Le elezioni in Inghilterra (si vota il 4 luglio, ndr) sono entrate nel vivo, ma questa volta sarà diverso. I conservatori sono stati al potere per quattordici anni, e gli ultimi due primi ministri non sono stati neanche scelti dal popolo. Guardando ai sondaggi, sembra che quest’epoca stia per finire presto, con una vittoria dei laburisti, che – dicono le statistiche – vinceranno col 40 per cento dei voti mentre i conservatori sono dati solo al 20. Secondo lo stesso sondaggio, i tories non solo saranno fuori dal governo ma non prenderanno neanche abbastanza seggi per diventare l’opposizione. All’opposizione andrebbero i Liberal Democrats, il partito centrista di Ed Davey. Un’ipotesi non tanto probabile, ma se dovesse avverarsi, sarà la prima volta in più di cent’anni che i conservatori non saranno né nel governo e né la maggioranza nell’opposizione. Quattro anni fa, quando Keir Starmer fu scelto come leader dei laburisti dopo una sconfitta molto dura alle elezioni del 2019, un risultato del genere non si poteva immaginare in nessun modo.

L’attesa vittoria laburista arriverà in un clima europeo con la minaccia della destra in Francia e la probabile vittoria di Trump negli Stati Uniti. I laburisti sotto Starmer offrono soluzioni molto generiche a problemi che dovevano essere risolti anni o anche decenni fa. Tuttavia, nonostante un manifesto laburista molto ‘prudente’, senza promesse radicali tipiche della sinistra, sembra che il paese stia scegliendo proprio di buttar via i conservatori.

Il motivo principale per cui Starmer è riuscito a risollevare le sorti del suo partito in modo così estremo è che i tories stanno implodendo. Infatti, nonostante la maggioranza di 80 seggi ottenuta nel 2019, i conservatori sono dietro ai laburisti nei sondaggi fin dal dicembre 2021. Il divario tra i due è diventato sempre più grande da quando Liz Truss, e poi Rishi Sunak, sono diventati primi ministri.

Sunak ha tentato la strategia di Boris Johnson, di vestire il “vecchio” come “nuovo”, quando è subentrato dopo il breve ma disastroso mandato di Liz Truss nell’ottobre 2022. Eppure, non è più riuscito a mantenere il fascino di cui aveva goduto un tempo come ministro dell’Economia quando aveva permesso di pagare l’intero stipendio alle persone che non avevano lavorato in presenza durante la pandemia.

Il suo periodo come Primo Ministro è stato segnato solo dalla più alta pressione fiscale sui lavoratori dal 1949 – mentre i servizi pubblici si stanno sgretolando e le amministrazioni locali stanno andando in bancarotta – e dall’ossessione di inviare tutti i richiedenti asilo che entrano “illegalmente” nel Regno Unito in Ruanda, cosa che violerebbe il diritto internazionale. Quando Sunak ha indetto le elezioni, a maggio, al 10 di Downing Street, pioveva a dirotto. Le sue parole cupe si sentivano a malapena sopra il suono della canzone “Things Can Only Get Better” dei D-Ream, famosa colonna sonora della campagna elettorale laburista del 1997.

Da allora Sunak non si è fatto aiutare. Il manifesto dei conservatori propone tagli al welfare e un limite legale all’immigrazione in un momento in cui l’immigrazione è necessaria nel Regno Unito per far crescere l’economia e coprire tanti posti liberi. Il programma si concentra interamente sulla fascia demografica più anziana del Regno Unito, il che non rende sorprendente che la maggior parte degli under 60 nel Regno Unito non voterà conservatore. Sunak fa poco per aiutarsi anche saltando gli incontri con i veterani in occasione dell’anniversario del D-Day per poi essere sostituito dallo stesso Starmer, e incolpando un medico dell’NHS in un dibattito televisivo per gli scarsi risultati del suo governo in materia di salute.

Fin dall’inizio del suo mandato di leader laburista, Keir Starmer ha sempre dato priorità alla vittoria delle elezioni rispetto all’ideologia del partito. Sebbene molte delle promesse fatte ai laburisti durante le elezioni per la leadership siano state accantonate, le sfide che i cittadini devono affrontare sono diverse da quelle del 2020 e Starmer pensa in modo tattico piuttosto che ideologico.

Starmer ha un passato di incarichi istituzioni e ha ricevuto un Cavalierato per il ruolo importante di Director of Public Prosecutions dal 2008 al 2013. Se lo volesse, potrebbe essere il tecnocrate perfetto: una sorta di Mario Monti. Eppure, nonostante il suo approccio lassista all’ideologia, rimane un socialdemocratico fino in fondo. Infatti, i suoi genitori hanno scelto il suo nome in riferimento al fondatore del Partito Laburista, Keir Hardie.

Abbandonando diversi aspetti del ‘corbynismo’ che erano fuori luogo per le circoscrizioni degli ex seggi laburisti che il partito deve riconquistare, Starmer sembra essere riuscito a diventare un politico di cui i cittadini sentono di potersi fidare. È importante notare che la sua vice leader sindacalista Angela Rayner rappresenta il filone del “old Labour” che gli elettori laburisti più fedeli vogliono vedere. Una donna la cui carriera politica è nata dalla politica sindacale: Rayner infatti si concentra sul miglioramento dei diritti dei lavoratori ed è un membro fisso di un futuro gabinetto Starmer. Se verrà eletta, la Gran Bretagna avrà anche il suo primo ministro dell’Economia donna, Rachel Reeves. Il governo dunque sta per assumere un aspetto molto diverso da quello che aveva sotto i conservatori.

Anche il tempo è dalla parte dei laburisti. Il voto dei nazionalisti scozzesi sta crollando in Scozia. I Liberal Democrats hanno molto meno attrattiva al di fuori delle elezioni locali e non possono più fare leva sulla Brexit. Reform Uk, il partito populista di destra guidato da Nigel Farage, pioniere della Brexit, prende più voti dai conservatori che dai laburisti. I laburisti potrebbero vincere le elezioni per galleggiamento, ma il loro futuro sarà determinato da ciò che faranno effettivamente al governo.

Il manifesto dei laburisti è cauto, calcolato e conciso. Ma non è particolarmente memorabile. Affronta problemi che da tempo affliggono il Regno Unito e il partito non lesina spiegazioni sulla disastrosa situazione economica che sta ereditando. Ma c’è un dibattito sul fatto che Rachel Reeves abbia puntato sull’aumento delle tasse per aiutare a finanziare i propri obiettivi politici, la cosa meno giusta da fare quando i servizi pubblici sono in uno stato disastroso: le persone faticano a trovare un dentista o a comprare una casa prima dei quarant’anni, diversi comuni sono andati in bancarotta.

Eppure, nel Regno Unito le cose non vanno bene da un bel po’ di tempo. Non dovrebbe sorprendere che la gente voglia nuove leve e sia meno preoccupata dei dettagli delle offerte politiche dei partiti. Come potrebbe essere altrimenti.

Va detto, tuttavia, che tutti i voti conservatori non sono stati presi dai laburisti. Reform Uk è un nuovo e preoccupante fenomeno, per la prima volta ha superato i conservatori nei sondaggi: Nigel Farage è tornato alla ribalta della politica britannica nonostante il suo sogno di Brexit sia stato realizzato. I media non lo esaminano allo stesso modo degli altri partiti perché è ancora considerato uno sfavorito, anche se Farage è forse uno dei politici più influenti della storia inglese, e tra i più pericolosi. La polarizzazione esiste ancora e l’ascesa del populismo di destra è qualcosa con cui i conservatori dovranno fare i conti quando, dopo una probabile sconfitta elettorale, decideranno quale partito vogliono essere.

La politica britannica sembra diventare sempre più simile a quella francese. Ma questa volta sono i laburisti, e non i conservatori, a rappresentare il partito del pragmatismo, il partito che cerca di portare avanti il “Paese” e non certe ideologie.

C’è, infatti, una piccola minaccia per i laburisti rappresentata dal Green Party, che spera di attirare più elettori socialisti che hanno votato per Labour sotto Jeremy Corbyn. Potrebbero vincere, al massimo, due o tre seggi elettorali. Di certo, non è abbastanza per mettere pressione su quella che sarà una vittoria schiacciante laburista. Allo stesso modo, singoli attori come George Galloway, occupano una piccola parte del voto laburista, utilizzando la guerra tra Israele e Gaza per scopi politici. Ma per la stragrande maggioranza degli elettori che non sono così faziosi, la colpa del declino negli ultimi quattordici anni è dei conservatori.

Questo voto dunque rimane un’anomalia. I britannici sono abituati all’egemonia dei conservatori. La maggior parte dei giovani non votano mai per loro, ma per i laburisti. Ma questa sarà la prima volta per la maggior parte dei giovani che avranno il governo per cui hanno votato. Forse, per una volta, le cose andranno meglio per loro.

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