“Provocare sofferenza e uccidere un essere umano”. È con questo obiettivo, secondo il giudice che ieri, 26 giugno, ha convalidato il fermo per i due presunti esecutori, che è stato ucciso Thomas Christoper Luciani, il 17enne trovato morto domenica scorsa nel parco “Baden Powell” di Pescara. I risultati dell’autopsia non hanno lasciato dubbi: il ragazzo è deceduto in seguito a uno shock emorragico irreversibile causato dalle lesioni che hanno interessato entrambi i polmoni. Nel frattempo, cominciano a unirsi tutte le fasi che hanno portato a questo delitto.
Le immagini delle telecamere sequestrate dalle forze dell’ordine hanno permesso di ricostruire ciò che è avvenuto prima delle 17, orario in cui Luciani ha perso la vita per mano di un gruppo di ragazzi. Nel primo pomeriggio la compagnia si è ritrovata in stazione e da lì è partita la caccia al 17enne, ritrovato poi vicino a un bar e portato vicino a un locale dove è stato poi accerchiato. Niente sembrava presagire il peggio. I ragazzi si muovono, prima verso un silos e poi verso il parco che attraversano precisamente alle 16.46: “Noi li seguivamo perché, conoscendo una delle persone che era con Thomas, in poco tempo si sarebbe potuti arrivare ad una rissa”, hanno raccontato coloro che sono stati interrogati. I filmati catturano questa persona descritta come irascibile: indossa un cappello da baseball, una maglia scura e i pantaloncini corti. Thomas, invece, ha una felpa bianca. Poi il gruppo si avvicina a una panchina all’ingresso del parco e qui, alle 16.48, scoppia l’agitazione. I ragazzi si alzano e si siedono e uno in particolare sembra più agitato, ma il tutto spira velocemente.
Alle 16.54 inizia la discesa verso la fine. I ragazzi sono nel parco, vicino a un albero potato, e Luciani viene abbracciato sulla spalla e accompagnato verso la vegetazione che fiancheggia il campetto da gioco. Il 17enne capisce il pericolo e cerca di tornare indietro da solo, ma si accorge che “il resto del gruppo stazionava in parte lungo il vialetto in parte seduti suoi tronchi di albero”, spiegano gli investigatori. Torna allora verso quelle frasche, da cui poi non uscirà mai più. Uno dei testimoni che hanno denunciato il fatto, secondo le ricostruzioni, sembra dire: “È a terra, è morto”. E questa è la verità, perché Luciani è stato accoltellato 25 volte. Stando alle prime informazioni derivanti dall’autopsia, durata circa sei ore, eseguita dal medico legale Christian D’Ovidio, alla presenza del collega Ildo Polidoro, perito di parte della famiglia della vittima, è morto rapidamente a causa delle lesioni che hanno interessato entrambi i polmoni e provocato un’emorragia fatale.
Dopo l’omicidio, i due principali indiziati sono andati a fumare in spiaggia e qui si sono liberati del coltello con cui hanno, con ogni probabilità, tolto la vita a Luciano. Sono le 18.21, è passata circa un’ora dal delitto, quando dallo stabilimento balneare “Croce del Sud” i ragazzi vengono catturati dalle telecamere nella realizzazione di un selfie. In tutta tranquillità perché, come hanno chiosato coloro della comitiva che hanno poi denunciato, “non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza”.