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“Appannata dalla droga, sta scivolando piano verso il baratro e da lì non risalirà mai più”: Nadia Bengala sulla figlia Diana condannata a 10 mesi di carcere

di F. Q.

Dopo la condanna della 28enne Diana Schivardi a 10 mesi di carcere per “per furto, tentata rapina, lesioni e danneggiamento”, la madre Nadia Bengala rompe il silenzio con una intervista a Il Corriere della Sera.

Mia figlia vive in una realtà tutta sua, purtroppo. – ha detto l’ex Miss Italia – Io le dedico ogni minuto del mio tempo. Lo faccio con amore, perché lei ne ha bisogno. Le spiego, ma lei è lontana, non credo abbia afferrato quanto è grave la condanna e i motivi che ne sono all’origine. Certo non è stata indifferente. Anche per lei è stata una giornata dolorosa. Però c’è ancora un distacco. Lei ha bisogno d’aiuto, ma anche io ne avrei bisogno per tirarla fuori da questo incubo”.

“È incosciente. Non capisce quello che la sta accadendo. – ha continuato – Non vede che sta camminando sull’orlo del precipizio. Sta scivolando piano piano verso il baratro e da lì non risalirà mai più. Questa condanna, dove è stabilito che è solo in parte capace di intendere, non le serve. Soltanto se verrà obbligata a stare in una comunità, dove specialisti la possano seguire giorno per giorno allora capirà quanto è grave la sua condizione. Io ne ho pagati tanti di specialisti. Ma si è dimostrato tutto inutile, perché lei non ha percepito di essere in un vicolo cieco (…) La colpa è della droga, obnubila il cervello. Lei vede cose non esistono. La sua realtà è appannata dagli stupefacenti. È necessario che le cada questo velo per riprendere il controllo della sua vita. Altrimenti finirà in guai molto più seri e dolorosi di quelli che sta affrontando oggi”.

Ad oggi la madre non sa darsi una spiegazione del perché della malattia della figlia: “Penso che ci sia stata una forma di malessere interiore, che mi è sfuggita. Ma è anche vero, che la vita è fatta d’incontri, conoscenze, amicizie. Quelle sbagliate fanno danni irreparabili. Magari all’inizio appaiono brave persone, e solo dopo cade la maschera. Qualcuno le avrà detto prova e lei ha scelto di assecondarlo. Chi lo ha fatto, era un disgraziato. Certo lei era predisposta”.

Una vicenda difficile e piena di dolore per entrambe le donne.

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