Scuola

Linda, Virginia, Lucrezia: le tre ragazze del liceo di Venezia e l’orale “ribelle” alla maturità. Hanno preso 2, ma sono tutte promosse

La commissione d’esame per la maturità classica al Liceo Foscarini di Venezia non ha fatto, apparentemente, una piega. Ha applicato i criteri di valutazione che si adoperano nei confronti di uno studente che fa scena muta all’orale, il che accade piuttosto di rado e, di solito, viene compensato tenendo conto dello stato emotivo del maturando. In questo caso, però, il silenzio era voluto, come reazione di fronte ad un voto negativo nella prova di greco, che è stato ritenuto offensivo, umiliante, anche perché non teneva conto del percorso scolastico di cinque anni. Tre ragazze del Foscarini di Venezia avevano rifiutato di sostenere la prova orale, motivando ciascuna il proprio silenzio con la lettura di uno scritto che fotografava e denunciava il disagio nei confronti dell’istituzione scolastica, esploso nel momento in cui erano stati affissi i tabelloni, con i voti della prova di greco. “Non voglio accettare il vostro giudizio che non rispecchia il mio lavoro, perché non tollero la mancanza di rispetto nei miei confronti” aveva scandito una di loro.

Le studentesse sono state ugualmente promosse, anche perché avevano già superato la soglia della sufficienza, ovvero 60 crediti su 100 necessari. Nella prova orale hanno ricevuto ognuna il voto di 4 punti su 20 disponibili. Praticamente un 2, se calcolato in decimali. Non sappiamo come abbia reagito la commissione al duro atto d’accusa formulato da Linda Conchetto, Virginia Gonzales e Lucrezia Novello della classe III A e neppure quale sia stato il tenore della discussione nel conclave degli insegnanti. Poterne conoscere i contenuti sarebbe interessante per capire come l’istituzione (tre componenti della commissione sono interni, tre esterni, più un presidente) ha colto la provocazione delle studentesse, rivolte a contrastare sia un giudizio ritenuto ingiusto, che il sistema di relazioni e di potere che si instaura in una struttura scolastica.

La risposta è stata comunque ragionieristica. A ogni candidata è stato assegnato un punteggio di 4 ventesimi, sulla base delle “griglie” che ogni commissione utilizza, dopo avere discusso i criteri di valutazione in una seduta che precede gli esami. In questo caso il 4 equivale a considerare un candidato incapace di valutazione critica e di rielaborazione dei contenuti, delle conoscenze e delle nozioni acquisite. Il fatto di saper “argomentare in maniera critica e personale” è uno degli elementi essenziali prescritti dalle ordinanze ministeriali che dettano i criteri degli esami di Stato.

Di capacità critica, oltre che di un’indubbia dose di coraggio, le tre studentesse hanno dimostrato di averne parecchia, nonostante fossero già sicure di essere promosse. Dopo i voti di presentazione e i punti degli scritti di italiano e greco avevano raggiunto già la sufficienza: Virginia 61 punti, Lucrezia 63 punti e Linda 67 punti. Con i 4/20 punti dell’orale, il totalizzatore si è fermato su 65/100 per Virginia, 67/100 per Lucrezia e 71/100 per Linda.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato il giudizio di greco da parte della commissaria esterna, un’insegnante proveniente dal liceo Franchetti di Mestre. In un caso aveva giudicato una prova con un 3 e mezzo, ritenuto umiliante dalla studentessa. Tutte e tre le ragazze promosse hanno fatto richiesta di accesso agli atti, per poter esaminare i compiti controversi, ma non sono intenzionate a presentare ricorso. Gli insegnanti, invece, mantengono un rigoroso silenzio.

A parlare è invece l’assessore regionale Elena Donazzan, di Fratelli d’Italia, appena eletta eurodeputata. “Questa disobbedienza va punita perché è una provocazione e una mancanza di rispetto nei confronti dei docenti e dell’istituzione scolastica: così facendo dimostrano di non essere realmente mature”. Di opposto parere Luigi Zennaro, presidente dell’associazione dei presidi della provincia di Venezia: “La correzione delle prove è collegiale, la responsabilità è di tutta la commissione, che ha sbagliato. Doveva esserci qualcuno, a monte, che non faceva succedere quanto accaduto. Questa non è un’ingiustizia, ma un errore di tutta la commissione”.