“Credo che la maggior parte di questi ragazzi, così diversi da quelli che io ho incontrato fino a 4 anni fa, siano soprattutto molto ignoranti della storia, un po’ perché non viene insegnata, un po’ per colpa della vita, per cui un ragazzo di oggi non sa niente di quello che è successo ieri e non può neanche preoccuparsi di quello che succederà domani perché si preoccupa solo di quello che fa in questo momento. Questo mi fa molta paura perché il futuro va progettato e ognuno deve avere una sicurezza di sé che questi ragazzi non hanno”. Così, in una intervista rilasciata a Marianna Aprile e trasmessa da In Onda (La7), la senatrice a vita Liliana Segre si pronuncia sul fascino esercitato dal fascismo e dalla figura di Benito Mussolini su alcuni giovanissimi, come è emerso dall’inchiesta di Fanpage riguardante i ragazzi di Gioventù Nazionale, la base giovanile del partito guidato da Giorgia Meloni.

La senatrice a vita sottolinea: “Io sono stata in silenzio per tanti anni, ma era un silenzio profondo che era dentro di me, era qualcosa per cui non volevo raccontare nulla, anche nella mia stretta famiglia ho raccontato pochissimo. Aspettavo che i miei figli diventassero grandi e – aggiunge ironicamente – non sono mai diventati abbastanza grandi. Ma a un certo punto, dopo una lunga depressione che ho avuto, ho capito che non potevo più tacere e ho sentito un’esigenza irrefrenabile di diventare una testimone”.

E rivela: “All’inizio mi sembrava difficile ed ero convinta che non avrei saputo raccontare Auschwitz, che è davvero molto difficile da descrivere, e in effetti non si racconta mai tutto. Tanti testimoni più di tanto non hanno trovato le parole per raccontarlo. Ma dalla timidezza che provato le prime volte davanti a 20-30 ragazzi in una classe – chiosa – sono arrivata a parlare tranquillamente davanti a 5mila studenti come se fossero 5 o 50. E raramente sono stata delusa“.

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