Sullo specchio d’acqua davanti ad una spiaggia libera si può ammirare una bicicletta galleggiante composta da boe gialle, proprio di fronte alla piazza con ai lati il Grand Hotel e il grattacielo. Sul terreno di gioco del campo comunale si trova una gigantografia di Marco Pantani. Tutto a Cesenatico oggi parla del Pirata (l’ultimo ciclista in assoluto a vincere nella stessa estate le due principali corse a tappe) e in generale del Tour de France, che è partito da qui per la seconda tappa di questa edizione 2024 che rimarrà in terra italiana fino a martedì pomeriggio.

Le due opere sono state realizzate da Simone Tribuiani, originario della località balnerare romagnola proprio come Marco. Grande appassionato di sport, “Tribu” da piccolo li ha provati tutti, dal calcio al baseball, ma soprattutto il ciclismo nella G.S. Fausto Coppi, dove correva anche Pantani, cinque anni più grande di lui. La sua arte è legata in maniera indissolubile allo sport, come dimostrano anche i suoi graffiti visti ieri sulla salita del Barbotto e Perticara. Tribu disegna dappertutto, se la superficie non è nuova ma consunta dall’uso quotidiano o dalla storia, ancora meglio. Gli sportivi sono diventati il suo marchio di fabbrica. Ciclisti come Coppi, Bartali, Binda, Moser, ovviamente Pantani, ma anche fotogrammi di partite NBA e Nazionali di calcio in posa prima della partita, soprattutto quelle di Spagna ’82. Perchè il quarantanovenne Tribuiani prende ispirazione dall’immaginario giovanile della sua adolescenza, per cui anche la musica così come le tv private non vengono dimenticate. E poi il cinema, sognando certe scene di film di cui non si ricorda più nessuno.

Dopo l’inaugurazione in mattinata dell’istallazione al campo sportivo, ci apre le porte del suo studio in via Fiorentini, pieno centro di Cesenatico. La diretta Rai della tappa è già iniziata ed è possibile seguirla così da un tablet. Un occhio alla corsa e uno alle sue opere d’arte. Un primo piano sullo schermo del gruppone e uno a un suo ritratto di Merckx. “Io provo sempre – racconta a ilfattoquotidiano.it – a creare un contatto con le emozioni infantili, quelle legate al mio territorio. Nel mio passato lo sport era un fenomeno di aggregazione, davanti ai televisori dei bar anni Ottanta. Io oggi cerco di portare in superficie un dettaglio o quell’istante che ha segnato la mia esistenza. Vivo ancora in contatto con il bambino che sono stato”. Allo storico Club Magico Pantani in mattinata avevano tirato fuori la vecchia ammiraglia originale della Mercatone Uno. Si forma una breve coda per farsi una foto per via dei tanti ciclisti amatoriale giunti qui. Di Cesenatico è anche mister Alberto Zaccheroni, che si è ripreso alla grande dopo l’incidente domestico di un anno abbondante fa. La corsa gli passa sotto casa, ma lui è in Germania a seguire gli Europei, ieri i tedeschi, oggi gli inglesi. Non si è dispiaciuto troppo a non aver visto l’Italia, di più ad aver perso il Tour dal suo balcone.

Per strada parecchia gente, tanto giallo e altrettante bandane indossate all’esterno dello Spazio Pantani, il museo gestito dalla nipote di Marco, Serena Boschetti. La tappa oggi è passata anche per Ravenna, dove in Piazza del Popolo c’è una mostra dedicata a uno dei pionieri del ciclismo. Michele Gordini, ai tempi di Ottavio Bottecchia, è stato un uomo e un corridore combattivo che ha solo sfiorato la maglia gialla. Correva tra gli “Isolati“, bellissima definizione a metà tra romanticismo e cinismo per descrivere quei ciclisti che al Tour non appartenevano a squadre sponsorizzate ma viaggiavano da indipendenti. Il figlio Bartolemeo, maestro di boxe, è per strada a incitare i fuggitivi. Dopo aver affrontato tratti pianeggianti la Cesenatico-Bologna affronta due salite, una è la Gallisterna, quella dove Julian Alaphilippe è diventato campione del mondo nel 2020. Qui si è posizionato a vedere la gara anche Roberto Conti, che abita proprio qui vicino. Uno dei più fidati gregari di Pantani alla Mercatone Uno, ha vinto una tappa al Tour trent’anni fa ed ha partecipato per undici volte alla corsa a tappe francese, c’era anche nella mitica annata 1998. La corsa è entrata nel vivo già dall’inizio con un gruppo di undici che va in fuga subito, prendendo un ottimo vantaggio. Abrahamsen in maglia a pois ne approfitta per vincere i Gran Premi della montagna. Ma a Bologna vince il francese Kévin Vauquelin. Bene Pogačar e Vingegaard, meno bene Roglic. La maglia gialla da oggi è dello sloveno re del Giro. Così si conclude la seconda tappa italiana. Chiediamo all’artista di Cesenatico un ultimo ricordo di Pantani. “Mi viene in mente Marco al campo di calcio a Ponente – conclude il visual artist Tribu – nessuno lì era un campione ma con lui non si metteva troppo la gamba per paura si facesse male. Pantani è stato un rivoluzionario sia come ciclista che come personaggio“. Domani si riparte da Piacenza.

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