Gli elettori registrati che hanno assistito al dibattito tv tra Biden e Trump, in proporzione del 67% contro il 33%, dicono che Trump è stato il migliore, secondo un sondaggio flash della Cnn condotto da SSRS tra i telespettatori. Così monta, come ovvio, la disperazione tra i democratici per la performance di Biden.

E’ andato così male che molti, in privato, alimentano dubbi e domande, già ampiamente in circolazione, sulla sua effettiva candidabilità alle presidenziali di novembre. Trump ha, per lo più, mantenuto la calma, senza eccedere. Non ha straparlato. Attitudini che di solito non gli si addicono. E solo per esserci riuscito nel complesso è andato meglio. La politica – e le singole linee strategiche messe in atto dai leader per incidere sull’andamento di una nazione come l’America – sembra lontana, purtroppo, per i cittadini, in questi show puramente mediatici. Nelle tele-democrazie le emozioni a pelle hanno la meglio.

Biden sul palco aveva voce rauca e incerta per un raffreddore, lo sguardo fisso, la bocca spesso aperta. Ha perso il filo del discorso varie volte. In una parola vecchio, poco sicuro. Impresa difficile, a 81 anni, dare l’immagine di poter essere, per un altro quadriennio, il Commander in Chief della superpotenza America con la valigetta atomica, in grado di decidere oppure no la Terza Guerra Mondiale. Joe ha faticato a completare le frasi in diversi passaggi, ha ceduto in ritirata quando si è trattato di ingaggiare l’altro, per esempio sull’aborto, dove i democratici hanno proseliti tra gli elettori indipendenti. Una settimana di training e dibattiti simulati a Camp David, non è servita a un granchè.

Trump non si è tirato indietro dallo scodellare una raffica di critiche e insulti contro l’avversario. E anche le solite logore bugie, ripetute all’infinito nei suoi comizi, come quella sui migranti che commettono ondate di criminalità, oppure che i democratici sono fan dell’infanticidio. Nessun dubbio, per chi guarda con distacco: un dibattito tra due persone non brillanti, non particolarmente intelligenti, non preparate. Brutta campagna elettorale. I peggiori candidati di sempre, età complessiva 159 anni. Ma Biden è sembrato più anziano.

Sono bastati pochi minuti, ai democratici, per rendersi conto di quanto stava diventando grave la situazione. “Ha vissuto i peggiori 15 minuti in apertura di un dibattito presidenziale di sempre”, ha affermato Aaron Kall, direttore del dibattito dell’Università del Michigan. “Orribile. Biden sembra e suona terribile. È incoerente,” ha detto a caldo un democratico con alle spalle molti anni alla Casa Bianca. “Siamo f***uti.” David Axelrod, stratega dem ed ex consigliere del presidente Barack Obama, conferma il “senso di shock” alla Cnn. “Sembrava un po’ disorientato. È diventato più forte man mano che il dibattito è andato avanti”. “Ma a quel punto, il panico era tangibile. E penso che sentiremo discussioni – non so se porteranno a qualcosa – si parlerà dell’opportunità o meno di continuare”.

Biden in teoria potrebbe battere Trump il 5 novembre, come ha già fatto nel 2020 (nei sondaggi nazionali sono statisticamente alla pari), perché nonostante l’età e il declino cognitivo è giudicato più affidabile rispetto a uno sfidante vendicativo con inclinazioni allo sociopatia. Però, il giorno dopo questo storico confronto tra un presidente in carica e un ex presidente, la domanda cruciale per i dem è: dovremmo scegliere qualcun altro come candidato democratico?

Il dibattito di stanotte è stato storico anche perché si è svolto prima che ciascuno dei due candidati sia formalmente nominato alle rispettive convenzioni di partito. La Convenzione Nazionale Democratica si terrà il 19 agosto a Chicago. Nessun sfidante dem si è fatto avanti per candidarsi contro Biden. Il colpo di scena potrebbe accadere davvero, se Joe decidesse di farsi da parte costringendo i democratici a fare un’altra scelta, il che avverrebbe “live” alla convention. Michelle Obama e Kamala Harris sono da escludere, secondo i bookmaker politici di Washington: perché donne e nere (Trump vincerebbe a valanga). I nomi che circolano con più insistenza sono due: Gavin Newsom, governatore della California e Gretchen Whitmer, governatrice del Michigan.

Non va dimenticato poi il lato drammatico e ormai quasi distopico con cui gli Stati Uniti, per forza di cose, hanno sempre a che fare: la politica estera – Israele, Gaza, Iran, Ucraina, Russia, altro – potrebbe dare a Biden l’occasione di far uso della leggendaria ‘October Surprise’ di cui, ad ogni tornata elettorale americana, si favoleggia, e che potrebbe cambiare il corso della campagna elettorale. Oppure, la sorpresa sarà Trump.

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