Quando un gastroenterologo dell’Ospedale di Bolzano si è trovato due ragazzi con un tumore al fegato tipico del doping e un altro con un’infiammazione molto grave, ha capito che si erano imbottiti di anabolizzanti. I giovani hanno ammesso l’uso ed è così che è scattata l’indagine sulla palestra che tutti e tre frequentavano. La stessa di Manuel Peer, 26 anni, body builder e personal trainer, intercettato tra l’altro mentre invia vocali con le “prescrizioni” e anche esami da clinici da fare proprio per tenere sotto controllo gli effetti sul fegato: “Non ho mai avuto gente che abbia avuto problemi se si sono attenuti alle sue prescrizioni”, la presunzione ascoltata dagli investigatori del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Trento.

Le sostanze e gli indagati – Lunghissimo l’elenco delle pericolose sostanze annotate dai carabinieri e vendute agli atleti e spedite agli altri indagati arrestati su ordine della giudice per le indagini preliminari, Elsa Vesco, che ha firmato sette ordinanze di custodia cautelare di cui una ai domiciliari. Trembolone acetato, Testosterone enantato, insulina idroclorotiazide, ormone della crescita, Anastrozolo, Oxandrolone, Nandrolone Fenilpropionato e tante altre sostanze “farmacologicamente attive idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo”, secondo la procura di Bolzano, venivano commercializzate dal 26enne e dagli altri indagati con spedizioni che arrivavano anche a Roma e in provincia di Milano: Daniele Ponzoni, Mongi Boujna, Martha Bernardi (domiciliari), Fabrizio Di Gravio, Fabio Pasquale Rocco, Mirko Zacchetti.

La raccolta dei soldi e i clienti – Secondo la procura di Bolzano era Peer a raccogliere i soldi dai clienti, trattenendo la sua percentuale, per poi ordinare gli anabolizzanti a Ponzoni che li spediva inizialmente da Roma, tramite Di Gravio, Boujinah e Bernardi, e poi da Milano e dintorni tramite Rocco e Zacchetti. Roma e Milano secondo il gip rappresentano, quindi, meri luoghi di stoccaggio e transito delle sostanze dopanti/anabolizzanti, destinate al mercato altoatesino”, al quale erano destinate ed ove sono state distribuite. I militari dell’Arma, dopo la segnalazione del medico, si sono concentrati sul 26enne scoprendo che reclamizza la sua professione sul sito www.manuelpeer.com in cui
si presenta in posa da body-builder con la scritta “coach since 2018”. Sul sito, non solo le sue foto di atleta, ma quelle di persone che mostrano il primo e il dopo.

I pacchi tracciati e i soldi – Peer è stato seguito e intercettato e i suoi pacchi tracciati: ed è così che è stata svelata la rete. Le sostanze venivano ordinate a Ponzoni tramite Telegram, secondo l’ipotesi dell’accusa, anche se fino alla prima metà di dicembre 2023 le spedizioni degli ordini fatti dal personal trainer per rifornire i propri clienti altoatesini “siano state materialmente effettuate dalla coppia Boujinah e Berrnardi” con la collaborazione del gestore Di Gravio, mentre da metà dicembre in poi, le spedizioni vengono gestite da Ponzoni direttamente a Milano attraverso Zacchetti che si occupa degli ordini e dell’organizzazione delle spedizioni e Rocco materialmente incaricato di consegnare i pacchi ai centri di spedizioni MBE di Milano”. I soldi per la vendita degli anabolizzanti venivano accreditati su PostePay o carte intestate ad altre persone. Per i pagamenti in criptovalute c’era uno sconto del 10%, o con carta Revolut perché le “transazioni sono difficilmente tracciabili”.

Le chat con i clienti – Agli atti dell’inchiesta i messaggi vocali che Peer inviava ai clienti con le indicazioni su pastiglie e quantità di aimidi, anastrozolo, oxandrolone, testosterone da assumere; sulla conservazione, sulle siringhe, ma anche su analisi del sangue da fare. A un contatto il body builder dice che bisogna capire a che punto è, cosa può assumere per migliorare e quando può riprendere ad assumere le pasticche, perché adesso “andiamo avanti da tanto tempo” e bisogna tenere sott’occhio la situazione… “perché ne va della sua salute“.

In successive chat vocali emerge che un giovane ha problemi di salute e che ha perso sangue. I militari dell’Arma, come si legge nell’ordinanza di custodi cautelare, annotano che Peer “lo invita a fare le analisi del sangue e a fare una pausa perché allenarsi in tale situazione non va bene”. Ma “in relazione all’assunzione di sostanze dopanti, gli dice che effetti collaterali gravi non ce ne sono con l’assunzione di un prodotto. Gli dice che i casi peggiori che ha visto non erano effetti collaterali fisici ma psicologici, in alcuni casi la fuoriuscita di acne. Aggiunge che in tutta la sua carriera non ha mai avuto gente che abbia avuto problemi se si sono attenuti alle sue prescrizioni”.

Che Peer potesse essere consapevole della pericolosità delle sostanze emerge in un’altra chat in cui a un altro uomo dice i SARMS (Selective Androgen Receptor Modulators” pesano lo stesso sul fegato. Spiega “che al momento devono stare lontani da tutta questa roba, devono puntare su tutto ciò che è “medizierbar” o che non agisca sul fegato”. In una successiva chat vocale il cliente a fare le analisi già la settimana successiva perché deve controllare i valori.

Il gip: “Delitti in danno della salute delle persone” – Il gip ha ordinato gli arresti motivandoli con la gravità dei reati contestati agli indagati che “denota una elevata capacità a delinquere e pericolosità degli indagati dediti alla commercializzazione illecita di sostanze dopanti, anabolizzanti e stupefacenti assai lucrativa da cui traggono all’evidenza profitto e da cui non accennano minimamente a desistere, ricercando modalità di spedizione e distribuzione diversificate ed articolate al fine di sottrarsi ai controlli, va ravvisata fondatamente la sussistenza del pericolo attuale e concreto di reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi”. C’è anche un riferimento esplicito alle conseguenze per i clienti per cui per gli indagati la sola misura da applicare è l’arresto per “… spiccata inclinazione delittuosa e la condotta di vita nella perpetrazione di delitti in danno della salute delle persone, la elevata pericolosità degli indagati”.

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