Il campione sloveno sogna la doppietta Giro-Tour, riuscita per l'ultima volta al Pirata nel 1998
Da Firenze a Nizza. Ventuno tappe di cui quattro su territorio italiano, per un totale di 3.498 chilometri. È tutto ciò che si frappone tra Tadej Pogacar e il terzo Tour de France della sua carriera. Quello che potrebbe regalare allo sloveno una doppietta con il Giro d’Italia che al ciclismo manca da ben 26 anni, dal capolavoro di Marco Pantani nel 1998. Dal rosa al giallo. Un’impresa che lo renderebbe ancora più grande. L’edizione numero 111 della Grande Boucle, al via sabato 29 giugno da Firenze, parte con questa grande aspettativa e una novità non indifferente. Niente Campi Elisi per l’ultima frazione. La presenza delle Olimpiadi non lo ha reso possibile. Per la prima volta dal 1905, l’incoronazione del vincitore della maglia gialla non si svolgerà a Parigi ma in Costa Azzurra, a Nizza.
Pogacar arriva al Tour probabilmente nella massima condizione possibile, sia dal punto di vista fisico che mentale. L’unico punto di domanda riguarda il Covid: si è ammalato due settimane prima della partenza. La vittoria all’esordio al Giro d’Italia però è stata una prova di forza dai tratti storici, dominanti, annichilenti. Vero, non erano presenti i rivali principali, ma lo sloveno ha trasformato una delle corse a tappe più dure al mondo in una passerella trionfale. Ha vinto d’inerzia, senza mai forzare veramente. Una sorta di allenamento in vista della Grande Boucle. La fiducia dunque è all’apice, i motivi per credere nella doppietta molti.
I rivali di Pogacar
A differenza del Giro, i rivali in Francia non mancano e rappresentano più di un ostacolo per le ambizioni dello sloveno. Su di loro però incombono diverse incognite. La prima riguarda il principale rivale di Pogacar, quello che si è messo in mezzo nelle ultime due edizioni: Jonas Vingegaard. Come si presenterà ai nastri di partenza? È questa la grande domanda della vigilia. ll danese arriva infatti a questo appuntamento dopo il grave infortunio patito al Giro dei Paesi Baschi quasi tre mesi fa. La condizione fisica e di forma è tutta da testare. C’è invece curiosità nel vedere la competitività di Primoz Roglic e Remco Evenepoel. Il primo ha appena vinto il Giro del Delfinato, ha dimostrato di poter ottenere ancora grandissimi risultati, però a quasi 35 anni pare essere entrato nella fase discendente della carriera. Il secondo sarà alla prima partecipazione alla Grande Boucle e può diventare il terzo incomodo nella possibile sfida tra Pogacar e Vingegaard. Anche su di lui le incognite fisiche non mancano dopo la frattura alla clavicola subita al Giro dei Paesi Baschi. Al Tour saranno presenti anche i gemelli Adam e Simon Yates, ma entrambi non sembrano essere in grado di gestire i ritmi di Pogacar.
Il percorso: crono, salite e trappole
Il percorso di quest’anno è un altro fattore positivo per Pogacar, con molte salite da circoletto rosso distribuite in maniera omogenea sulle tre settimane. La durezza del tracciato però può racchiudere più di un pericolo e la cronometro all’ultima tappa è molto insidiosa. Lo sloveno nelle prove contro il tempo va fortissimo, Vingegaard (se sta bene) forse anche di più. Le montagne importanti arrivano prestissimo. Già alla quarta tappa ci sono due degli otto Gran Premi della Montagna sopra i 2.000 metri. Da Pinerolo si arriva a Valloire direttamente in picchiata dal mitico Col du Galibier, dopo aver affrontato la salita di Sestriere e il Col de Montgenèvre. La cronometro della settima tappa (oltre 25 km da Nuits-Saint-Georges a Gevrey-Chambertin) promette di dare un primo vero scossone alla classifica e anticipa il nono appuntamento. Si tratta della temuta frazione degli sterrati, con ben 32 chilometri fuori dall’asfalto. Un’altra bella occasione per Pogacar.
Nella seconda settimana la quattordicesima e quindicesima tappa propongono un doppio arrivo in salita: Pla d’Adet (preceduto dal Tourmalet) e Plateau de Beille saranno due momenti decisivi per la vittoria finale. Il percorso particolare di questo Tour riporterà poi il gruppo verso le Alpi, e qui arriveranno gli scontri finali, alla terzultima e penultima frazione. Venerdì 19 luglio arriva l’infinita scalata agli oltre 2800 metri del Col de la Bonette, seguiti dall’arrivo a Isola 2000. Una giornata da quasi 60 km di salita sui 144 in programma. Infine la battaglia conclusiva sul Col de la Couillole. Il Tour de France si concluderà poi una cronometro individuale di 33,7 km tutt’altro che pianeggianti dal Principato di Monaco a Nizza.
Gli italiani al via
Saranno 8 gli azzurri al via del Tour de France. La spedizione è guidata idealmente da Alberto Bettiol, che si è laureato campione d’Italia pochi giorni fa a Sesto Fiorentino. Poi Giulio Ciccone, l’anno scorso maglia a pois e ultimo italiano a vestire la maglia gialla nel 2019. L’obiettivo per lui è confermare il ruolo di leader della classifica scalatori. Ci saranno anche Luca Mozzato, Davide Ballerini, Michele Gazzoli, Matteo Sobrero, Gianni Moscon e Davide Formolo. Spetterà anche a loro provare a regalare all’Italia una vittoria di tappa in Francia che manca da cinque anni. L’ultimo a riuscirci fu ovviamente Vincenzo Nibali, a Val Thorens nel 2019.