L’ex presidente Usa Donald Trump, ricandidato alla Casa Bianca alle elezioni di novembre, potrà godere dell’immunità presidenziale parziale nel processo per l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, in cui è accusato di aver istigato i suoi sostenitori a invadere la sede del Congresso per impedire la proclamazione del risultato delle elezioni vinte da Joe Biden. Lo ha deciso la Corte Suprema, con il voto favorevole dei sei giudici di orientamento conservatore (Alito, Barrett, Gorsuch, Kavanaugh, Roberts e Thomas) e la contrarietà delle tre progressiste (Sotomayor, Kagan e Jackson). Lo scudo penale varrà solo per gli atti ufficiali, ossia le azioni compiute nell’ambito dei poteri costituzionali di Trump da presidente ancora in carica (Biden si sarebbe insediato solo il 20 gennaio) mentre non coprirà i suoi comportamenti privati. Questa distinzione consentirà al giudizio di proseguire: il caso torna ora di competenza della giudice di Washington Tanya Chutkan, che dovrà decidere se e quali accuse archiviare sulla base del principio enunciato dalla Corte. Questo passaggio farà però slittare i tempi del dibattimento, che di certo a questo punto non inizierà prima del voto del 5 novembre prossimo. Quello per i fatti di Capitol Hill è uno dei quattro procedimenti penali pendenti a carico di Trump. Il tycoon infatti è incriminato anche per aver conservato oltre la fine del mandato documenti segreti nella propria residenza di Mar-a-Lago, nonché per il tentativo di ribaltare l’esito del voto in Georgia. È stato, inoltre, già condannato il 30 maggio scorso per i pagamenti in nero da parte della sua organizzazione alla pornostar Stormy Daniels (la pena sarà decisa il prossimo 11 luglio).
“Il presidente non gode di immunità per i suoi atti non ufficiali, e non tutto quello che fa il presidente è ufficiale. Il presidente non è al di sopra della legge. Ma nel nostro sistema di separazione dei poteri, non può essere perseguito per aver esercitato i suoi poteri costituzionali, e ha diritto quantomeno alla presunzione di immunità per quanto riguarda gli altri suoi atti ufficiali”, si legge nel parere di maggioranza della Corte, redatto dal presidente dell’organo John Roberts. Nel parere dissenziente, scritto dalla giudice Sonia Sotomayor, si sottolinea invece come con questa decisione la relazione tra il capo della Casa bianca e i cittadini sia “mutata in modo irrevocabile”: “Il presidente ora è un re al di sopra della legge”, è la sintesi. “Questa nuova immunità per gli atti ufficiali ora sta come un’arma carica a disposizione di ogni presidente che desideri mettere i suoi propri interessi, la sua sopravvivenza politica e il suo vantaggio finanziario al di sopra degli interessi della nazione“, notano i giudici di minoranza. E avvertono sulle conseguenze: “Il presidente degli Stati Uniti è la persona più potente del Paese, probabilmente del mondo. Quando usa i suoi poteri ufficiali, secondo il ragionamento della maggioranza, ora sarà protetto dall’incriminazione penale. Ordina al team 6 dei Navy Seal di assassinare un suo rivale politico? È immune. Organizza un golpe militare per rimanere al potere? Immune. Accetta tangenti in cambio di una grazia? Immune, immune, immune”.
“Grande vittoria per la nostra costituzione e la democrazia. Orgoglioso di essere americano!”, scrive l’ex presidente sul suo social Truth, festeggiando il verdetto della Corte. Anche il suo figlio maggiore, Donald jr, su X definisce “solida” la decisione, dicendosi però “sicuro che i procuratori corrotti e il giudice di Washington continueranno a lavorare per ribaltare la legge. È tutto ciò che gli è rimasto”, attacca.”La sentenza di oggi non cambia quello che è successo il 6 gennaio: Donald Trump ha incoraggiato una folla a rovesciare i risultati di un’elezione libera ed equa“, afferma invece in una nota l’entourage di Biden, ricandidato per un secondo mandato e rivale di “The Donald” alle elezioni. “Trump è candidato alla presidenza pur essendo un criminale condannato per la stessa ragione per cui è rimasto seduto a guardare mentre la folla attaccava violentemente Capitol Hill: pensa di essere al di sopra della legge ed è disposto a fare qualsiasi cosa per ottenere e mantenere il potere”, aggiunge il comunicato. Per il capogruppo democratico al Senato, Chuck Schumer, la decisione subisce l'”influenza politica” di Trump – che ha nominato tre giudici del collegio – e “mette in crisi la credibilità della Corte”.