“Con la 55esima scelta – nel draft 2024 – i Los Angeles Lakers selezionano Bronny James, dalla University of Southern California”. Alla fine è successo davvero: la seconda notte del draft Nba regala la storia più incredibile (seppur preannunciata) degli ultimi anni. Per la prima volta nella storia, padre e figlio giocheranno nella stessa franchigia. LeBron James ha 39 anni, Bronny 19. Quando LeBron faceva il suo esordio in maglia Cleveland (nel lontano 2003), James Jr. non era ancora nato. Un dato che rende ancora più clamorosa una narrativa già di per sé unica. La vera domanda è: Bronny sarà davvero un giocatore da livello Nba? O è stata l’ennesima mossa da copione già scritto” utile solo a vendere biglietti?

La notte del draft NBA
Affascinante e dannatamente romantico. In bilico tra l’essere scartati o essere scelti da un’altra franchigia. Alla fine, va come tutto deve andare (e come molti avrebbero sperato). Bronny – a prescindere da tutto – ha realizzato il suo sogno. E non era per nulla scontato dopo l’arresto cardiaco della scorsa estate che avrebbe potuto compromettere per sempre la sua carriera. Un anno al College, a USC e la Draft Combine. Ora, il contratto garantito con i Lakers: tutto in pochi mesi. Il primo palcoscenico per mettersi in mostra? La Summer League. Tante aspettative, soprattutto perché “figlio di LeBron”.

Ora resta da capire se si è trattato di una mossa in pieno stile “americano”, per il semplice gusto di attrarre quanta più gente possibile a un evento unico e raro che si discosta dal semplice basket giocato. Come del resto lo è l’Nba stessa. Bisogna essere chiari: Bronny, ad oggi, non è una futura superstar ma solo un giocatore utile per chiudere il roster. O almeno, questo è ciò che suggeriscono le medie registrate nell’ultimo anno al College (4.8 punti, 2.8 rimbalzi e 2.1 assist). Senza dubbio, per la franchigia californiana una furba mossa di marketing. Vedremo se si riuscirà ad andare oltre.

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Family Business a Los Angeles
Nonostante tutto, però, non si può rimanere indifferenti. Chiunque sognerebbe di giocare con il proprio figlio (o padre) almeno una volta nella vita. LeBron e Bronny lo faranno per almeno una stagione. Una portata mediatica con pochi eguali. Il “Siamo tutti testimoni” – slogan Nike di Lebron James – risuona più che mai attuale. Dal campetto di casa alla Crypto.com Arena. Un affare di famiglia: insieme in campo e nella vita. Portato sempre con sé, a bordo campo ora i due saranno nello stesso spogliatoio. Non per scattarsi delle foto ma per giocare insieme. Non si aspetta altro che documentare il primo ingresso sullo stesso parquet.

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Dunque, continuerà la famosa legacy “James” in maglia Lakers e nel mondo Nba, dopo 21 anni dall’esordio di papà Lebron. E ora, per il numero 23 l’approdo del figlio Bronny potrebbe rappresentare il tramonto di una carriera irripetibile e vincente. Una mossa che anticipa il passaggio di consegne.

Un copione già scritto
“Prevedibile”, “un copione già scritto”. Per molti anche “raccomandato“. Le accuse di nepotismo non sono mancate e di certo continueranno anche durante la stagione. Bronny James ha il peso di portarsi sulle spalle un cognome che non è mai stato risparmiato da critiche e speculazioni. Questa, forse, un’ulteriore sfida per mettere a tacere le voci di chi urla allo scandalo. “Family business” canta Kanye West nel suo album d’esordio College Dropout. Nell’hollywoodiana Los Angeles, la trama più suggestiva degli ultimi mesi è terminata con un lieto fine. Bronny e il padre LeBron, per la prima volta nella storia Nba. Una coppia inedita e mai vista prima, per affari di famiglia.

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