C’è un’altra vittima nella giornata nera per le morti sul lavoro che è stata venerdì 28 giugno. Si chiamava Marco Salvagno, aveva 21 anni, era originario di Chioggia e lavorava come operaio alla Boscolo Bielo, un’azienda edile di Venezia: i colleghi lo hanno trovato nel tardo pomeriggio riverso sul pavimento di un deposito, in una pozza di sangue e in condizioni disperate. Secondo quanto ricostruito, il giovane si è tagliato con una lastra di vetro e una grossa scheggia gli ha reciso un’arteria femorale, uccidendolo per dissanguamento. Inutile l’intervento dei sanitari del Suem 118, il servizio di emergenza della Regione Veneto. Nelle ore precedenti si erano già contate altre tre vittime, di cui altri due 21enni: Angelo Giardina, travolto da un carrello elevatore a Canicattì (Agrigento) e Francesco Mazzucco, schiacciato da un trattore a Minturno, in provincia di Latina. Nel Milanese, invece, il 58enne Claudio Togni è precipitato nel fiume Adda mentre stava lavorando su un canale scolmatore.
A dare notizia dell’ennesima morte – al 31 maggio 2024 erano già 369 secondo l’Inail – è stata la Uil Veneto nella serata di venerdì: “Si rimane sempre disorientati e inorriditi ogni volta che accade un incidente sul lavoro, ci si fa tante domande, ci si chiede se stiamo facendo tutto il possibile”, scrive in una nota il segretario Roberto Toigo. “La Uil Veneto si stringe attorno alla famiglia del giovane operaio, vittima del tragico infortunio, e continuerà il suo lavoro in nome della sicurezza, senza mai abbassare la guardia, insieme alle istituzioni e ai lavoratori. La prevenzione è un’arma fondamentale per superare situazioni tragiche come quella di oggi in cui a primeggiare deve essere sempre e solo la cultura della vita”.