Come già accaduto alcune settimane fa a Padova, una vicenda legata alla pianificazione del territorio e al consumo di suolo rischia di lacerare un’amministrazione comunale di centrosinistra in Veneto. A Verona il sindaco Damiano Tommasi prima litiga con gli ambientalisti, poi assiste alla crescita di un dissenso interno in giunta a causa della firma di un accordo di programma per l’area della Marangona, che anziché salvaguardare la campagna e il verde, promuove nuovi insediamenti logistici. Dopo settimane di proclami, annunci, tentativi di mediazione, la situazione è esplosa durante la riunione di giunta chiamata a dare il via libera allo strumento urbanistico. L’assessore al Bilancio Michele Bertucco, dell’ala sinistra, si è opposto in una seduta durata cinque ore, durante la quale sono volati gli stracci. Gli altri assessori hanno chiesto le sue dimissioni e il sindaco ha detto: “È ovvio che quanto accaduto apre una fase politica, oltre il merito della delibera stessa, di riflessione in cui ognuno si prenderà le proprie responsabilità”.

Si aprono prospettive di scossoni nella giunta Tommasi, che due anni fa ha sconfitto l’uscente Federico Sboarina di Fratelli d’Italia? A Padova il dissenso era nato dal permesso concesso al gruppo alimentare Alì di realizzare un imponente hub logistico in una zona periferica, e in quella occasione lo psicodramma della sinistra si era consumato nella seduta del consiglio comunale che aveva approvato a maggioranza la variante, con l’aiuto (astensione) di una parte della minoranza. Si erano divisi sia il Pd che le liste civiche che appoggiano il sindaco Sergio Giordani. A parte qualche comunicato, la crisi di identità sembra finita lì.

A Verona il sindaco Tommasi ha dovuto incassare il rifiuto di una componente della sua maggioranza, che pesa a maggior ragione dopo i recenti successi elettorali di Alleanza Verdi e Sinistra e il buon successo di voti raccolto alle Europee dalla consigliera comunale Jessica Cugini. Il malumore della componente viene da lontano. La giunta Tommasi ha vinto le elezioni nel giugno 2022 promettendo di girare pagina rispetto alle precedenti gestioni di Flavio Tosi (dal 2007 al 2017) e Federico Sboarina. Quel cambio di passo, secondo la componente che fa riferimento a Michele Bertucco, non ci sarebbe stato. L’assessore è un amministratore di peso e di esperienza, che gestisce il bilancio, il personale e il patrimonio.

Bertucco ha espresso il proprio dissenso, ma non si è dimesso. La giunta ha emesso poi un comunicato: “È stato evidenziato da parte dei colleghi dell’assessore Bertucco che, nel caso avesse confermato la sua contrarietà, un comportamento coerente avrebbe richiesto le sue dimissioni da assessore. Desiderando evitare questa eventualità, la Giunta ha chiesto unanimemente un ripensamento al fine di trovare una soluzione comune”. Dopo una sosta, “Bertucco ha confermato la propria posizione di contrarietà al licenziamento della proposta di delibera consiliare. A quel punto, ai colleghi della Giunta non è rimasto che prendere atto della sua posizione, in attesa di un conseguente comportamento coerente con quanto espresso”. Gli chiedono di andarsene.

Lo sviluppo dell’area della Marangona è fissato da un accordo di programma già firmato dal Comune, dalla Provincia e dal Consorzio Zai. La delibera esaminata dalla giunta (andrà ora in consiglio comunale per l’approvazione) è stata riscritta e modificata, rispetto alla prima bozza uscita dall’ufficio della vicesindaca Barbara Bissoli. Tommasi aveva incontrato anche i rappresentanti di Legambiente (Chiara Martinelli), di Italia Nostra (Marisa Velardita) e del Wwf (Michele Dall’O), preoccupati per la cementificazione di un’area che non è un’area di pregio naturalistico, ma costituisce una fetta di territorio occupato dalla campagna. Avevano suggerito di recuperare porzioni della Zona Agricola Industriale storica che sono in abbandono, prima di sacrificare altre aree agricole alla Marangona.

Sullo sfondo c’è la possibile richiesta di far rivedere alla Regione Veneto il Piano d’area per il Quadrante Europa (Paqe), uno strumento urbanistico veneto sovraordinato rispetto all’urbanistica comunale, che da oltre trent’anni prevede per la Marangona una destinazione a uso logistico. L’area è stata divisa in cinque ambiti di intervento, con questo uso, mentre non si sono verificati significativi investimenti agricoli, considerando la futura gestione al Consorzio Zai.

Sulla vicenda è intervenuto anche l’ambientalista storico ed ex assessore Giorgio Massignan, coordinatore dell’Osservatorio urbanistico Veronapolis, che ha chiesto a Tommasi di cambiare strategia urbanistica. “Il Paqe regionale permetterebbe di costruire in aree ancora verdi e preziose, basterebbe che gli esponenti della nostra amministrazione pubblica andassero in Regione per modificare le scelte urbanistiche di quel piano. Riguardano anche il Nassar di Parona e la Marangona (area agricola di circa 1.500.000 mq a Verona sud), una zona che, rispetto alle norme urbanistiche, ha 800.000 mq di verde in meno, rispetto ai 2.000.000 del mq dell’intero comune”.

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