Cultura

La mini-rivoluzione di Sangiuliano: nasce il Diva che unisce direzione generale e 14 musei con autonomia speciale. No, Schmidt almeno stavolta non c’entra (dicono)

di Marco Ferri
La mini-rivoluzione di Sangiuliano: nasce il Diva che unisce direzione generale e 14 musei con autonomia speciale. No, Schmidt almeno stavolta non c’entra (dicono)

È come un dato essenziale nel curriculum vitae: senza una riforma della gestione dei beni culturali pare che un ministro della Cultura non abbia assolto ai suoi doveri. Ovviamente il ministro Gennaro Sangiuliano non ha voluto esser da meno dei suoi predecessori e in questa prima settimana di luglio dovrebbe diventare legge l’ennesima riforma. Si tratterà di una piccola rivoluzione perché a fronte della trentina tra direzioni generali e uffici autonomi e al posto della soppressa figura apicale del segretario generale (che fino a ora era il vero Gran Mogol dei beni culturali del Belpaese in quanto gestore diretto delle risorse sia nazionali, sia di provenienza europea), nasceranno quattro dipartimenti: per l’amministrazione generale (Diag), per la tutela del patrimonio culturale e del Paesaggio (Dit), per le attività culturali (Diac) e per la valorizzazione del patrimonio culturale (Diva).

Vedremo presto quali saranno le figure tecniche che assumeranno la guida dei primi tre dipartimenti – da tempo circolano diversi nomi per i vari incarichi -, ma ovviamente gli occhi son tutti puntati sul vertice del Diva, che sarà articolato in 15 uffici, cioè la direzione generale dei musei (tuttora esistente, guidata dall’archeologo Massimo Osanna, soggetta direttamente ai vertici ministeriali) e 14 musei e parchi archeologici dotati di autonomia speciale di prima fascia. Questo dipartimento svolgerà le funzioni di valorizzazione, anche economica, del patrimonio culturale statale, fruizione del patrimonio culturale, anche da parte delle persone diversamente abili, di adeguamento del sistema museale nazionale agli standard internazionali, di promozione della conoscenza del patrimonio culturale, di promozione dello sviluppo della cultura, di cura delle collezioni dei musei e luoghi della cultura statali, di coordinamento del sistema museale nazionale. Insomma brevi cenni sull’universo museale statale (di prima fascia) d’Italia.

A questo punto è però iniziato uno stillicidio di notizie, talvolta contrastanti, che saranno chiarite definitivamente solo dopo il varo ufficiale della riforma. Da alcune settimane circolava infatti il nome dell’ex direttore manager delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, come possibile capo del Diva, cioè il Dipartimento top del sistema museale statale italiano. A parte il fatto che alla fine del 2023, dopo otto anni trascorsi alla guida del museo fiorentino, Schmidt si era candidato alla guida del museo di Capodimonte, a Napoli, incarico che poi aveva ottenuto alla vigilia dello scorso Natale. Però poi la dirigenza di Fratelli d’Italia ha pensato bene di far correre il suddetto anche alla poltrona di sindaco di Firenze, da mezzo secolo in mano al centrosinistra, poiché considerata una figura talmente di rilievo che poteva anche “rischiare” di vincere. La cosa ha fatto storcere la bocca soprattutto ai napoletani (Sangiuliano escluso, evidentemente) – che sanno bene di non aver bisogno di un direttore a mezzo servizio per guidare e risolvere i tanti problemi del loro bel museo statale – e tra questi il presidente della Campania Vincenzo De Luca, che proprio nella settimana che ha preceduto il ballottaggio delle amministrative fiorentine del 23 e 24 giugno scorsi, ha più volte attaccato Schmidt. Quest’ultimo alla fine ha perso le elezioni, al ballottaggio, e si è affrettato ad assicurare pubblicamente che avrebbe onorato entrambi gli incarichi, ovvero tornare subito al timone del museo statale partenopeo e al tempo stesso guidare l’opposizione al consiglio comunale di Palazzo Vecchio a Firenze.

E con la guida del Diva come la mettiamo? All’indomani della sconfitta elettorali le voci insistenti che davano per certa la destinazione di Schmidt al Collegio Romano – sede del Ministero della cultura –, hanno ripreso a circolare all’impazzata fino al momento in cui, attraverso una dichiarazione virgolettata che l’agenzia Ansa ha attribuito ai vertici del ministero, non è stato chiaro che “la notizia riportata da alcuni quotidiani relativa alla nomina del direttore Eike Schmidt a capo dipartimento del ministero della Cultura è destituita di ogni fondamento. Basterà qualche giorno per verificare la sua assoluta infondatezza. Il direttore – spiegano le fonti del ministero della Cultura – ha riassunto in pieno le sue funzioni al museo di Capodimonte dove si appresta a continuare il grande lavoro di qualità già iniziato nei mesi scorsi. Il sito è al centro di un grande progetto di restauro, riqualificazione, efficienza energetica e valorizzazione, realizzato grazie a un partenariato pubblico-privato che permetterà il completamento delle opere e la gestione integrata dei servizi energetici, tecnologici e multimediali del Museo”.

Insomma niente da fare per Schimdt al Collegio Romano, una nomina che se fosse avvenuta avrebbe aperto scenari inattesi: per esempio, come sarebbe giudicata dall’attuale direttore generale dei musei, Osanna? Sarebbe contento di ritrovarsi Schmidt come nuovo capo dipartimento? Ciò non avverrà, quindi nessun problema almeno per il momento. Però qualcuno un po’ più felice in realtà ci sarà: per esempio coloro i quali vogliono concorrere alla direzione del nuovo museo fiorentino di prima fascia che nascerà dall’accorpamento della Galleria dell’Accademia (la “casa” del David di Michelangelo) con i cinque musei del Bargello. Fino a qualche mese fa tanti davano per probabile la candidatura di Schmidt – nonostante già guidasse Capodimonte – alla guida di questo nuovo supermuseo, con l’obiettivo di rimanere a Firenze. Adesso i fatti escludono la sua concorrenza. Anzi, a tal proposito: resta da capire quand’è che il ministero della Cultura si deciderà a bandire il concorso per la guida dei nuovi musei di prima fascia (oltre a quello fiorentino anche il Museo archeologico Nazionale di Napoli e Musei reali di Torino): a luglio del 2023 fu detto che il bando sarebbe stato pronto a novembre; a novembre rimandarono il tutto a febbraio di quest’anno. Luglio è arrivato e ancora non è accaduto niente.

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