di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Ha ragione Giorgia Meloni a ricordare il flirt con l’autonomia differenziata della sinistra e le sue responsabilità storiche. Ma dovrebbe anche chiedersi se questo non abbia contribuito a determinare la crisi del Pd, in specie al Sud, culminata con la sconfitta di Letta delle scorse Politiche. E magari chiedersi se continuando così non FdI imboccherà la stessa strada dei Pd. Riguardo alle liste di proscrizione dei deputati del Sud che hanno votato per l’autonomia ricordo alla premier che questi non sono in Parlamento per diritto divino ma devono rendere conto a chi li ha eletti.

Oltre a questo, assistiamo alla ripresa della consueta narrazione tossica sulle cause del divario Nord-Sud attribuita da sempre a fattori antropologici. Come quella di Brunetta su il Riformista che afferma, senza mostrare alcuna evidenza numerica tratta da banche dati pubbliche e verificabili che grazie agli opendata ora ci sono e anche con una certa profondità storica, che “Le aree più produttive del Paese hanno contribuito a finanziare i territori più svantaggiati, ma il divario non è certo diminuito” e che nel “Centro Nord si produce e al Sud si consuma”.

C’è da chiedersi dove siano finiti questi finanziamenti al Sud visto che infrastrutture non se ne vedono e i conti pubblici territoriali, che ripartiscono circa 1.200 miliardi di spesa pubblica corrente, mostrano nel solo 2021, per esempio, una spesa pro capite in Val D’Aosta di 36.208 euro e in Campania di 13.875. Persino per le politiche di coesione in Val D’Aosta si spende molto più che in Campania: 7.953 euro anno contro 5.492.

Sarebbe ora di avere dei conti veri, non certo quelli che fanno dire a Luca Ricolfi nel suo libro Il sacco del Nord che al Sud c’è un tenore di vita maggiore perché a causa della maggiore disoccupazione c’è più tempo libero. Per conti veri intendo spesa pubblica corrente più investimenti pubblici detratti dai contributi straordinari al Sud e al Nord: tutto calcolato con pari criteri, anche i contributi straordinari. Nel senso che se al Nord si fa una autostrada a quattro corsie con risorse ordinarie anche al Sud le prime quattro corsie si fanno con risorse ordinarie e solo dalla quinta in su con quelle straordinarie.

Mi farebbe anche piacere sapere cosa pensano gli amministratori del Sud quando Mulè a Tagatà dice che sarebbe anche ora che il Sud inizi ad amministrare bene. Ho sempre contestato la gestione della sanità fatta dai governatori lucani da De Filippo a Bardi, passando per Pittella. Ma il loro operato mi pare encomiabile se raffrontato a quello di Formigoni in Lombardia. Leggo su Fanpage che le peggiori regioni per la gestione della Sanità sono il Molise, la Basilicata la Calabria e la Sicilia: tutte amministrate dal centrodestra. Il non detto è: tutte al Sud, visto che sono terroni? Ma le cose sono più complicate di così.

Per esempio la Basilicata ha una superficie grande come la metà del Veneto con una popolazione di un decimo. Ora qualche solone mi dovrebbe spiegare come la Basilicata possa avere le stesse prestazioni (LEA) del Veneto a parità di spesa annua pro capite (2.191 € in Veneto contro i 1.916 della Basilicata) dato che, a causa di quelle che vengono definite economie di scala e di scopo, per fornire una prestazione almeno comparabile la Basilicata dovrebbe avere mal contate almeno risorse quintuple. Senza considerare che le strutture pubbliche di trasporto e di viabilità (LEP) fanno sì che in Veneto in mezz’ora si raggiunge un ospedale e in Basilicata in due ore. Insomma in Veneto con un infarto ti salvi, in Basilicata no.

Questa propaganda proditoria contro il Sud dura ormai da troppo tempo e non se ne può più e sta distruggendo la stessa idea di Paese unito. Al Sud prima si votava Pd, ora meno e ci si astiene. Ora si vota FdI ma in futuro meno e ci si asterrà di più. Nel mentre, sotto la cenere, aumentano un luogo comune e una falsità dopo l’altra le spinte secessioniste al Nord e al Sud.

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