Ci sono riusciti perfettamente Domenico Dolce e Stefano Gabbana, uno palermitano, l’altro milanese, a costruire un’idea, uno stile basato sulla fusione di due realtà, apparentemente così lontane ma non inconciliabili perché esistenti in questa meravigliosa penisola chiamata Italia. Hanno costruito un impero di stile, gusto, personalità ed anche economico, circa 5000 dipendenti, valorizzando l’artigianalità e la sartorialità, al pari delle grandi maison francesi, ma rimanendo italianissimi. Hanno sdoganato persino la Sicilia meno patinata, con le donne in nero, la coppola, o quella più “pittoresca”, aggettivo orribile, per definire immagini stereotipate ma che con il loro tocco diventano bellissime. E così ci sono i carrettini siciliani, i colori forti delle maioliche che diventano spunto per abiti coloratissimi, accessori e attrezzature per la casa come frigoriferi e moka.
Tutto questo e molto altro è raccontato nelle dieci sale del Palazzo Reale di Milano, dove attualmente sono in corso sei mostre ma la più coinvolgente è proprio questa: “Dal cuore alle mani”. Un’esposizione che rappresenta proprio ciò che intendo io per mostra, così come teorizzato da Walter Benjamin, Theodor Adorno e Vladimir Majakovskji, cui avevo dedicato molti anni fa l’atrio d’onore nel Palazzo di “Torino Esposizioni” progettato nel 1938 da Sottsass e Nervi. Stupore, meraviglia, stordimento, coinvolgimento totale di tutti i sensi, vista, udito, olfatto, gusto.
Ogni stanza un suono diverso, da brividi quella dei cristalli con il tintinnio leggero dei bicchieri, gli abiti luminosi ed i tanti specchi e lampadari di Murano e Venezia. Il “ben fatto in Italia” raggiunge l’apice quando entri nella sala della sartoria con le immagini e i filmati delle preziose ed abili mani, che ogni giovedì e venerdì nel tardo pomeriggio, si propongono con la presenza delle sarte a Palazzo Reale. Il monumento scelto è giusto, perché viene rappresentato come era, luogo di meraviglie, di feste e di artigiani. Come sostengo da sempre, in conflitto con i talebani della cultura, gli edifici ei luoghi storici ben si sposano con la moda, anzi sono simbiotici ed esaltano, fanno vivere, in tutti i sensi, luoghi a volte un po’ polverosi e dimenticati.
La mostra, ahimè aperta solo fino al 31 luglio, e che in alcune sale, quella dello specchio al soffitto, mi ha ricordato per analogia l’altra bellissima di Alsem Kiefer a Palazzo Strozzi a Firenze, aperta sino al 23 luglio. Dopo varcherà l’Oceano come testimonianza e magistrale interpretazione del saper fare italiano, commovente ed esaltante, con il fasto, l’opulenza, il glamour che non è mai ostentazione ma meraviglia. Alla fine delle dieci sale poi, e ho trovato l’idea splendida, un grande salotto con divani comodissimi disegnati sempre da Dolce e Gabbana che consentono una pausa di relax e al fresco, dopo lo stordimento per tanta bellezza.