Nove minuti e quarantatré di barre e rime contro il Rassemblement national. Dopo gli appelli alla responsabilità dei calciatori della nazionale di Francia, dopo la lettera scritta da 74 università ieri contro l’ascesa dell’estrema destra al potere, anche il rap d’oltralpe prende posizione. Una parte, almeno.

A 23.45 di lunedì è uscito sui social e su Youtube il brano No pasaràn, il titolo riprende il il famoso slogan dei repubblicani antifascisti durante la Guerra civile spagnola. La feat da un’idea di DJ Kore, alias Djamel Fezari, produttore tra i più importanti della scena rap francese, con il supporto del designer e amico Ramdane Touhami, riunisce 21 artisti giovani e meno giovani (tipo Pit Baccardi), famosi e meno noti. Ci sono leader del mercato, florido, del rap francofono come Fianso, Soso Maness, Mac Tyer, Demi Portion ed astri nascenti della nuova generazione come Zola, Kerchak o RKtra e ancora Zed, Maness, Uzi, Alkpote. Il ricavato, spiegano gli autori, andrà alla Fondazione Abbé Pierre.

Lo stile è hardcore, il tono è di rabbia, le parole eccessive come sempre nel genere, immagini e figure retoriche vanno dalle arti marziali miste (Mma) a commenti a volte misogini o complottisti, che tirano in ballo la massoneria e Israele. Ma colpisce sentire che molti di loro scelgono di iniziare i loro 30 secondi di flow raccontando di essere poco esperti di politica, di non aver votato fino a questo punto.

“Partecipare a questo pezzo è stato molto importante per me, perché sono cresciuto nell’eredità di un rap francese tagliente e impegnato, che mi ha ispirato molto. Appartengo alla generazione in cui il rap non si dissocia dal messaggio”, ha detto Fianso ai media francesi. Come molti suoi colleghi, l’artista aveva già pubblicato alcune canzoni contro il razzismo, la discriminazione e anche contro Marine Le Pen e il Front National, oggi diventato Rassemblement.

Fianso usa un video in cui il campione di Mma Cédric Doumbé urla al suo avversario sul ring Jordan Zébo: “Jordan, t’es mort” (‘Jordan, sei morto’). Zola rappa: “Offro un ottagono a Bardella/Vogliono chiudere i confini/Ma la droga tornerà comunque da Marbella/Quindi sì, ecco perché li conosco”. Kerchar comincia così: “Non sono un politico/Non sono proprio Mandela/Ma tutto quello che so è che non votiamo per Marine/E fanculo la madre di Bardella”. Il marsigliese Soso Maness aggiunge: “Io rappo per tutti quelli che dimentichiamo/Nei paesi, in campagna/O la ami o la lasci/Spesso mi hanno detto così/Puoi chiedere alla mia ex/Oggi chi è il più triste”. C’è chi ha fatto della parola pute (“puttana”) un intercalare, come Alkpote: “Marine e Marion le puttane/Un colpo di bastone su queste cagne in calore/Continuiamo la lotta/Presto festeggeremo la loro caduta”.


“Nel mondo del rock o del punk, quando si facevano canzoni contro Margaret Thatcher non si usavano parole gentili – ha detto Ramdane Touhami a Libération – È un pezzo politico abbastanza diretto”. L’idea iniziale era organizzare un tour di concerti, aggiunge Touhami, ma non è stato possibile. La necessità di “parlare ai giovani che ascoltano il rap” era però troppo forte e da qui è nato il brano.

Finora, nessuno nel mondo del rap francese si era espresso, nonostante gli artisti della scena siano mediamente molto loquaci e pronti ad aprire sempre nuove polemiche social. Rare le eccezioni, come Danyl che ha pubblicato su Instagram un invito ai giovani ad andare a votare.

Nel 2002, l’anno choc in cui Jean-Marie Le Pen arrivò al ballottaggio delle elezioni presidenziali con Jacques Chirac, e fu battuto grazie al voto di massa degli elettori socialisti che decisero di fare “argine repubblicano” all’estrema destra, due rapper di allora, Kool Shen e Akhenaton, rivali, fecero un appello congiunto per votare contro il Front National. All’indomani dei disordini delle banlieue del 2005, JoeyStarr e il suo collettivo Devoirs de mémoire hanno fatto una campagna per convincere i giovani a registrarsi per votare.

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