Non sappiamo come andranno a finire le elezioni statunitensi ma di sicuro chiunque sarà il presidente comanderà anche l’Unione europea. Ci saranno molte polemiche politiche sulla competenza o sulla rappresentatività dei vertici europei ma ha me pare che il punto fondamentale è che la scelta del triumvirato di comando della Ue si caratterizza come una sorta di propaggine della Nato costruito attorno alla guerra alla Russia e alle politiche di austerità.

Dicono: guerra alla Russia fino alla vittoria. Chiunque ragioni con la testa capisce che questa parola d’ordine significa – se va bene – la prosecuzione della guerra e dell’orribile massacro in corso per i prossimi anni. Nel caso in cui invece andasse male l’escalation darebbe luogo ad una guerra nucleare a breve, di cui l’Europa costituirebbe il principale teatro di guerra. In tutti i casi oltre ai morti avremo politiche di austerità che tagliano i diritti sociali e finanziano la spesa militare.

È del tutto evidente che la scelta dell’Unione Europea di accentuare il suo ruolo nella guerra in Donbass, non ha nulla a che vedere con gli interessi dei popoli europei ma invece corrisponde esattamente agli interessi delle elites statunitensi. Per tre ragioni fondamentali:

– Con l’impegno progressivamente più forte dell’Europa e il tiro di missili sul territorio russo la guerra è destinata ad allargarsi fuori dai confini ucraini ed a coinvolgere direttamente l’Europa sia sul piano territoriale che dal punto di vista del coinvolgimento dei soldati. Fino ad ora è stata l’Ucraina a fare una guerra per conto degli Usa, domani rischia di essere l’Europa a svolgere questo ruolo suicida.

– La guerra, causata dalla politica statunitense di allargamento della Nato e di non rispetto degli accordi di Minsk, è stata nella prima fase largamente finanziata dagli Usa. Adesso i costi stanno passando progressivamente sulle spalle dei paesi europei che si trovano a dover finanziare la guerra con il rischio che a fine anno gli Usa chiudano definitivamente i rubinetti. E’ del tutto evidente che l’enorme spesa militare è destinata ad aumentare e quindi a togliere risorse per il welfare, gli investimenti, l’innovazione. La guerra che il triunvirato dell’Unione Europea considera la propria guerra, è quindi destinata ad aggravare le politiche di austerità e le sofferenze sociali dei popoli europei.

– La rottura verticale dei rapporti tra Europa e Russia penalizza drammaticamente la competitività dell’industria tedesca e quindi del complesso industriale europeo: la mancanza di materie prime a basso costo fornite dalla Russia già oggi ha portato alla recessione l’economia della Germania. Ovviamente l’economia italiana e quella di vari altri paesi europei è legata a doppio filo all’apparato industriale tedesco e quindi siamo destinati anche noi a seguirne il destino.

La scelta della guerra ad oltranza dei “rinnovati” vertici dell’Unione Europea determina quindi – oltre ai rischi diretti di guerra – la devastazione economica e sociale dell’Europa. Gli Stati Uniti ringraziano non dovendo più spendere un soldo né mettere un uomo per proseguire una guerra che hanno voluto al fine di tenere inchiodata la Russia in un “Afghanistan” europeo.

La troika che si è incaricata di trasformare l’Unione Europea in una sorta di protettorato statunitense è espressione di un accordo tra socialisti, popolari e liberali, cioè del centro destra e del centro sinistra europeo. Questa sorta di partito unico della Nato e dell’austerità è fortemente contestato dalla Meloni – che voleva partecipare alla spartizione della torta – ma ne condivide però integralmente la linea politica. Abbiamo quindi un blocco che governa l’Europa che lavora contro i popoli europei e difende gli interessi delle elites statunitensi e una larga parte delle destre che contestano questo governo che si muovono sulla stessa linea politica.

E’ del tutto evidente che nelle elezioni europee non è emersa una chiara alternativa a questa situazione e quindi non si può pensare che la soluzione arrivi per via politica nei prossimi mesi… Però il tempo stringe e per rimediare ai disastri di questo indirizzo politico non possiamo aspettare le prossime elezioni europee tra cinque anni…

Per questo è necessario rompere gli schemi e far sentire la voce dei popoli che sono favorevoli alla pace fuori e contro un sistema politico bloccato che vede al governo – e in parte dell’opposizione – il partito unico della guerra. Contro questo partito trasversale subalterno agli Usa occorre costruire mobilitazioni e arrivare ad uno sciopero generale: se la politica non è in grado di dare risposte ai problemi fondamentali è necessario che i popoli si facciano sentire direttamente. Superare il senso di impotenza, la tendenza alla delega e costruire una mobilitazione popolare contro queste elites è il principale compito democratico che oggi abbiamo in Europa.

Questa è la sfida che abbiamo dinnanzi e su cui dobbiamo costruire la massima convergenza popolare: fermiamo la guerra e le politiche di austerità con la lotta, prima che sia troppo tardi!

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