Vedrete che tutto si sistema (“S’arregle”): dice il tassista Bolt algerino che ci accompagna a Parigi dall’aeroporto di Beauvais. E come spesso capita ai giornalisti, è il taxista che dà la linea. “Vada su il Front National, governino e poi facciamo i conti con la realtà. Sono anni che dicono che ogni problema deriva dagli immigrati. Qualsiasi cosa. Allora vediamo”. È sarcastico, ma non è neanche tanto preoccupato. Come se davvero poi il bagno di realtà “sistemerà tutto” nonostante un governo Bardella.

Sono stato quattro giorni in Francia per curiosità e ansia politica e ho visto interessanti somiglianze ma soprattutto interessanti diversità rispetto alla situazione che viviamo in Italia. A Parigi non è facile vedere manifesti e immagini elettorali. A primo acchito, a otto giorni dal primo turno, non si vede niente. Faccio fatica a sapere dove il candidato del Front Populaire di una “circoscrizione controversa”, Emmanuel Gregoire, assisterà alla partita Francia-Olanda. Nella birreria indicata sembra che il pubblico non lo conosca. Solo io lo fotografo. Ma poi verificherò che per i volantinaggi e i passaparola va fortissimo e ci sono più di mille iscritti nella chat di sostegno. Dovrebbe essere una di quelle circoscrizioni di Parigi in cui nel ’22 vinsero i macroniani ma stavolta dovrebbe prevalere la parte moderata (socialisti o verdi) del Fronte.

Parigi è splendida, limpida, vivace ma tranquilla in questo inizio d’estate, invasa dal profumo dei tigli, piena di biciclette dopo la svolta ecologica del traffico di tutti questi anni (che la destra non avrebbe fatto). C’è ogni sorta di musica per la Festa della Musica. La Festa del 21 giugno è stata inventata dal governo socialista di Mitterrand nel 1982, che si rifaceva alle intuizioni e alle conquiste del Fronte Popolare del 1936. La statua di Leon Blum, davanti al Municipio, occhieggia i volantinatori dei partiti del Fronte Popolare – quello di oggi – al mercato e si perde tra i manifestanti della “Alerte feministe” (Allarme femminista contro l’estrema destra) domenica 23 giugno. Non ricordo di aver visto in Italia una manifestazione elettorale sotto forma di corteo. Qui si fa anche questo, e al corteo non si fanno distinzioni tra partiti e associazioni, tra attivisti politici e civici, tra sostenitori dei candidati.

Il discorso è semplice: la extreme droite è nemica di tutto ciò a cui teniamo. La risposta immediata e univoca è: sostenere il Nuovo Fronte Popolare, l’aggregazione nata in fretta e furia appena Macron ha indetto le elezioni anticipate più improvvise della storia. Anche il Pride delle Banlieues, una particolare originale manifestazione incentrata sugli attivisti Lgbtq immigrati, a cui ho partecipato a Courneuve, si è riconvertita in mobilitazione contro RN e per il Fronte.

Alcune scene mi hanno commosso. Un semplice cartello colorato a mano “Nous sommes le monde” che voleva dire tante cose: siamo di tutto il mondo, siamo la storia. Il corteo queer riscuote più curiosità o più simpatia dalle famigliole degli immigrati che si affacciano dalle finestre? Comunque qui si gioca in casa. Sul municipio c’è scritto che Courneuve vuole il riconoscimento dello Stato di Palestina. Alla manifestazione di domenica 23 il grande striscione di Greenpeace “Libertè en danger” (libertà in pericolo). Come a dire: vi aspettate da noi uno striscione sul clima, sulla destra che vuole una moratoria sulle rinnovabili, e invece vi parliamo di libertà perché siamo tutti uniti sugli stessi valori. I giovani gridano ritmando “Siamo tutti antifascisti” in italiano.

Certo, l’unità delle sinistre non è priva di problemi, a partire da quelli provocati da Melenchon che non ha voluto ricandidare cinque deputati “ribelli ” (che si sono quasi tutti ricandidati da indipendenti). Ma all’apparenza a Parigi non si vedono questi problemi. E su Gaza e l’Ucraina sembra che si siano messi tutti d’accordo a sinistra. Tutti sanno di essere circondati da una Francia ben diversa, quella che ci dà il “mal di Francia”, la preoccupazione per i valori europei. È quella che non scende in piazza a manifestare per il voto, ma che non ha più timore a votare per una formazione con una storia reazionaria e xenofoba.

Il risultato dipenderà dalla scelta del meno peggio in circa 200 collegi tra il 30 giugno e il 7 luglio. Possiamo consolarci con la storia: in fin dei conti c’è quasi sempre stata una Francia reazionaria conservatrice contro una Parigi rivoluzionaria e progressista. Nel 1870 la repressione della Comune di Parigi fece più di 20mila morti (non bombardamenti, gente uccisa uno a uno). Non è così tanto tempo fa. Abbiamo visto al parco delle Buttes Chaumont platani in buona salute, più vecchi della Comune. In questi giorni di “grande scontro pre-elettorale” al profumo di tiglio non vola un ceffone.

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