Prima l’editoriale di Thomas L. Friedman, amico di lunga data e tra i più quotati commentatori politici d’oltreoceano. Ora la richiesta diretta del comitato editoriale. In 24 ore il New York Times prende due volte posizione e chiede a Joe Biden di fare un passo indietro alla luce delle evidenti difficoltà mostrate dal candidato del Partito democratico nel primo faccia a faccia in diretta tv con l’ex presidente Donald Trump.

Biden, 81 anni, “ha dichiarato di essere il candidato con le migliori possibilità di affrontare questa minaccia di tirannia e sconfiggerla. La sua argomentazione si basa in gran parte sul fatto che ha battuto Trump nel 2020 – si legge nel contributo del comitato editoriale dal titolo “Per servire il suo Paese il presidente Biden dovrebbe lasciare la corsa” – Questo non è più un motivo sufficiente per cui Biden dovrebbe essere il candidato democratico di quest’anno”.

Giovedì sera il presidente “ha faticato a spiegare cosa avrebbe realizzato in un secondo mandato – prosegue l’editoriale rilanciato dai media americani nel pieno del dibattito aperto dal faccia a faccia di due giorni fa – Ha faticato a rispondere alle provocazioni di Trump. Ha faticato a ritenere Trump responsabile delle sue bugie, dei suoi fallimenti e dei suoi piani agghiaccianti. Più di una volta ha faticato ad arrivare alla fine di una frase”. E “non c’è ragione per il partito di rischiare la stabilità e la sicurezza del Paese costringendo gli elettori a scegliere tra le carenze di Trump e quelle di Biden”. Così, secondo il quotidiano, sospendere la campagna elettorale sarebbe “il miglior servizio che Biden possa rendere a un Paese che ha servito nobilmente per così tanto tempo”.

Un passo indietro chiesto anche dal fronte repubblicano. “Non voglio essere crudele sul piano umano – dice in un’intervista a La Repubblica il senatore della Florida Marco Rubio, tra i favoriti alla carica di vice presidente con Trump -, ma quello che abbiamo visto nel dibattito da parte del presidente Biden è triste e pericoloso. Rappresenta un rischio immediato per il paese, perché lo hanno visto anche i nostri rivali”.

“Il presidente ha confermato i timori degli ultimi tempi, non solo sulla capacità di candidarsi e restare alla Casa Bianca per altri quattro anni, ma anche di continuare a guidare il paese fino alla fine del suo mandato – prosegue Rubio – Il dibattito è stato seguito anche a Pechino, Mosca, Teheran. Quando i nostri avversari si convincono che il presidente è in difficoltà, diventa un problema per la sicurezza dell’America”. Se Biden va sostituito o meno “deve deciderlo lui, ma è molto difficile”. “Il voto alla fine sarà sulle questioni di sostanza – ha aggiunto il membro del Grand Old Party -. Gli elettori potranno comparare la presidenza Biden con quella di Trump, e stabilire se stavano meglio, erano più sicuri e più ricchi con la prima o la seconda”.

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