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Elezioni Francia, il golpe di Marine Le Pen fallisce per pochissimo

La Borsa di Parigi, termometro post-elettorale, ha aperto il giorno dopo “lo storico voto” che ha sancito la vittoria del Rassemblement National, la coalizione di estrema destra, con un significativo rialzo. Segno che i mercati si sono sentiti rassicurati dal risultato dell’RN, “leggermente inferiore a ciò che predicevano i sondaggi”, ha scritto Le Figaro, quotidiano di centro destra, “ed hanno già anticipato il cambiamento politico in opera”. Niente drammatica destabilizzazione, dunque, per gli operatori finanziari. Per loro, il cambiamento sarà meno radicale di quanto era stato evocato ed invocato dalla galassia mediatica che ha appoggiato la rabbia, la diffidenza politica, il rigetto dell’immigrazione, la crescita pilotata delle paure securitarie, la contestazione del presidente Macron ritenuto responsabile di tutti i guai e del declino francese (a cominciare dal violento aumento del deficit statale, ormai sui 3mila miliardi di euro).

Soffiando sul vento di questa feroce contestazione, l’imprenditore Vincent Bolloré ha messo a disposizione il suo impero mediatico, schierandosi con l’ultradestra, a cominciare dal canale tv CNews, di cui Eric Zemmour era uno dei più popolari opinionisti: personaggio controverso, spesso accusato di razzismo e persino di antisemitismo (lui che è ebreo…), noto per le sue affermazioni reazionarie, contro l’assimilazione e l’immigrazione, contro “l’ideologia gay”, contro il femminismo. Qualcuno ha definito Bolloré la vera “mente dietro il patto col diavolo tra RN e i gollisti rappresentati da Eric Ciotti, il presidente dei Repubblicani”. I due sono grandi amici, e Bolloré ha convocato Ciotti nei suoi uffici parigini poco dopo il voto europeo che aveva condannato Macron e visto trionfare la Le Pen, per discutere sull’alleanza con la Le Pen, e sbaragliare il governo.

Ciononostante, l’assalto alla carrozza del potere minuziosamente progettato e tamburellato su giornali, radio, e tv, è stato per il momento rinviato. Il golpe elettorale è fallito per pochissimo. Le Pen e Bardella si aspettavano un roboante 35-36 per cento, hanno perso per strada 2-3 punti, essenziali per garantire la soglia della maggioranza assoluta all’assemblea Nazionale ed imporre così un governo di estrema destra guidato da Bardella, genitori divorziati (madre italiana, padre figlio di immigrati italiani). Chi lo ha votato se ne è infischiato se non è laureato come lo sono stati tutti i primi ministri, gran parte dei quali provenienti dall’Ena, che ha forgiato l’élite della classe dirigente transalpina, e forse proprio questo non avere compiuto sino in fondo gli studi lo fa sembrare più vicino al popolo… così come è stata accettata la sua inesperienza, fidandosi delle sue promesse di carattere economico che ad un serio confronto non avrebbero alcuna possibilità d’essere mantenute.

Affabile, piacente, disinvolto. Si fa capire usando un linguaggio semplice, diretto. Frasi brevi, comprensibili a tutti. Sottolinea spesso che non parla la lingua dei “bobo” (la versione francese dei radical chic…), dice “so cosa vi spaventa, so cosa volete, pensavate di essere protetti – meglio delle altre democrazie – dalla nostra tradizione repubblicana, dalle nostre istituzioni…”. Gli ha creduto la Francia profonda, attaccata alle tradizioni, alle radici cristiane, ad una politica locale e non europea, conservatrice, che detesta le imposizioni di Bruxelles perché limitano la sovranità nazionale, specie quando tocca il mondo agricolo, è anche la Francia dei bottegai e della piccola borghesia schiacciata dall’inflazione, dai prezzi assassini, dalla tecnologia, dalla rivoluzione del lavoro. E’ la Francia di chi vuole meno tasse (ma chi le vuole?), la certezza delle pensioni, redditi più alti, meno stranieri, più servizi sociali. E’ la Francia degli anziani.

Già, perché i giovani non hanno votato Le Pen bensì il Nuovo Fronte Popolare, secondo le prime analisi di voto. La sinistra unita ha staccato una buona cedola: che vale il 29,1 per cento, e si pone come l’antagonista tanto naturale quanto forte e dunque credibile all’avanzata dell’estrema destra.

In questo contesto, Macron è il vero perdente (annunciato), con il 21,6 per cento. E tuttavia, insieme, comunque, sinistra e macroniani superano il 50 per cento. Possono cioè impedire che RN raggiunga la maggioranza assoluta all’Assemblea. Per questo, i calcoli – elaborati dai “triellanti” – sono più incerti. Sebbene, per la Le Pen e il suo delfino Bardella, il potere appare a portata di mano, come afferma un’altra testata parigina, “Aujourd’hui”, lo titola a caratteri cubitali in prima pagina: “RN alle porte del potere”, ed in uno dei tre sommari sotto al titolo spiega che le “proiezioni per il secondo turno delle legislative danno l’RN vicino alla maggioranza assoluta dei deputati”. Lo dà insomma per scontato. E’ davvero così? O è un auspicio, un po’ come le ottimistiche intenzioni di voto sbandierate sino alla vigilia delle consultazioni?

Non c’è alcun dubbio che Marine Le Pen abbia vinto il primo turno delle elezioni legislative francesi, ed è intanto la novità politica: 10,6 milioni di francesi hanno detto sì all’alleanza dell’estrema destra, il 33,2 per cento dell’elettorato ha puntato su Bardella quale potenziale futuro premier. Una scommessa al buio, poiché il giovane delfino della Le Pen non ha alcuna esperienza del genere ed ha presentato un programma economico smantellato da imprenditori, esperti, tributaristi, docenti universitari. La formula bardelliana è semplice, serve a sedurre l’elettorato più rozzo, meno acculturato: lavorare meno, spendere di più.

Peccato che lo Stato non abbia le risorse necessarie ad attuare le pensioni tra 60 e 62 anni (costo: 43 miliardi), il ribasso della Tva (l’Iva francese), altri 11 miliardi, l’esonero dei costi salariali per le imprese, 10 miliardi; e ancora: il blocco dei prezzi, 24 miliardi, l’aumento degli stipendi pubblici, 20 miliardi, la soppressione del pensionamento a 64 anni, altri 17 miliardi. Una “fattura folle”, grida la rivista economica Challenge. Inoltre, scorporando il voto dell’estrema destra che è confluita in RN, cioè togliendo la quota fondamentale dei “ciottisti”, i repubblicani che hanno seguito la scelta del loro leader Eric Ciotti (appoggio a Bardella), Le Pen totalizza il 29,3 per cento (9,4 milioni di voti). Per questo, ora, Ciotti è vitale per Marine, la sua alleanza potrebbe portare all’Assemblea Nazionale 270/300 seggi (la maggioranza assoluta è 289).

Per impedire che ciò avvenga, il Nuovo Fronte Popolare delle sinistre (9 milioni di voti) ha subito lanciato un appello ai suoi candidati arrivati terzi in questo primo turno perché rinuncino e sbarrino la strada all’estrema destra. Quello che in Francia si chiama “desistenza repubblicana”. Una scommessa nella scommessa per evitare il tracollo ed evitare un periodo di pericolosa instabilità politica (Macron all’Eliseo, Bardella premier), in un momento critico per via delle imminenti Olimpiadi di Parigi e gli allarmi legati alle minacce terroristiche. L’ardua sentenza, il 7 luglio. Ne vedremo delle belle…