Alla fine la fumata bianca al Consiglio europeo sui vertici delle future istituzioni Ue è arrivata. La popolare Ursula von der Leyen avrà un bis alla Commissione europea, l’ex premier socialista portoghese Antonio Costa andrà alla presidenza del Consiglio europeo e la premier estone liberale Kaja Kallas ricoprirà il posto di Alta rappresentante Ue per la politica estera. Tutto questo senza il voto favorevole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha votato “no” a Kallas e Costa (unica tra i 27) mentre si è astenuta su von der Leyen, lasciando così aperta la strada di una trattativa che si concluderà il 18 luglio con il voto in plenaria al Parlamento Europeo.

Dei 27 capi di Stato e di governo, oltre Meloni, solo il premier ungherese Viktor Orban non ha appoggiato l’intesa votando contro von der Leyen, si è astenuto su Kallas e ha addirittura votato a favore di Costa: “Il Ppe ha costruito una coalizione di menzogne ​​e inganni con i socialisti e i liberali. Non possiamo e non vogliamo sostenere questo accordo vergognoso. Non è questo ciò per cui hanno votato i cittadini europei!”, ha dichiarato l’ungherese. Così le destre europee procedono in ordine sparso.

La posizione di Meloni è diversa da quella dell’amico Orban ma anche dal premier ceco Petr Fiala. Meloni e Fiala sono infatti gli unici due esponenti del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti (Ecr) nel Consiglio Europeo. Ma il leader ceco ha dato il suo assenso a tutti e tre i top jobs: “Per la Repubblica Ceca è fondamentale che la distribuzione rispetti non solo l’equilibrio politico, ma anche quello geografico. I nomi proposti soddisfano questi criteri. Inoltre li conosco tutti personalmente, hanno un rapporto positivo con la Repubblica Ceca e ho un’ottima esperienza di lavoro con loro”, aveva dichiarato Fiala prima del voto in Consiglio.

Orban, intanto, prova a sfruttare la grande confusione tra i sovranisti europei. Il premier ungherese, mentre Meloni prende tempo su Ursula von der Leyen, fa sapere che ha già i numeri per lanciare un nuovo gruppo con le destre dei Paesi di Visegrad. Il nuovo gruppo potrebbe essere ufficializzato già la settimana prossima, spiega ai cronisti Balázs Orban, consigliere politico dell’ungherese, che giovedì non risparmia una stoccata alla premier italiana: “Inizialmente l’idea era di includere anche le delegazioni di Francia e Italia, ma ciò non è stato possibile perché i partiti di questi due Stati membri hanno preferito una strada diversa“. E la nuova famiglia conservatrice potrebbe sottrarre eurodeputati a Ecr. I polacchi del PiS stanno infatti “valutando di abbandonare i Conservatori e Riformisti,” spiega l’ex primo ministro, Mateusz Morawiecki, in un’intervista rilasciata a Politico. “Direi che la probabilità di uscire è del 50/50”, ha aggiunto. Pronti a confluire nella famiglia orbaniana anche il movimento Ano 2011 dell’ex premier ceco, Andrej Babiš, che ha abbandonato i liberali di Renew Europe la settimana scorsa, e il Partito Democratico Sloveno dell’ex primo ministro, Janez Janša.

“Il tema non è Ursula von Leyen ma quali sono le politiche che vuole portare avanti. E su questo non abbiamo risposte”, ha detto la premier Giorgia Meloni al termine del vertice Ue. La presidente della Commissione, dal canto suo, non chiude al dialogo, anzi: “Sì, Meloni si è astenuta sulla mia nomina, ma è importante lavorare bene al Consiglio con l’Italia, così come con gli altri Stati membri, è un principio che seguo sempre”, ha detto Ursula von der Leyen sottolineando che “è importante costruire una larga maggioranza per l’Europa”. E mentre il fronte delle destre europee non trova punti di incontro, Giorgia Meloni si trova anche in una situazione particolare in casa. I tre partiti che compongono il suo governo hanno assunto, attualmente, posizioni totalmente diverse. Se Fratelli d’Italia attualmente sceglie la via dell’astensione su von der Leyen, Forza Italia di Antonio Tajani conferma il suo sì convinto al bis della presidente di Commissione mentre la Lega di Matteo Salvini alza le barricate: “Quello che sta accadendo” sulle nomine Ue “puzza di colpo di Stato“, ha commentato il leader del Carroccio. Posizioni opposte nella stessa coalizione che guida l’Italia.

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