Sono state sette le città attraversate dai cortei del Pride nell’ultimo sabato di giugno, il mese dell’orgoglio Lgbt+. La manifestazione più importante a Milano, dove a partire dalle 15 sono scese in piazza decine di migliaia di persone; cortei anche a Napoli, a Bari e a Cagliari, oltre che a Ragusa, a Treviso e a Dolo (Venezia). “Nel clima inquietante in cui una presidente del Consiglio agita fantasmi golpisti dietro l’esercizio della sacrosanta libertà di informazione, la nostra mobilitazione prosegue e non fa sconti”, ha affermato lanciando la manifestazione il segretario generale di Arcigay Gabriele Piazzani, in riferimento agli attacchi di Giorgia Meloni all’inchiesta sotto copertura di Fanpage sull’antisemitismo e il razzismo tra i giovani di Fratelli d’Italia, definita “un metodo da regime”. “La presidente del Consiglio, invece di parlarci del lavoro dei giornalisti, deve spiegarci come mai nelle fila del suo partito si inneggi al fascismo in maniera aperta ed evidente. E coerente, voglio aggiungere, alle politiche persecutorie verso donne, stranieri, persone Lgbtqi+ che da mesi Giorgia Meloni mette in atto. Questo sì, come nei regimi”, aggiunge Piazzani.

A Milano al corteo – con lo slogan “Liberi di essere” – partecipano anche il Pd e il Movimento 5 stelle, che contestano il mancato patrocinio all’evento da parte della Regione Lombardia a guida leghista: sul carro dem è stato esposto un cartonato del governatore Attilio Fontana avvolto da una bandiera arcobaleno (video). Un modo “per fargli prendere per una volta la responsabilità di essere a una manifestazione che dovrebbe parlare a tutte le lombarde e a tutti i lombardi, mentre lui scappa dopo che anche quest’anno ha negato al Pride il patrocinio in una maniera vergognosa”, attacca il consigliere regionale Paolo Romano. Anche il M5s sul proprio carro ha esposto uno striscione con scritto: “Negare il patrocinio non spegnerà il nostro orgoglio”. In piazza nel capoluogo lombardo anche alcuni esponenti della comunità ebraica (tra cui il giornalista Klaus Davi) nonostante il rifiuto dell’associazione queer ebraica Keshet Italia di non aderire ai Pride nazionali, a causa delle tensioni dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Tra le bandiere arcobaleno sventolano anche molti vessilli della Palestina. Diversi i cartelli dedicati il generale Roberto Vannacci, eletto a Bruxelles con la Lega: “Più amore meno Vannacci. Il tuo mondo è all’incontrario”, è uno di questi.

Alla manifestazione ha partecipato la segretaria del Pd Elly Schlein, arrivata insieme al neo-eletto europarlamentare Alessandro Zan: “Durante questo anno e mezzo di governo Meloni l’Italia è scivolata alla 36esima posizione su 48 nella classifica sui diritti Lgbtqia+. Non lo possiamo accettare, vogliamo portare l’Italia nel futuro e pienamente in Europa”, afferma. E sullo scandalo sollevato da Fanpage attacca: “È gravissimo che la presidente del Consiglio, anziché rispondere, affrontare e prendere provvedimenti sul merito che emerge dell’inchiesta, che rileva un problema molto grande alla base della sua organizzazione giovanile, di antisemitismo, razzismo e apologia del fascismo, abbia colto l’occasione per un attacco molto forte alla libertà di stampa e alla libertà dei giornalisti. È come se avesse detto che sarebbe stato meglio non venisse fuori. Invece i cittadini hanno il diritto di sapere quello che succede dentro al partito che esprime la presidente del Consiglio di questo Paese. Ed è incredibile che non abbia trovato la forza di prendere le distanze e cacciare queste persone dal suo partito”.

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