Cresce l’incidenza del gettito fiscale rispetto al valore della ricchezza generata dall’economia italiana. Secondo i dati dell’Istat la pressione fiscale del primo trimestre del 2024 si è attestata al 37,1%, con un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023. Il primo trimestre è il periodo in cui l’incidenza delle tasse è tradizionalmente più bassa, al di sotto del 40%, mentre tra ottobre e dicembre si sfiora o raggiunge e supera il 50%. Il trend rispetto agli ultimi due anni è in ogni caso in aumento. L’Istituto di statistica segnala anche che, nonostante alcune battute di arresto nei trimestri precedenti, il potere d’acquisto delle famiglie prosegue il percorso di ripresa che, grazie al rallentamento della dinamica dei prezzi, era cominciato nel primo trimestre dello scorso anno.
In termini nominali (ovvero senza tenere conto dell’inflazione), il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 3,5% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali è cresciuta dello 0,5%. In parte ciò è dovuto anche ad una ripresa della propensione al risparmio che, dopo aver toccato il minimo storico a fine 2022 risale ora al 9,5% del reddito. Qualche beneficio è arrivato anche dai primi adeguamenti contrattuali, comunque ben lontani dal recuperare il potere d’acquisto dei salari perso in questi anni di inflazione e aumento dei profitti aziendali. Tra gennaio e marzo scorsi la quota dei profitti delle società non finanziarie è diminuita di 1,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
L’Istat aggiunge che migliora l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil che è stato pari al -8,8% (-11,6% nello stesso trimestre del 2023). È la quinta flessione consecutiva dopo il picco osservato nell’ultimo trimestre del 2022. Il saldo primario (ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,3% (-8,5% nel primo trimestre del 2023).
“Bene il rialzo del potere d’acquisto, dovuto all’effetto inflazione in netto calo. I consumi delle famiglie, però, sono ancora asfittici e salgono solo dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,2% sul primo trimestre 2023″, commenta il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona. “Il divario con il reddito disponibile, che invece segna un rialzo del 3,5% sul quarto trimestre 2023, attesta che le famiglie hanno paura di spendere e stanno cercando di recuperare le perdite subite nei mesi precedenti, incrementando i risparmi. Insomma, a titolo precauzionale preferiscono mettere i pochi soldi che hanno sotto il materasso”, conclude.