Materiale da discarica, letame, ma anche escrementi umani pieni di vermi e parassiti come i tricocefali (vermi cilindrici). È quanto è emerso dalle analisi svolte dall’intelligence sudcoreana sui rifiuti presenti all’interno dei palloni aerostatici lanciati dalla Corea del Nord verso il Sud del Paese. E tra gli oggetti inviati c’erano anche biancheria intima rattoppata, guanti e mascherine sanitarie fatte con tessuti riciclati, calzini e vestiti per bambini strappati. Rifiuti che hanno messo in luce un altro (triste) aspetto: “La terribile situazione economica dei nordcoreani”, ha detto un funzionario del ministero, citato dalla Bbc. Probabilmente, “le terre di Pyongyang sono piene di parassiti, ad esempio nematodi, poiché al Nord vengono utilizzate le feci umane al posto dei fertilizzanti”. Ammettendo dunque, le precarie condizioni igienico-sanitarie e alimentari del Nord.
Ma gli attacchi “fetenti” da parte del leader nordcoreano Kim-Jong-un non sono terminati. Mercoledì scorso, durante la notte, sono stati lanciati più di 250 i palloncini verso il Sud creando anche all’allarme all’aeroporto internazionale di Incheon e alla capitale Seul. Circa 100 di questi, trasportavano soprattutto pezzi di carta straccia e sono atterrati nella capitale sudcoreana e nella parte settentrionale della provincia di Gyeonggi. E alle 9 del mattino – le 2 in Italia – risultavano essere tutti a terra, ma i problemi sono nati intorno alle 1:46, in piena notte, quando un pallone è finito vicino al Terminal 2 dell’aeroporto di Incheon: le tre piste dello scalo sono state chiuse e i voli sospesi fino alle 4:44. Per fortuna, i disagi sono stati limitati: solamente 9 aerei cargo e passeggeri sono stati dirottati su altri scali. Mentre un funzionario del Comando ha riferito che un singolo pacco di rifiuti conteneva più di 7mila pezzi di carta di bassa qualità.
Un’azione, quella di Kim Jong-un, che era iniziato lo scorso 28 maggio quando dalla Corea del Nord partirono oltre 150 palloncini carichi di immondizia, bottiglie di plastica, batterie e pezzi di scarpe. Un’azione che Pyongyang aveva promesso dopo che la Corea del Sud, il giorno prima aveva organizzato un’esercitazione aerea coinvolgendo circa 20 jet da combattimento vicino al confine della Corea del Nord. Una mossa che Kim Jong-un aveva definito “molto pericolosa” e attuata da Seul in risposta al tentativo di lancio di un missile fallito da parte del Nord del Paese.
Poi il secondo attacco: un altro esercito di palloncini, il 2 giugno scorso, circa 600. E all’interno sempre rifiuti: mozziconi di sigaretta, carta straccia, stoffa, vinile e letame (anche di origine umana). Un’altra mossa, questa volta, in risposta a dei volanti anti-Pyongyang inviati dagli attivisti del Sud pochi giorni prima. Ma non solo rifiuti. Oltre ai palloncini, infatti, la Corea del Nord aveva assediato Seul con attacchi di disturbo al Gps nelle acque vicino alle isole di confine e con raffiche di colpi di artiglieria provenienti da lanciarazzi multipli di grandi dimensioni. Si stima, secondo fonti sudcoreane, che la Corea del Nord abbia lanciato più di 2 mila palloncini pieni di spazzatura dal 28 maggio scorso.