Un manifesto funebre affisso sui muri per dare la notizia della morte del lago di Pergusa: “Abbiamo celebrato la morte di quello che per millenni è stato il lago naturale della Sicilia: uno dei più grandi disastri ambientali mai visti finora”, sottolinea Marco Greco, consigliere comunale del Pd di Enna che domenica pomeriggio con un gruppo di persone – tra cui anche i Giovani democratici della città – ha attaccato gli annunci listati a lutto sui muri di Pergusa. L’immagine del lago situato nel cuore della Sicilia e ormai completamente a secco aveva fatto il giro del web. Un’immagine forte che riassumeva gli effetti che la siccità sta causando nell’isola. Ma la causa dei danni che ogni giorno si fanno sempre più allarmanti in tutta l’isola è solo climatica? “Oltre un anno fa avevamo chiesto alle istituzioni competenti di muoversi – ha spiegato Greco – attraverso mozioni al consiglio comunale, interpellanze al governo regionale e nazionale, solo dopo una forte pressione politica era stato istituito un tavolo tecnico dall’assessora Elena Pagana (Fdi). Cos’ha fatto il governo Schifani per salvare il lago? Che fine ha fatto il tavolo tecnico?”. E’ stata avviata una raccolta firme per chiedere che Pagana “riconvochi immediatamente il tavolo tecnico e prenda tutti i provvedimenti necessari”, ha concluso Greco.

Nel frattempo la crisi si aggrava e per tutta l’isola si moltiplicano le autobotti come unica soluzione all’emergenza. E man mano che l’estate avanza si infiamma pure il dibattito politico. “È una situazione molto drammatica che ricade soprattutto su noi sindaci ma si doveva agire prima, molto prima”, scuote la testa Renzo Bufalino, coordinatore provinciale del Pd e sindaco di Montedoro, paesino in provincia di Caltanissetta dove sono in tutto 9 i comuni che stanno patendo i primi gravi disagi per la siccità siciliana. L’acqua che scorre nelle tubazioni non è infatti più potabile, arriva direttamente dalla diga Fanaco che è ormai quasi a secco: “La poca acqua che c’è arriva dal fondo e quindi piena di residui. Hanno dovuto montare un potabilizzatore ma questo è successo già il 20 giugno e di potabilità ancora non se ne sa nulla. Tra poco, visto l’apprestarsi dell’estate la popolazione di Montedoro passerà da 1020 persone a 3mila, come faremo?”, chiede il sindaco. Il sindaco indica il 20 luglio come “data fatidica, dopo questa il Fanaco non potrà più essere una fonte, non ci sarà più acqua. E per noi è una situazione davvero drammatica perché come unica fonte abbiamo quella diga, ci sono invece città dell’Agrigentino e del Trapanese che hanno altre soluzioni, se si spostassero su quelle alternative, allora noi potremmo farcela, ma siamo già molto in ritardo, per colpa di politici e tecnici: si sapeva già che Fanaco era in sofferenza e si doveva provvedere molto prima”.

Intanto come soluzione tampone per le attività commerciali ma anche per le abitazioni ci sono le autobotti, l’unica soluzione all’emergenza. Ed è così un po’ ovunque in tutta la Sicilia. Anche a nord dell’Isola, a Messina, città completamente sul mare eppure da sempre in sofferenza idrica, il Comune ha lanciato lunedì 1 luglio un avviso “per chiedere la disponibilità di soggetti pubblici e privati a fornire autobotti per il trasporto di acqua potabile. L’obiettivo è potenziare i presidi idrici e assicurare un approvvigionamento continuo durante i mesi di luglio, agosto e settembre 2024”.

D’altronde, quando l’estate non è ancora entrata nel vivo, alle 6.30 del mattino non un goccio d’acqua scorre dai rubinetti. Succede in pieno centro nella città del (futuro) Ponte, dove il razionamento dell’acqua è una regola durante tutto l’anno, ma adesso si è addirittura ulteriormente ridotto, tanto che perfino l’università, nei tanti plessi che ha all’Annunziata, riceve acqua solo per tre ore al giorno. Una situazione drammatica ma paradossalmente poteva andare molto peggio: “Rispetto ad altre città, grazie agli interventi avviati in questi anni, siamo riusciti a gestire la situazione garantendo comunque l’erogazione idrica dappertutto e non era scontato. Si consideri che dalle nostre sorgente primaria, Fiumefreddo arrivano a causa della siccità, 100 litri al secondo in meno”, spiega Salvo Puccio, direttore generale del Comune di Messina.

Per questo l’Amam – l’azienda municipalizzata – ha provato ad acquistare litri da Siciliacque, la partecipata della Regione che però ha risposto al comune di non essere in grado, vista la crisi idrica, di fornire altra acqua. Saranno sempre le autobotti a tamponare l’emergenza a Ragusa, dove l’erogazione nella zona alta della città si è interrotta completamente per tre giorni, nonostante il tentativo estremo di attivare una pompa più potente per spingere l’acqua più in su, perché potesse arrivare in quella zona ma il tentativo è fallito “a causa dell’impoverimento delle falde e dell’abbassamento del livello delle sorgenti. Abbiamo però garantito l’erogazione nelle zone dove si concentrano i turisti e dove l’approvvigionamento con le autobotti sarebbe impossibile perché le strade lo impediscono”, spiega Giovanni Cassì, sindaco di Ragusa che ha emesso un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua per innaffiare orti o giardini e tutte quelle attività “che non sono strettamente primarie”, sulla falsa riga di quella già emessa a maggio da Roberto Lagalla a Palermo. La protezione civile ha chiesto ai sindaci di reperire da sé le autobotti: l’unica vera soluzione ad un’emergenza annunciata già da mesi.

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