La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli, accusato dell’omicidio dello zio Mario e della distruzione del suo cadavere nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno, Brescia, l’8 ottobre 2015. Tuttavia, quando i carabinieri si sono recati presso la sua abitazione sul Lago di Garda per eseguire l’arresto, non lo hanno trovato: il 36enne si è dato alla fuga e le ricerche sono ancora in corso.

Nel tardo pomeriggio di lunedì, i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Giuseppe Santalucia, hanno rigettato il ricorso presentato dai legali di Bozzoli contro la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Brescia del 17 novembre 2023. La sentenza d’appello aveva confermato la condanna emessa dalla Corte d’Assise il 30 settembre 2022, che aveva inflitto a Bozzoli l’ergastolo con l’isolamento diurno per un anno. Poco dopo la pronuncia della Cassazione, i carabinieri si sono recati presso la residenza di Bozzoli sulla sponda bresciana del Lago di Garda, ma non lo hanno trovato: “Le ricerche sono iniziate immediatamente e proseguiranno fino a quando non verrà rintracciato“, ha dichiarato un portavoce delle forze dell’ordine. Non si esclude che Bozzoli possa essersi allontanato per “godersi le ultime ore di libertà,” ma potrebbe anche decidere di costituirsi a breve.

Secondo quanto emerso nei processi, Giacomo Bozzoli ha ucciso lo zio Mario, 52 anni, la sera dell’8 ottobre 2015, gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno. Il sostituto procuratore generale in Cassazione, Assunta Cocomello, ha sottolineato che non ci sono state violazioni di legge né vizi di motivazione nelle sentenze di condanna: “Le piste alternative sono accreditabili solo nel campo della magia“, ha dichiarato il pg, aggiungendo che le indagini sono state una “ostinata ricerca delle prove che hanno portato a Giacomo”. Le prove contro Bozzoli includono il rientro in azienda la sera del delitto, dieci minuti dopo la sua uscita, per un presunto cambio di produzione che l’accusa ritiene fosse in realtà un tentativo di cancellare tracce o completare l’occultamento del cadavere. Inoltre, la Corte ha evidenziato l’odio “ostinato e incontenibile” di Giacomo verso lo zio, che riteneva colpevole di lucrare dalla società e di intralciare i suoi progetti imprenditoriali. La difesa, rappresentata dall’avvocato Luigi Frattini e dal professor Franco Coppi, aveva presentato un ricorso di 145 pagine elencando undici motivi per l’annullamento della sentenza ma la Cassazione non li ha ritenuti validi.

Gli uffici della Procura di Brescia hanno già ricevuto l’estratto della sentenza della Cassazione, atto fondamentale per poter emettere l’ordine di carcerazione. Le ricerche di Bozzoli continueranno senza sosta fino a quando non verrà rintracciato e portato in carcere.

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