La notizia era nell’aria, ora manca solo l’ufficialità, che però sembra ormai un passaggio formale: la Lega di Salvini aderirà al gruppo dei Patrioti lanciato dal primo ministro ungherese Viktor Orban, dall’ex primo ministro ceco Andrej Babis e dal liberal-populista austriaco Herbert Kickl (Fpö). A tracciare la strada è stato direttamente il segretario nazionale del Carroccio nel suo intervento a L’Italia in diretta, su Rai Radio1: “Mi sembra la strada giusta unire chi mette al centro lavoro, famiglia, sicurezza, futuro dei giovani e non finanza, burocrazia e austerità” ha detto il vicepremier, che ha sottolineato come la proposta di Orban “è quello che la Lega auspica da tempo”. E ancora: “Stiamo valutando tutti i documenti, però penso che possa essere la strada giusta fare un grande gruppo che ambisca a essere il terzo nell’Europarlamento e che porti avanti quello che i cittadini ci hanno chiesto, ad esempio su un ambientalismo intelligente e non ideologico”.

La posizione di Salvini è arrivata nelle stesse ore in cui anche André Ventura, presidente di Chega, partito della destra sovranista portoghese, si è dichiarato disponibile a far parte del gruppo, definito dagli eurodeputati di Chega “un’opportunità storica” per creare un grande gruppo parlamentare “espressamente contrario a Ursula von der Leyen e António Costa”. Attualmente Patrioti per l’Europa conta su 24 eurodeputati dei tre partiti fondatori. Il numero minimo per ufficializzare il gruppo è di 23 deputati, ma appartenenti ad almeno quattro diversi partiti. Alle ultime elezioni europee Chega ha eletto due eurodeputati entrando per la prima volta, dopo l’exploit degli ultimi anni a livello nazionale, nel Parlamento di Strasburgo.

Ma cosa propone di preciso il nuovo gruppo europeo sovranista di Orban? Per ora è solo un’alleanza a tre attorno a un ‘Manifesto patriottico’, presentato a Vienna da Orban (Fidesz), Babis (Ano) e Kickl (Fpö). “A breve questa sarà l’associazione di destra più forte nella politica europea”, ha detto Orban. L’incognita è rappresentata dall’impatto sulle altre due formazioni in area: i Conservatori e riformisti dell’Ecr (83 seggi su 720 all’Eurocamera), guidati da Giorgia Meloni, e Identità e democrazia (Id, 58 seggi), cui aderisce invece la Lega. Se i due gruppi saranno cioè solo erosi dal ‘Manifesto’ (Fpö ad esempio è in Id) e affiancati a destra. O ci sarà un rimescolamento più radicale con effetti anche sulle alleanze. Al momento nessuno si sbilancia. Osservata speciale è Marine Le Pen, specie dopo il successo al primo turno delle legislative in Francia e già in ottica ballottaggio: già forte all’Eurocamera di 30 seggi (ora è in Id), Orban l’aveva già chiamata in causa alla vigilia, invitando a osservare domenica a Parigi e Vienna per “due eventi decisivi” e capaci di portare entro fine anno, con anche le presidenziali negli Usa, i “patrioti” in “maggioranza in tutto il mondo occidentale”.

Oggi intanto partono in Sicilia gli ‘Studi Days’ dei Conservatori e sul fronte delle alleanze europee c’è attesa soprattutto per il confronto con il Pis polacco, forte di 20 seggi e in Ecr secondo solo a FdI (24). L’ex premier polacco Mateusz Morawiecki ha affermato recentemente che il partito sta valutando se restare o formare un nuovo gruppo, dando le probabilità “al 50/50”. Alla finestra anche i tedeschi di Alternative für Deutschland (Afd, 15 seggi), espulsi prima delle europee da Id su impulso di Le Pen, dopo le dichiarazioni naziste del leader Tino Chrupalla, e potenzialmente in rientro in Id se Rassemblement National passasse al gruppo di Orban. Tutte le alleanze andranno chiuse entro il 4 luglio, termine fissato dall’Eurocamera per la costituzione dei gruppi, in vista della plenaria dal 16 luglio. “In 20 dei 27 paesi hanno vinto partiti che hanno promesso ai cittadini un cambiamento”, ha detto Orban presentando il Manifesto e aggiungendo: “L’élite di Bruxelles sta resistendo, è inaccettabile”. Da oggi, intanto, l’Ungheria di Orban assume la presidenza di turno dell’Unione europea.

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