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Tour de France, a Firenze i francesi non s’incazzano: Bardet impresa e maglia gialla nel piccolo mondo antico della nostalgia italiana

Una piccola macchia gialla precede il gruppone di ciclisti per il via ufficiale del Tour de France a Firenze, prima volta che la più prestigiosa corsa a tappe del mondo parte dall’Italia. Sono i giovanissimi della squadra intitolata a Gastone Nencini, sorta grazie agli eredi del campione nel 2005. In questo sfilata che precede lo start passano anche per Piazza Nencini, sfiorando di pochissimo Piazza Bartali. Ai due corridori toscani è dedicata la trasferta del Tour de France in terra italiana, a cento anni dall’arrivo a Parigi in maglia gialla di Ottavio Bottecchia, che nel 1924 la indossò dall’inizio alla fine e in carriera la terrà per ben 34 giorni, concedendo il bis nel 1925. Morirà due anni dopo in circostanze misteriose mai chiarite, dopo essere stato trovato in strada gravemente ferito. Il giallo (è proprio il caso di dirlo) non è mai stato risolto: la sua morte potrebbe essere stata causata da una banale caduta in bici, da un agguato fascista o da chissà quale altro motivo.

Nencini invece ha vinto il Tour nel 1960, amico del corregionale Bartali che lo aveva indicato per talento e combattività il suo erede, lui che di Tour ne aveva vinti due a distanza di dieci anni (1938 e 1948). Emozionatissimi i dodici ragazzi della S.C. Gastone Nencini. Il giorno prima un loro giovane atleta, vestito sempre di giallo, ha accompagnato il team della Movistar dal Villaggio del Tour a Piazzale Michelangelo, dove c’è stata la presentazione delle squadre e sono state fatte le foto di rito con Firenze sullo sfondo che stanno facendo il giro del web. Il ragazzino era più felice di quando ha vinto la sua prima corsa. Il team Nencini corre tutto l’anno con la maglia gialla, con davanti il volto di Gastone e per scelta societaria senza sponsor. Ricorderanno per anni di aver pedalato davanti Van Aert, Van der Poel e Cavendish e a tutti gli altri.

La partenza ufficiale del Tour è avvenuta, dopo il passaggio anche in Piazza della Signoria, a Bagno a Ripoli. Nel pomeriggio si è potuto seguire la tappa in tv al Museo Bartali, a Ponte a Ema. A 500 metri da Bagno a Ripoli c’è infatti questo spazio dedicato a Ginettaccio in cui oggi c’è una mostra non solo sul campione, ma su tutti i vincitori italiani dei Tour de France: c’è una bici di Bottecchia del 1920, quella del 1938 di Bartali, di Coppi del 1949, una replica di quella di Pantani, l’originale di Nencini, una di Nibali (non quella del Tour, ma c’è la maglia gialla originale), la maglia di campione del mondo di Gimondi. Il museo è comunale, gestito da Maurizio, figlio di Andrea Bresci, grande amico di Bartali, presidente un tempo dell’Aquila, la squadra di ciclismo locale in cui da piccolo aveva corso anche l’Intramontabile. Andrea non c’è più, tutto è passato nelle mani di Maurizio. Il Museo è straordinario, resiste in mezzo a mille difficoltà. È bellissimo seguire una tappa del Tour in un luogo come questo, ricco di storia per il ciclismo e amore per il campione, in mezzo a tante bici mitiche.

Intanto sul Barbotto (salita di 5,8 km con 7.6 percento di pendenza, amata da Marco Pantani), posta al 136 km dei 206 totali ci si aspetta l’attacco di Tadej Pogačar, il grande favorito di questo Tour. Certo è presente il vincitore della Grand Boucle 2023, il danese Jonas Vingegaard ha trionfato nelle ultime due edizioni, l’anno scorso con 7’29 di vantaggio sullo stesso Pogačar. Ma quest’anno è diverso, il danese viene da un brutto incidente sulle strade basche ad inizio aprile, mentre lo sloveno ha disintegrato i rivali al Giro d’Italia e ora punta con decisione all’accoppiata Giro e Tour nello stesso anno, impresa che non è più riuscita dai tempi di Marco Pantani.

Sul Barbotto si è piazzato anche Miha Koncilija, arrivato ieri con la famiglia da Komenda, Slovenia. Miha è stato il primo allenatore di Tadej, vivevano a due chilometri di distanza ed ora è il direttore sportivo della squadra giovanile che porta il nome del campione. Evidentemente chi lo conosce bene sa cosa può fare già nella prima tappa. Sul Barbotto arriva primo però lo scalatore Jonas Abrahamsen, ex cicloturista. Cavendish, qui alla ricerca della vittoria numero 35 superare Merckx, vive intanto una giornata terribile vomitando in corsa ma non va fuori tempo massimo. In fuga ci sono i compagni di squadra Bardet e Van den Broek e resistono eroicamente fino al traguardo di Rimini. La vittoria e la prima maglia gialla è del francese Romain Bardet. A Firenze in mattinata le bandiere più diffuse sono quelle slovene (qualcosina anche per Roglic va detto, il terzo incomodo per la vittoria finale). Ci sono anche i colori colombiani, che in questi casi chissà perchè non mancano mai, e poi qualche danese. La piccola Slovenia, poco più di due milioni di abitanti, sarà protagonista di questa edizione della corsa a tappe francese partita dall’Italia.