Tennis

Inizia Wimbledon, Jannik Sinner in missione per sfatare il grande tabù del tennis italiano

Spesso le grandi imprese contengono gli ostacoli più complicati lungo il percorso. Passaggi che rendono più ardua la salita. Questa edizione di Wimbledon, al via lunedì 1 luglio, parte sotto questa insegna per Jannik Sinner, al primo torneo del Grande Slam da leader della classifica mondiale. Il sorteggio infatti non è stato benevole. Esordio contro Hanfmann, derby con Berrettini al secondo turno, Griekspoor al terzo, Shelton agli ottavi, Medvedev o Dimitrov nei quarti, Alcaraz in semifinale, Djokovic o Zverev in finale. È questo il possibile cammino che attende l’altoatesino per raggiungere un traguardo inimmaginabile, per ridisegnare i confini del tennis italiano. Wimbledon rappresenta il tabù più grande di tutti, il torneo che più di ogni altro ha bocciato in passato la nostra racchetta. Solo una finale in 147 edizioni giocate, mentre le semifinali e i quarti di finale si contano sulle dita di una mano.

Sinner torna sull’erba londinese dopo la semifinale del 2023 e con la certezza di conservare il numero 1 del mondo indipendentemente da come andranno queste due settimane. Dodici mesi dopo, l’azzurro è l’uomo da battere, pronto a conquistare i Championships. La vittoria nel recente 500 di Halle ha certificato come l’erba sia ormai una superficie assimilata alle sue caratteristiche. Per certi aspetti, quasi un terreno naturale. Questa volta poi non ci saranno scorie fisiche da smaltire (dovute ad infortuni) come al Roland Garros. La condizione fisica appare al massimo, così come le aspettative.

Dopo la semifinale a Parigi, sono in tanti a sognare un nuovo capitolo Slam tra il numero 1 del mondo e Carlos Alcaraz (esordio con il qualificato Mark Lajal). Il successo parigino ha rilanciato definitivamente Alcaraz dopo una stagione sulla terra vissuta in chiaroscuro, ma l’impatto con l’erba non è stato dei migliori. La sconfitta al secondo turno contro Jack Draper nel 500 del Queen’s (dove difendeva il titolo del 2023) è stata una sorpresa che ha fatto scendere lo spagnolo al terzo posto della classifica. Wimbledon però è tutta un’altra cosa e i gradi da detentore del titolo accrescono sì la pressione sulle sue spalle, ma aumentano anche la fiducia.

Grandissime incognite accompagnano invece Novak Djokovic, finalista un anno fa e campione in 7 occasioni. Questa volta non ci sono soltanto le delusioni del 2024 (nessun titolo alzato e nessuna finale disputata) a creare dubbi. Il serbo (match inaugurale contro Vit Kopriva) si presenta a Wimbledon dopo l’intervento al ginocchio dello scorso 6 giugno. Il recupero è stato miracoloso, Nole alla vigilia ha dichiarato di sentirsi bene, ma le perplessità sulla sua condizione generale permangono. Difficile, ad oggi, immaginare un suo aggancio al primato di Roger Federer a quota 8 titoli.

Sinner, Alcaraz e Djokovic sembrano far parte di un gruppetto isolato, staccato da tutti gli altri rivali. L’unico che pare essere davvero in grado di impensierirli è Hubert Hurkacz. Il polacco – sorteggiato nel quarto di finale di Djokovic – è un giocatore particolarmente temibile sull’erba e viene dalla finale di Halle persa contro Sinner (torneo che ha vinto nel 2022). Per molti è lui il vero quarto favorito del tabellone, e non Alexander Zverev come direbbe invece il ranking. A dispetto del grande servizio, il tedesco a Wimbledon non ha mai raccolto grandi soddisfazioni. Basti pensare che i suoi migliori risultati sono gli ottavi di finale, raggiunti due volte. Ottavi che sono stati fin qui una barriera invalicabile anche per Stefanos Tsitsipas. Chi invece ha ben altro feeling sulla superficie verde sono Grigor Dimitrov e Holger Rune. Il bulgaro sta giocando una grande stagione a 33 anni e qui ha raggiunto la semifinale nel 2014, il danese ha un grande talento a disposizione e un quarto di finale nel 2023 alle spalle. E Andrey Rublev e Daniil Medvedev? Il primo può rivelarsi una sorpresa sull’erba, il secondo invece non convince a pieno. Vero, la semifinale di un anno fa metterebbe il numero 5 del mondo in un’ideale seconda fila, ma il suo tennis non si è mai adattato troppo a questa superficie, e poi c’è una distanza dai primi tre che si sta dilatando sempre di più.

Gli altri italiani: Berrettini mina vagante, Musetti per confermare i progressi del Queen’s
In questa edizione dei Championships l’Italia non è solo Jannik Sinner. L’erba degli azzurri infatti non potrebbe essere più verde. Il successo ad Halle del numero 1 del mondo si associa alle finali raggiunte da Lorenzo Musetti nel 500 del Queen’s e da Matteo Berrettini nel 250 di Stoccarda. Il primo (esordio contro Constant Lestienne) ha dimostrato grandi miglioramenti, e può essere un avversario difficile per tanti. Il secondo invece è una vera e propria mina vagante del tabellone (a condizione però che il fisico lo sostenga) che potrebbe “esplodere” proprio al secondo turno contro Sinner. A Londra Berrettini (primo match difficile con Marton Fucsovic) è stato finalista nel 2021 e l’erba esalta il suo tennis fatto di servizio, dritto e back tagliati di rovescio. Oltre a loro, grande curiosità c’è attorno a Matteo Arnaldi e Flavio Cobolli dopo l’ottimo Roland Garros disputato. Il sanremese se la vedrà contro Francis Tiafoe, il romano con Rinky Hijikata. Presenti anche Lorenzo Sonego, Luciano Darderi, Luca Nardi, Fabio Fognini e Mattia Bellucci.

E attenzione al doppio. La coppia composta da Andrea Vavassori e Simone Bolelli arriva a Wimbledon da leader della Race mondiale e con un piede alle prossime Atp Finals di Torino. Ma, soprattutto, si presenta a Londra dopo due finali Slam agli Australian Open e al Roland Garros, entrambe perse. Trionfare nel Tempio del Tennis potrebbe essere il giusto modo di cancellare l’amarezza passata.