Un boato e la Marsigliese intonata mentre sventolavano le bandiere della Francia. Nel quartier generale del Rassemblement National a Hénin-Beaumont, nel Nord del Paese, i primi risultati sono stati accolti tra grida di gioia. L’estrema destra di Marine Le Pen al primo turno delle legislative, stando agli ultimi exit poll, è arrivata al 33 per cento. Un risultato tale che permette di puntare ancora alla maggioranza assoluta. Che infatti la leader, ha subito invocato, incitando i propri sostenitori per il voto del prossimo weekend: “Se mi darete la fiducia sarò il premier di tutti”, ha già detto il suo delfino Jordan Bardella. La botta più dura è per il presidente Emmanuel Macron che si è fermato al 21% dei consensi e, come prima cosa, ha diffuso un messaggio per chiedere “unità repubblicana” al secondo turno. Senza che sia chiaro però se, i suoi, saranno pronti a sostenere anche la sinistra del Nuovo fronte popolare, arrivata invece al 28%. Contro il capo dell’Eliseo, rompendo l’equilibrio anche a sinistra, ha parlato Jean-Luc Mélenchon: “Il presidente è stato sconfitto”, ha detto. Ma ha anche annunciato che “ritireranno tutti i candidati là dove sono arrivati terzi” per “sostenere” chi può battere il RN. In questo senso hanno parlato anche il socialista Raphaël Glucksmann (“Abbiamo sette giorni per evitare la catastrofe”) e l’ex presidente François Hollande che ha fatto un appello alle forze a sinistra.

I primi risultati – Le elezioni legislative, convocata da Macron dopo la sconfitta alle Europee di due settimane fa, si svolgono con un sistema maggioritario a doppio turno. Secondo una stima dell’istituto Ipsos fatta sui 539 collegi elettorali della Francia continentale, al primo turno verrebbero eletti tra 65 e 85 deputati mentre al secondo turno ci sono potenzialmente da 285 a 315 triangolari e da 150 a 170 duelli. Rn sarebbe presente in 390-430 collegi elettorali, la sinistra in 370-410, la vecchia maggioranza in 290-330 e i Repubblicani in 70-90. Secondo le proiezioni di Ipsos Talan, il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella potrebbe ottenere tra i 230 e i 280 seggi. La maggioranza assoluta è fissata a 289 deputati. Il Nuovo Fronte popolare raccoglierebbe tra i 125 e i 165 seggi. Ensemble tra i 70 e i 100 seggi. Les Republicains tra i 40 e 61 seggi. Da segnalare che, nel primo turno di domenica 30 giugno, c’è stata un’affluenza da record: ha votato il 65,5% degli aventi diritto, dato nettamente superiore al 47,5% registrato nel 2022.

Ora Le Pen e Bardella ci credono – Chi sta già festeggiando e vede la possibilità di ottenere la maggioranza assoluta al secondo turno, sono i leader del Rassemblement National. “Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano”, sono state le prime parole di Marine Le Pen che ha anche incassato la rielezione all’Assemblea nazionale senza passare dal ballottaggio. “Stasera è la prima tappa di una marcia verso l’alternanza politica per condurre le riforme di cui ha bisogno il Paese”. Il suo delfino Jordan Bardella è intervenuto subito dopo e si è giocato il tutto per tutto: “L’esito del voto in Francia rappresenta un verdetto senza appello”, ha detto, una “aspirazione chiara” dei francesi “al cambiamento”. “L’alternanza è a portata di mano”. Il ventottenne ha parlato di “speranza senza precedenti in tutto il Paese”. “Se mi darete la fiducia” al secondo turno “sarò il primo ministro di tutti”, ha sottolineato Bardella, secondo cui il voto di domenica sarà tra i più ”determinanti di tutta la storia della Quinta Repubblica”. Sarò, ha detto parlando già (e molto prematuramente) da vincitore, un “premier di coabitazione, rispettoso della funzione del presidente della Repubblica, ma intransigente”.

Macron invoca “un blocco repubblicano”. Ma senza indicazioni di voto – L’azzardo di Macron non ha dato i risultati che sperava e ora deve fare i conti con il rischio di una Francia ingovernabile. La prima reazione è stata una dichiarazione trasmessa dall’Eliseo subito dopo il voto. Nessuna conferenza stampa, nessun intervento davanti ai francesi. “Dinanzi al Rassemblement National, è arrivato il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno“, ha detto. Macron ha anche cercato di spostare l’attenzione sull’affluenza: “L’elevata partecipazione al primo turno di queste elezioni politiche dimostra l’importanza di questo voto per tutti i nostri connazionali e la volontà di chiarire la situazione politica” nel Paese. La loro scelta democratica ci impegna”, ha detto. Al momento però, questo fronte repubblicano ha già numerose difficoltà perché è impossibile che Ensemble! possa sostenere il nuovo fronte della sinistra. Almeno non dappertutto. Il premier Gabriel Attal è stato un po’ più chiaro: “Sosterremo i candidati che come noi difendono i valori della Repubblica”, ha detto. Ovvero non tutta la sinistra, ma solo alcuni. Edouard Philippe ad esempio, uno dei leader dell’ex maggioranza presidenziale, ha dato indicazioni decisamente contrastanti con quelle di Macron, invitando i suoi militanti “a fare desistenza per evitare l’elezione di candidati RN o LFI, La France Insoumise”. Anche i Repubblicani, quelli che non hanno seguito il leader Eric Ciotti nell’alleanza con Marine Le Pen, e hanno ottenuto il 10 per cento, hanno già detto che non daranno consegne di voto.

Il Nuovo fronte della sinistra ritira i candidati arrivati terzi – Chi ha retto e ora si presenta come una delle poche alternative all’estrema destra è l’alleanza della sinistra. Che ha raggiunto il 28 per cento dei consensi. Il primo a parlare è stato il leader de la France Insoumise Jean-Luc Mélenchon: “I risultati del primo turno rappresentano una pesante e indiscutibile sconfitta”, ha detto. Mélenchon ha anche invitato i compagni di partito a fare desistenza al secondo turno per scongiurare la vittoria dei candidati lepenisti: “Ritireremo la nostra candidatura” in caso di “triangolare” al secondo turno. “La nostra indicazione è semplice, neanche un seggio in più per il Rassemblement National”. Poco dopo ha parlato anche l’ex presidente della Repubblica e candidato socialista François Hollande: “Abbiamo il solenne dovere di assicurare che l’estrema destra non ottenga la maggioranza nelle prossime elezioni”, ha detto. “Ma dobbiamo anche essere consapevoli di come dobbiamo unirci, questa unità deve essere la più ampia possibile”. Per il socialista Raphaël Glucksmann, il momento è così grave che è l’unica strada: “Abbiamo sette giorni per evitare che la Francia cada in una catastrofe”, ha detto il leader di Place publique, considerato uno degli esponenti più moderati della coalizione. “Ciò che facciamo, ciò che diciamo nei giorni, nelle ore a venire, determinerà il nostro posto nella storia del nostro Paese”, ha detto. Il fronte ha retto, ma gli scontri nei collegi sono stati e saranno molto duri. Da segnalare che Fabien Roussel, leader del Partito comunista francese, nonché membro del Nouveau Front Populaire, ha perso nel nord della Francia contro la candidata del Rassemblement National. E François Hollande, ex presidente della Repubblica ed esponente dei socialisti, è arrivato in testa di Correze, ma si deve preparare a un triangolare contro gli avversari del RN e del partito di Macron.

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