“Sono un po’ atipico, meno espansivo. Vengo da un posto dove si va a letto presto quando magari il resto degli italiani ci va più tardi. Ma ho imparato lo stile italiano quando ho cominciato ad allenarmi al Sud. Però non cambio per far piacere a qualcuno o perché mi criticano, a meno che non siano i miei familiari a farmelo notare. Piaccio per come sono. Altrimenti, poco importa”. Umiltà e disciplina contraddistinguono Jannik Sinner: nonostante il successo, l’altoatesino non è cambiato. La famiglia e il benessere personale prima di ogni cosa. I social? Per il tennista italiano sono un’arma a doppio taglio: “Non mi interessa essere celebre e li uso poco. L’importante è essere amato da famiglia e amici che mi conoscono da sempre. Per il resto, se ne può fare a meno. I social propagano un’immagine malsana, che non rispecchia la realtà. Preferisco non pubblicare nulla sulla mia vita privata e farlo solo per gli sponsor, dando sempre un occhio a quello che postano”. A 360 gradi, il numero 1 al mondo si racconta in esclusiva a L’Equipe, a ridosso di Wimbledon.

Sinner: “Essere famosi? Voglio ispirare i giovani”
Per Jannik Sinner il successo è piacevole, ma conta relativamente. “L’anno scorso dopo la Davis vinta, in curva a San Siro hanno esposto striscioni e scandito cori in mio onore. Una cosa da pazzi, soprattutto per un tifoso rossonero come me. Ma più che essere famoso spero di ispirare i giovani a prendere la racchetta, giocare e garantire un futuro al tennis italiano”. L’affetto nei suoi confronti non è mai mancato, soprattutto da parte dei fan Carota Boys: “Mi piacciono, sono sei amici d’infanzia inseparabili. Sono fortunato ad averli come tifosi. Sono felice siano diventati molto famosi”.

Prima del successo, i sacrifici
“Per andare a scuola a Bolzano facevo due ore di treno all’andata e due ore al ritorno. Spesso però studiavo a distanza. Ma non me ne sono mai lamentato e tra i banchi ho incontrato il mio migliore amico”. La scalata verso il trionfo parte soprattutto da questi piccoli dettagli. Un percorso di crescita in cui il fratello Mark ha avuto un ruolo fondamentale: “So che lui mi dirà sempre la verità“. Non solo tennis: Sinner rivela di essere un grande appassionato di sci e go-kart.

Per arrivare al top e raggiungere una certa continuità di prestazioni (e di risultati), Sinner ha scoperto diversi metodi per potersi migliorare. A partire dall’autocontrollo: “Una volta ero più nervoso, poi ho cominciato a capire il funzionamento del mio cervello e mi sono sentito meglio in gara”. E non mancano allenamenti che servono a migliorare la reattività: “Nei test con il computer per esempio la parola verde può apparire di un colore diverso. Se è verde va schiacciato il pulsante vero. Oppure quello del falso se invece la parola è di un altro colore, il più velocemente possibile. È una questione di esercizio, come con i muscoli. Anche se i miei bicipiti non aumenterebbero di molto, diventerebbero comunque più forti. Vale lo stesso per il cervello”. Ma su cosa si concentra Sinner durante i match? “Mi concentro non sul colpo ma sul suono della pallina. E in allenamento cerco di riprodurre il suono giusto, pulito. Anche se in partita alla fine conta di più eseguire il colpo giusto al momento giusto”. Nell’attesa che il colpo giusto possa arrivare ogni volta, fino all’atto conclusivo di Wimbledon.

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