luigi Bersani, ospite a Otto e mezzo (La7), commenta l’esclusione dell’Italia dalla partita delle nomine Ue e la reazione irritata della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

E aggiunge: “Meloni dice che l’Italia porterà a casa quello che le spetta senza andare in giro cappello in mano? Intanto che lasci il cappello è già una certezza. Io penso che tornerà con un premio di consolazione e il contrappasso sarà che dovrà motivare questa richiesta non in nome del successo e della forza delle destre europee – spiega l’ex ministro – ma in nome del profilo di un grande paese fondatore e di un grande attore della costruzione dell’Europa come l’Italia. E il contrappasso sta nel fatto che la Meloni e la sua forza politica sono sempre state contro tutti i passi che hanno costruito la Ue”.

Bersani conclude: “Quindi, Meloni ora è costretta a usare l’argomento forte di quelli che andavano col cappello in mano. Più di un premio di consolazione, cioè di un qualche ruolo ovvio pure nella Commissione, magari vestito da qualche titolo, io non credo che sia nelle condizioni di portare altro”.

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