Si aggrava lo scandalo scoppiato a inizio 2024 che vede al centro il produttore giapponese di integratori sanitari Kobayashi Pharmaceutical. La società ha dichiarato che sta esaminando i casi di altri 76 decessi potenzialmente legati ai suoi prodotti alimentari anti-colesterolo contenenti “beni koji“, cioè riso rosso fermentato. Non sono ancora state accertate né l’effettiva portata del danno alla salute, né la causa che avrebbe scatenato o influito sui decessi anche se questa, come affermato dalla stessa azienda, potrebbe trattarsi di un acido potenzialmente tossico prodotto dalla muffa con cui viene fermentato il riso.
Inizialmente erano cinque i decessi presumibilmente legati agli integratori di produzione Kobayashi Pharmaceutical. Una situazione, aggravata anche dalle innumerevoli segnalazioni dei clienti su problemi ai reni dopo la loro consumazione, che aveva spinto la società a ritirare dal mercato tre tipi di compresse contenenti beni koji lo scorso marzo. La piaga però non sembra essersi arrestata: “Abbiamo ricevuto 1.656 richieste da persone che hanno cercato assistenza medica e abbiamo 76 casi sotto indagine per un collegamento con le morti. Anche se le cause dirette dei ricoveri in ospedale o delle morti non hanno mostrato legami con malattie connesse ai reni, è diventato chiaro che esiste una varietà di casi, inclusi quelli in cui i prodotti con beni koji potrebbero aver causato in qualche modo danni e avuto un impatto indiretto“, ha affermato Kobayashi Pharmaceutical in un comunicato.
Quello dell’azienda è un nome familiare in Giappone e offre una vasta gamma di prodotti sanitari, motivo per cui lo scandalo ha avuto molta risonanza nel Paese. L’estensione del danno, tuttavia, potrebbe non confinarsi solo al Giappone. Infatti, Kobayashi Pharmaceutical ha affermato di aver venduto anche riso rosso fermentato anche ad alcune aziende con sede a Taiwan. Che, una volta uscito l’allarme, hanno richiamato preventivamente 154 prodotti contenenti la sostanza potenzialmente dannosa per la salute umana, come hanno fatto sapere le autorità sanitarie dell’isola.